Maestro, da te vogliamo vedere un segno

Il segno nella Scrittura è Dio che vive nella storia di un uomo. Quando Dio è nel cuore, nella mente, negli occhi, negli orecchi, nella bocca di un uomo, tutta la vita di quell’uomo diventa un segno. Se la vita che è tutta un segno non è vista come segno da un cuore, nessun altro segno potrà essergli dato. Chi rifiuta ciò che ordinario, rifiuterà anche ciò che è straordinario, perché nella vita dell’uomo, nel quale abita il Signore, tutto è straordinario, nulla è ordinario, neanche la più piccola parola di conforto, consolazione, verità. Se l’uomo non vede nel cristiano che la sua parola è straordinaria, perché non viene da questo mondo ma dal cielo; non vede che i suoi occhi sono straordinari, perché lui guarda con gli occhi di Cristo; non vede che il suo cuore è straordinario, perché lui ama con il cuore del Padre; non vede che i suoi pensieri sono straordinari, perché lui pensa con i pensieri dello Spirito Santo, qualsiasi cosa il cristiano farà, anche la risurrezione di un morto, di certo mai creerà la fede in un cuore. Dio ha stabilito che la via della fede è la vita ordinaria di ogni suo inviato. La vita di Gesù vissuta nella sua quotidiana ordinarietà è il segno più grande che Lui viene da Dio. Vi è segno più grande della sua perfetta comunione con il Padre dal vedere lui che dice ad una donna afflitta, in pianto per i suoi peccati. “Donna, ti sono perdonati i peccati?”. Se questa parola ordinaria viene rifiutata, nessuna parola straordinaria sarà accolta. Nessun altro segno potrà essere donato.

Sarà sempre attraverso la parola che Gesù potrà dire al sole di fermarsi, così come ha fatto Giosuè, e potrà dire ad un morto: “Giovinetto, dico a te, sorgi”. Se non si crede alla prima parola, mai si potrà credere alla seconda. La Parola è una, il cuore è uno, la bocca è una, la volontà è una, il comando è uno. La regina di Saba vide l’ordinarietà di Salomone e la confessò straordinaria, cioè quotidianità non conforme a quella di nessun altro uomo. Quelli di Ninive una parola ascoltarono da Giona e la ritennero Parola non dell’uomo, ma del Signore e si convertirono. Il miracolo di un uomo, il segno più eclatante, più vistoso, più straordinario è la sua quotidianità. Vi è cosa più grande per un cristiano del suo conservarsi perennemente puro nella Parola del Vangelo? Vi è segno più portentoso che rimanere fedele alle Beatitudini e ai Comandamenti per tutti i giorni della sua vita? Vi è miracolo più alto che vivere nella volontà di Dio ogni sacramento ricevuto conformemente alla sapienza dello Spirito Santo che sempre ne indica e rivela le giuste modalità? Cosa vi è di più grande al mondo di un battezzato che vive sempre da vero battezzato, un cresimato da vero cresimato, un presbitero da vero presbitero, un vescovo da vero vescovo, un papa da vero papa? Il segno dal quale nasce la vera fede è l’ordinarietà che diviene stile di vita nella verità e santità di Cristo Signore. In tal senso tutta la vita di Gesù è un segno, un potentissimo segno, perché Lui è la vita della verità e della santità del cuore del Padre e della sapienza dello Spirito Santo. L’ordinarietà è la sua straordinarietà.

Allora alcuni scribi e farisei gli dissero: «Maestro, da te vogliamo vedere un segno». Ed egli rispose loro: «Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. Nel giorno del giudizio, quelli di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona! Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro questa generazione e la condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone! (Mt 12,38-42).

La fede nei cuori si crea attraverso l’ordinarietà della vita, mai attraverso la straordinarietà di essa. Oggi questa tentazione è forte nel cristiano. Si tralascia l’ordinarietà e ci si rifugia nella straordinarietà. È un errore gravissimo, mai da commettere. La via tracciata da Cristo Gesù è una sola: vivere l’ordinarietà di un incontro, una visita, un dialogo, una relazione, un’amicizia, un lavoro, un insegnamento sempre secondo la più pura volontà del Padre, secondo le modalità di saggezza e sapienza indicate dallo Spirito Santo. Se questa ordinarietà ci sfugge, a nulla serve creare la straordinarietà. Gesù ha posto come via della fede in Lui l’ordinarietà dell’amore dei discepoli tra di loro. Il discepolo non deve amare il mondo secondo il mondo per essere creduto, deve amare l’altro discepolo con lo stesso amore di Gesù Signore. È in questo amore ordinario del discepolo verso l’altro discepolo che i cuori si aprono alla fede. Ma se il discepolo odia l’altro discepolo, se un prete odia l’altro prete, se un vescovo odia l’altro vescovo, mai potrà nascere la fede. Si possono anche fare segni portentosi di amore verso il mondo, non nasce alcuna fede. Manca l’ordinarietà dell’amore del credente in Cristo verso l’altro credente in Cristo. Se un cristiano non ama il cristiano secondo la verità dello Spirito di cui l’altro è portatore, mai potrà nascere la fede nel mondo. Non potrà nascere, perché non c’è fede nel cuore di colui che la fede annunzia. Se il cuore di un cristiano non è ricco di fede nel fratello che è per lui vero dono dello Spirito Santo, portatore dei suoi carismi e del ministero assegnatogli sempre dallo Spirito Santo, come fa il mondo a credere in lui? Non vede la fede che lo muove. Non vede la sua quotidianità tutta impastata di purissima fede nel fratello con il quale condivide la stessa fede.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci veri segni di fede in Cristo Gesù.