vangelo del giorno

Lo seguirono a piedi dalle città

Nm 11,4b-15; Sal 80; Mt 14,13-21
5 AGOSTO

Gesù è pastore universale, non particolare. È pastore di tutti, non di pochi. È pastore di pecore e agnelli. È il pastore di chi già crede e di chi ancora non crede, perché non ha ascoltato la buona novella. È pastore sulla terra e nei cieli. È pastore prima della sua crocifissione ed è pastore dopo la sua gloriosa risurrezione. Tutto il gregge del Padre è suo. Ogni altro pastore potrà pascere il suo gregge ma solo in Lui, con Lui, per Lui. Ogni allontanamento dei pastori da Cristo si trasforma in allontanamento del pastore dalle pecore. Ogni falsità che introduce in Cristo è una falsità che introduce nel gregge. Ogni verità che scopre di Cristo è una verità che scopre del gregge. I pastori in Cristo sono pastori verso il gregge di Cristo nella misura in cui si lasciano pascere da Cristo. Più il pastore assume la forma di Cristo, così come Cristo assumeva la forma del Padre, e più il gregge assume la forma di Cristo, la forma di Dio. Come Cristo è dal Padre per il Padre e pasce il gregge del Padre. Così il pastore è in Cristo se è da Cristo per Cristo e pasce il gregge di Cristo. Essere da Cristo e per Cristo è condizione essenziale, costitutiva, necessaria sempre. Senza Cristo si è pastori di morte, mai di vita. Nessuno è vita per il gregge. Solo Cristo Gesù è via, verità, vita del gregge.

Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio» (Gv 10,11-18).

Gesù si è ritirato con i suoi discepoli in un luogo deserto, in disparte. La gente lo segue. Anzi lo precede. Quando Gesù giunge c’è dinanzi ai suoi occhi una folla numerosa. Sono sue pecore. Non può mandarle via. Si mette a loro servizio, come farebbe qualsiasi buon pastore, e insegna loro molte cose. Apre i loro cuori alla speranza. Dona ad essi una luce nuova. Se un pastore non porta le anime in Dio, non è un buon pastore. Se le porta a sé e se ne serve per sé è un mercenario. Gesù cura il gregge del Padre e porta ogni pecora al Padre. Il Padre gliele dona per questo: perché tolga da esse il cuore di pietra, metta il cuore del Padre e poi le consegni tutte a Lui.

Avendo udito questo, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati. Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

Siamo in un deserto. Non c’è pane. Le pecore non sono solo anime da curare, sono anche corpo da nutrire. Gesù dona un altro segno del suo amore. Si occupa anche del loro corpo e per esse moltiplica il pane. Nella moltiplicazione del pane è raffigurata l’Eucaristia che Lui darà domani, prima di essere crocifisso, e che dovrà sostenere le pecore nel deserto della loro vita per compiere il cammino fino al raggiungimento del regno eterno di Dio. Oggi nel deserto della storia muore solo chi vuole morire. Il pane lo abbiamo. Esso però va ricevuto con fede. Mangiarlo come pane normale non serve.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che riceviamo l’Eucaristia in pienezza di verità e fede.