Non può essere mio discepolo
Sap 9,13-19; Sal 89; Fm 9b-10.12-17; Lc 14,25-33
8 SETTEMBRE
Per comprendere quanto Gesù insegna oggi sulle esigenze in ordine alla sequela di Lui, ci lasceremo aiutare dal discorso di Giosuè ai figli d’Israele dopo la conquista della Terra Promessa. La sua è una parola che mai perde la sua verità e il suo valore.
Ora, dunque, temete il Signore e servitelo con integrità e fedeltà. Eliminate gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume e in Egitto e servite il Signore. Se sembra male ai vostri occhi servire il Signore, sceglietevi oggi chi servire: se gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume oppure gli dèi degli Amorrei, nel cui territorio abitate. Quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore». Il popolo rispose: «Lontano da noi abbandonare il Signore per servire altri dèi! Poiché è il Signore, nostro Dio, che ha fatto salire noi e i padri nostri dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; egli ha compiuto quei grandi segni dinanzi ai nostri occhi e ci ha custodito per tutto il cammino che abbiamo percorso e in mezzo a tutti i popoli fra i quali siamo passati. Il Signore ha scacciato dinanzi a noi tutti questi popoli e gli Amorrei che abitavano la terra. Perciò anche noi serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio».
Giosuè disse al popolo: «Voi non potete servire il Signore, perché è un Dio santo, è un Dio geloso; egli non perdonerà le vostre trasgressioni e i vostri peccati. Se abbandonerete il Signore e servirete dèi stranieri, egli vi si volterà contro e, dopo avervi fatto tanto bene, vi farà del male e vi annienterà». Il popolo rispose a Giosuè: «No! Noi serviremo il Signore». Giosuè disse allora al popolo: «Voi siete testimoni contro voi stessi, che vi siete scelti il Signore per servirlo!».Risposero: «Siamo testimoni!». «Eliminate allora gli dèi degli stranieri, che sono in mezzo a voi, e rivolgete il vostro cuore al Signore, Dio d’Israele!». Il popolo rispose a Giosuè: «Noi serviremo il Signore, nostro Dio, e ascolteremo la sua voce!». Giosuè in quel giorno concluse un’alleanza per il popolo e gli diede uno statuto e una legge a Sichem. Scrisse queste parole nel libro della legge di Dio. Prese una grande pietra e la rizzò là, sotto la quercia che era nel santuario del Signore. Infine, Giosuè disse a tutto il popolo: «Ecco: questa pietra sarà una testimonianza per noi, perché essa ha udito tutte le parole che il Signore ci ha detto; essa servirà quindi da testimonianza per voi, perché non rinneghiate il vostro Dio». Poi Giosuè congedò il popolo, ciascuno alla sua eredità (Gs 24,14-28).
Una volta che la parola è data, essa obbliga in eterno. Dio non dona la Parola all’uomo per un giorno. Dio si obbliga alla sua Parola per l’eternità. Anche l’uomo se dona la parola a Dio deve impegnarsi e obbligarsi per l’eternità. Non si dona a Dio la parola e subito la si ritira. Dio dona la Parola e nei sacramenti crea una nuova realtà. La nuova realtà rimane stabile per l’eternità. Il battezzato anche nell’inferno è figlio di Dio, il cresimato è testimone di Cristo, il diacono è servo del Vangelo, il presbitero è sacerdote e ministro della Parola, il vescovo è successore degli apostoli. La consacrazione sacramentale è operata sulla parola data dall’uomo a Dio.
Una folla numerosa andava con lui. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.
La verità che Gesù vuole insegnare a quanti vogliono seguire Lui è assai semplice da mettere in luce: una volta che si è data la parola, essa obbliga in eterno. Se lui è scelto, lo si deve scegliere per sempre. Non ci sono scelte a tempo. I sacramenti sono per l’eternità. Sono una scambio di parola. Gesù dona per l’eternità la sua Parola a noi, noi gli diamo la nostra parola per l’eternità. Sempre per sempre, eternità per eternità. Se ci riprendiamo la nostra parola, siamo infedeli. Lui mai viene meno. Lui è il Fedele eterno.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che anche i cristiani siano fedeli eterni come Gesù.