vangelo del giorno

Chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici 

Col 2,6-15; Sal 144; Lc 6,12-19
10 SETTEMBRE

Chi sceglie i Dodici è il Padre, nello Spirito Santo. Cristo Gesù, nello Spirito Santo, accoglie, custodisce, forma, prepara i Dodici perché domani vivano per la redenzione e la salvezza di ogni uomo la sua missione. Non un’altra, ma la sua. I Dodici devono essere perennemente donati a Cristo. Perennemente essi devono lasciarsi donare dal Padre a Cristo, nello Spirito Santo. Cristo ogni giorno li deve dare al mondo. Così i dodici sono un duplice dono: dal Padre a Cristo, da Cristo al mondo nello Spirito Santo. Questa verità è essenza, sostanza, verità, luce del Vangelo. Cristo è dono del Padre. I Dodici sono del Padre. Cristo è obbediente al Padre, i Dodici obbedienti a Cristo.

Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri. Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia. (Gv 15,12-19). Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. 1Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi (Gv17,6-11).

Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio». Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola» (Gv 10,14-18.26-30).

Una cosa l’apostolo mai dovrà fare: darsi da se stesso, dalla sua volontà, al mondo. Non produrrà mai alcun frutto di vita eterna. Sempre lui dovrà essere questo duplice dono: del Padre a Cristo, di Cristo al mondo. O il discepolo è dono o non è discepolo.

In quei giorni egli se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore. Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.

Tutti i fallimenti pastorali sono il frutto dell’assenza di questo duplice dono. Non si è dono del Padre a Cristo. Non si è dono di Cristo al mondo. Essere dono è l’essenza dell’apostolo del Signore. Ma si è dono solo nell’obbedienza piena a colui che dona.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che ogni apostolo di Gesù sia eternamente dono.