Tra voi non sarà così
Il regno di Dio si distingue dal regno degli uomini per una sostanziale modalità di appartenenza. Nel regno degli uomini generalmente si appartiene per conquista, guerra, dominio, schiavitù, asservimento, sfruttamento, uccisioni, stragi, occupazione del posto più alto anche per vie subdole e strategie portate avanti senza alcuno scrupolo, vendita e compere di ogni cosa. Spesso anche la coscienza viene venduta, pur di ottenere un qualche beneficio nel regno degli uomini. Non potrebbe non essere così. Il peccato si nutre di peccato e la concupiscenza di concupiscenza, il vizio si alimenta di vizio e il male trionfa servendosi del male. Quando nella Chiesa di Gesù Signore si passa dalla grazia al peccato e dalla luce nelle tenebre, o non si è pervenuti ancora nella luce vera di Gesù Signore, molte delle pratiche del regno di questo mondo si introducono anche in essa. Anche in essa si potrebbe assistere alla guerra dei carismi, dei ministeri o alla conquista di cattedre, pulpiti, scanni vari, zucchetti, mansioni di ogni tipo. Ma questo può avvenire e avviene sempre quando si cade dalla verità e ci si incammina nella falsità. Quando questo accade, non si lavora più per il regno di Dio, ma per se stessi. Nel regno di Dio si lavora per il regno di Dio seguendo le regole date da Cristo Gesù. Nessuna regola umana va introdotta in esso, pena il nostro non lavoro per la vera diffusione del Vangelo.
Il Vangelo non si diffonde solo con la Parola. La Parola da sola non rende testimonianza alla verità in essa contenuta. I testimoni della verità dovranno essere sempre due: mai uno solo. Essi sono la Parola rettamente annunziata nella sua interezza e la vita del discepolo di Gesù conformata ad essa. Ora se la vita del cristiano contraddice quanto annunzia la Parola, la verità non viene testimoniata e nessun altro crederà in essa. Penserà che la verità della Parola e la vita siano due cose senza alcuna relazione. Il cristiano vive fuori della Parola e anche colui che la riceverà, nel caso dovesse riceverla, vivrà fuori della Parola. Sempre due dovranno essere i testimoni: la Parola e la vita. Né la vita senza la Parola, né la Parola senza la vita. È evidente che se il cristiano vive seguendo le regole dei regni di questo mondo, la sua vita attesterà di essere del mondo e non di Cristo. La vita nega la verità della Parola ed essa non è più operatrice di salvezza. È questo il motivo per cui il Vangelo è moralità altissima. Ma nessuno sembra più volersi chiedere perché il Vangelo è moralità altissima. Si risponde che è moralità altissima, perché la Parola è verità altissima. Più è alta la Parola e più alta è la moralità. La moralità infatti altro non è che la verità contenuta nella Parola trasformata in nostra vita. Sono l’una l’albero, il Vangelo, e l’altra la frutto, la morale. Albero e frutto sono una cosa sola.
Mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà». Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mt 20,17-28).
Qual è il principio primo di appartenenza al regno di Dio? È la vendita della nostra vita a Cristo Signore. Se a qualcuno questa parola sembra forte, ne usiamo una seconda equivalente. È il dono totale fatto a Cristo di tutta la nostra vita nell’anima, nello spirito, nel corpo. Chi si vende a Cristo o chi si dona a Lui, non può donarsi in modo fittizio. Deve donarsi in modo reale, pieno. Anima, spirito, corpo, desideri, volontà, tempo, pensieri, aspirazioni, tutto è di Cristo. Se è di Cristo, non può essere nostro. Se è nostro, non è di Cristo. È questa la più sottile tentazioni di Satana: farci riprendere ciò che abbiamo donato a Gesù. Rubare a Cristo ciò che gli è stato venduto. Quando questo avviene – sempre avverrà se non si è immersi nella preghiera per non cadere in tentazione – allora non si lavorerà nel regno di Dio secondo le regole di Cristo, ma secondo le regole dei regni di questo mondo. Sappiamo dallo Storia che vi fu un tempo in cui tutto nella Chiesa si comprava. Satana è astuto più degli uomini. Ieri ha indotto a comprare. Oggi induce a vendersi la coscienza. Domani porterà alla vendita della stessa anima. Una cosa l’uomo di Dio deve sapere: Satana per lui troverà vie personalissime per farlo passare dal servizio secondo Cristo al servizio secondo il mondo. Troverà vie appropriate per destabilizzarlo nel suo dono fatto a Cristo, indicandogli vie sue perché serva il mondo, pur pensando che stia servendo Cristo Signore. Una cosa deve essere chiara per tutti: ogni pensiero e ogni desiderio potrebbe essere di Satana e non di Cristo. Sapendo questo, la vigilanza dovrà essere somma.
Madre di Dio, tu conosci le insidie di Satana. Manda un esercito di Angeli e Santi a custodirci.