Donna, grande è la tua fede!

Gesù è in territorio pagano. Una donna di quella regione si mette a gridare: “Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio”. La pietà della madre verso la figlia chiede pietà a Colui, che essendo figlio di Davide, vede anche come suo Re e Signore. È proprio del re avere compassione e pietà dei suoi sudditi. Se un re è senza pietà, di certo non è re secondo il cuore di Dio. Dio infatti per questo ha creato i re, per questo li ha posti sul loro trono: “Per avere sempre pietà di ogni loro suddito”. La pietà è il vero esercizio della regalità, allo stesso modo che Dio che è il Re universale, di ogni popolo e regno, vive per avere pietà di ogni suo suddito. La sua pietà è talmente grande da dare il Figlio suo Unigenito per la vita di ogni altro uomo. Se Dio è pietoso, misericordioso, può Gesù non avere pietà di questa sua suddita? Certo che deve avere pietà. Invece Gesù non le rivolge neanche una parola. È come se neanche avesse ascoltato il suo grido. Dinanzi alla richiesta della donna Lui rimane muto. A questo punto intervengono i suoi discepoli, si avvicinano e lo implorano: “Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!”. I discepoli non chiedono a Gesù di avere misericordia della donna, ma di essi che non sopportano più il grido ripetuto, insistente di essa. Non vuoi farlo per lei, fallo per noi. Tu la esaudisci e noi troveremo la nostra pace. È una intercessione non santa, non vera, non perfetta. Sono le motivazioni a non renderla perfetta dinanzi a Dio. Gesù risponde loro che lui non è stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele. Anche questo è vero. Ma il Signore nel Levitico non dice forse che il forestiero va amato come uno ama se stesso? Forse il Signore fa differenza nell’amore verso un forestiero e verso un figlio del suo popolo? Gesù ha l’obbligo di amare questa donna. Come esaudisce le pecore perdute della casa d’Israele, così deve esaudire questa donna. Non disobbedisce a Dio, anzi osserva in modo santo la Legge del Padre suo: “Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo. Come io amo il forestiero così voi amerete il forestiero, senza alcuna differenza”. Questa verità avrebbero dovuto i discepoli ricordare a Gesù. Lui avrebbe concesso il miracolo.

Partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita (Mt 15,21-28).

Non per questo la donna si arrende. La pietà della madre verso la figlia è grande in lei. L’amore mai si ferma, mai viene meno, mai si dona per vinto. Lei si avvicina, si prostra, gli dice: “Signore, aiutami!”. Dinanzi a questo grande amore di madre, potrà Gesù rimanere ancora sordo? Gesù gli dona una risposta tagliente: “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”. La donna accoglie la risposta di Gesù, ma gli dona una risposta non tagliente, ma disarmante: “È vero, Signore, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”. Io non ti chiedo il pane. Ti chiedo solo di osservare il diritto consolidato da secoli e che riguarda i cani. Essi sono della casa e devono nutrirsi della casa. Le briciole che cadono dalla tavola per diritto appartengono loro. Tu lascia che una briciola del tuo amore cada e mia figlia sarà salvata per sempre. Una briciola non nutre i figli. Nutre però i cagnolini. Può Gesù rimanere indifferente dinanzi ad una simile risposta? Se negasse la grazia, si rivelerebbe trasgressore di un diritto acquisito. Non solo Gesù non nega la grazia, ammira la fede di questa donna e dice che essa è grande! La grazia è concessa. Avvenga secondo il suo desiderio. Cosa dobbiamo noi apprendere da questo racconto? La donna ci insegna che chi ama, mai si deve arrendere, mai si deve fermare nella richiesta, sempre deve insistere. Noi spesso non preghiamo dall’amore, ma dall’interesse. L’interesse alla fine si stanca. Il vero amore non si stanca mai. Altra verità che va messa nel cuore è il nostro obbligo di offrire al Signore le ragioni per le quali Lui mai potrà negare quanto gli chiediamo. Le ragioni appartengono alla nostra intelligenza e al nostro cuore. I discepoli presentano a Gesù ragioni futili. Su ragioni futili non si può pretendere una grazia. Le ragioni dovranno essere sempre della più pura verità di Dio. La donna trova le ragioni nel diritto consolidato, che è vita per una casa. Se il padrone raccogliesse le briciole che cadono dalla mensa, sarebbe crudele per gli animali che fanno parte della sua casa. Essi svolgono una mansione di custodia e di vigilanza – i cani – e come tali hanno il diritto al loro salario. Il loro salario sono le briciole che cadono dalla mensa. La donna, poiché anch’essa creatura della casa del vero Dio, ha diritto al salario dei figli di Dio. Gesù, esaudendola, le concede il diritto di natura. Anche quando ci si rivolge agli uomini, sempre ci si deve relazionare con loro con argomentazioni di vera sapienza e intelligenza. È obbligo!

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci sapienti nelle argomentazioni.