vangelo del giorno

Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò 

Ger 1,17-19; Sal 70; Mc 6,17-29
29 AGOSTO

Il peccato si alimenta di peccato, il vizio di vizio, la concupiscenza di concupiscenza, l’ingiustizia di ingiustizia, la disobbedienza di disobbedienza. Ogni uomo è obbligato a far sì che il peccato mai entri nel cuore. Una volta entrato esige altro peccato. O lo si toglie dal cuore con immediato pentimento, conversione, richiesta di perdono, oppure i misfatti che esso ci fa commettere sono innumerevoli. Diventano ogni giorno più grandi. Il popolo degli Ebrei cadde nell’idolatria. Dall’idolatria passò alla grande immoralità. Davide commise un peccato di adultero, subito divenne pluriomicida. Per nascondere il suo peccato fece uccidere il marito della donna adultera e molti altri.

Tutto il popolo tolse i pendenti che ciascuno aveva agli orecchi e li portò ad Aronne. Egli li ricevette dalle loro mani, li fece fondere in una forma e ne modellò un vitello di metallo fuso. Allora dissero: «Ecco il tuo Dio, o Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto!». Ciò vedendo, Aronne costruì un altare davanti al vitello e proclamò: «Domani sarà festa in onore del Signore». Il giorno dopo si alzarono presto, offrirono olocausti e presentarono sacrifici di comunione. Il popolo sedette per mangiare e bere, poi si alzò per darsi al divertimento (Es 32,3-6). La mattina dopo Davide scrisse una lettera a Ioab e gliela mandò per mano di Uria. Nella lettera aveva scritto così: «Ponete Uria sul fronte della battaglia più dura; poi ritiratevi da lui perché resti colpito e muoia». Allora Ioab, che assediava la città, pose Uria nel luogo dove sapeva che c’erano uomini valorosi. Gli uomini della città fecero una sortita e attaccarono Ioab; caddero parecchi della truppa e dei servi di Davide e perì anche Uria l’Ittita (2Sam 11,14-17).

Erode cadde nel peccato di concubinaggio. Erodìade era moglie di suo fratello. Subito dopo cadde nel peccato della lussuriosa concupiscenza. A causa di essa fece un giuramento stolto e insensato. Questo giuramento lo costrinse, per un altro peccato di vanagloria, ad essere omicida. La decapitazione di Giovanni il Battista non è un peccato isolato. È invece il frutto di una sequenza di peccati, ognuno più grave del precedente. Questa verità deve insegnarci che se noi non togliamo il primo peccato, ad esso seguirà un secondo, poi un terzo ed un quarto. Alla fine poi è l’irreparabile. Oltrepassando sempre di più il limite del peccato si può giungere al peccato contro lo Spirito Santo ed è la morte eterna già mentre si è in vita. Peccato su peccato!

Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

La stessa verità si applica alla falsità. Anche la falsità si nutre di falsità. Oggi si toglie una verità al Vangelo e la si sostituisce con una falsità, domani un’altra e ancora un’altra. Si giunge a privare il Vangelo di ogni verità. Oggi Dio, Cristo Gesù, lo Spirito Santo, la Chiesa, i sacramenti, tutto è privato della sua verità. È questo il processo inarrestabile della falsità. Male e falsità sono come il lievito. Una volta che entrano nel cuore, anche in piccolissima parte, a poco a poco lo conquistano per intero. A chi vuole restare nella luce è chiesto di liberarsi da ogni tenebra oggi, domani, sempre.

Madre di Dio, Angeli, Santi, non permettete che il peccato entri del cuore del cristiano.