vangelo del giorno

Produce il cento, il sessanta, il trenta per uno

Es 20,1-17; Sal 18; Mt 13,18-23
26 LUGLIO

La parabola del seminatore è ricca di speranza per il seminatore della Parola. Gesù seminò la Parola. Non si convertì tutto il popolo del Signore. Dopo l’ascensione solo in Gerusalemme vi erano già circa centoventi persone. È un frutto abbondante.

Tutti questi erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui. In quei giorni Pietro si alzò in mezzo ai fratelli – il numero delle persone radunate era di circa centoventi… (Cfr. At 1,12-15).

Si inizia con la discesa dello Spirito Santo. Subito si aggregano alla comunità circa tremila persone. Dopo il primi miracoli il numero degli uomini raggiunge circa i cinquemila. Non solamente la conversione è per i figli d’Israele. Anche i pagani accolgono la Parola. Essa è per ogni uomo, perché Cristo Gesù è per ogni uomo. Lui è per tutti. Lo Spirito Santo sceglie Barnaba e Saulo e li invia in missione presso i pagani. Il Signore a Corinto rassicura Paolo. Nella città c’è un popolo numeroso.

Con molte altre parole rendeva testimonianza e li esortava: «Salvatevi da questa generazione perversa!». Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno furono aggiunte circa tremila persone (Cfr. At 2,37-41). Molti però di quelli che avevano ascoltato la Parola credettero e il numero degli uomini raggiunse circa i cinquemila (Cfr. At 4,1-4).

Intanto quelli che si erano dispersi a causa della persecuzione scoppiata a motivo di Stefano erano arrivati fino alla Fenicia, a Cipro e ad Antiòchia e non proclamavano la Parola a nessuno fuorché ai Giudei. Ma alcuni di loro, gente di Cipro e di Cirene, giunti ad Antiòchia, cominciarono a parlare anche ai Greci, annunciando che Gesù è il Signore. E la mano del Signore era con loro e così un grande numero credette e si convertì al Signore. Questa notizia giunse agli orecchi della Chiesa di Gerusalemme, e mandarono Bàrnaba ad Antiòchia (At 11,19-22). C’erano nella Chiesa di Antiòchia profeti e maestri: Bàrnaba, Simeone detto Niger, Lucio di Cirene, Manaèn, compagno d’infanzia di Erode il tetrarca, e Saulo. Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: «Riservate per me Bàrnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati». Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li congedarono (At 13,1-3). Una notte, in visione, il Signore disse a Paolo: «Non aver paura; continua a parlare e non tacere, perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male: in questa città io ho un popolo numeroso». Così Paolo si fermò un anno e mezzo, e insegnava fra loro la parola di Dio (At 18,9-22).

Tutti si convertono? Dinanzi ai missionari vi sono sempre i cuori che sono strada, terreno sassoso, terreno pieno di spine, terreno buono. È stato così per Gesù. È così per ogni suo discepolo. Il Signore ci dona una certezza: il terreno buono c’è sempre. Sempre c’è un cuore buono che ascolta. Quando si leggono gli Atti degli Apostoli questa verità è essenza del racconto. Paolo mai ha parlato invano in un luogo. Sempre ha raccolto frutti preziosi per il regno di Dio. La Parola di Gesù è purissima verità.

Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

Altra verità che va messa nel cuore vuole che non ogni seme produca la stessa quantità di frutto. C’è che risponde al cento per uno, chi al sessanta, chi al trenta. Il Seminatore in questo deve essere molto sapiente e saggio. Non può pretendere da tutti lo stesso risultato. Lui deve seminare, curare, coltivare, proteggere, difendere il seme. Il seme poi produrrà secondo le sue capacità. Verità oggi dimenticata da tutti. Tutti pretendono di essere uguali agli altri. Non è dato per natura e per grazia.

Madre di Dio, Angeli, Santi, dateci la saggezza di comprendere la Parola di Gesù.