Lascia prima che si sazino i figli
La carità, o amore dell’uomo verso l’uomo nelle cose della materia, poggia prima di ogni altra cosa su due pilastri divini che nessuno mai potrà abbattere: il primo pilastro si chiama: “Non rubare”. Il secondo ha anch’esso un nome particolare: “Non desiderare la roba d’altri”. Ciò che è degli altri non ci appartiene né fisicamente, né spirituale. Non va tolto loro né con le mani, né con il pensiero, né con l’intelligenza, né con il desiderio. Il rispetto deve essere assoluto.
Sarebbe sufficiente osservare questi due comandamenti per abolire sulla terra le cause di infinita povertà. La roba degli altri non si porta via solo con il furto, la rapina, gli scassi, il racket, il pizzo, la violenza, gli attentati. Questi sono vie appariscenti. Vi sono le vie nascoste, subdole, segrete, sotterranee che possono distruggere tutta l’economia di una nazione in pochi giorni. Anche uno stipendio percepito, dove non c’è rapporto equo tra lavoro e salario, è furto, gravissimo furto, anche se legale per legge umana. Ogni appropriazione indebita va restituita, altrimenti mai si potrà rientrare nella giustizia e senza giustizia non si entra nel regno dei cieli.
Senza l’osservanza più scrupolosa della giustizia nelle cose, mai vi potrà essere vera carità, vera elemosina. Non si può “amare” con il provento del furto, della rapina, dell’inganno, del dolo, della contraffazione, della speculazione, di ogni estorsione e cose del genere. Se non si può amare, neanche si potrà entrare nella benedizione di Dio, riservata a coloro che amano sul fondamento dell’osservanza della giustizia. Sulla testa di chi non ama vi è un maledizione perenne. Niente riuscirà loro di tutto quello che intraprenderanno. Dio mai potrà benedire le loro opere e queste andranno in malora. Il male fatto agli altri ritornerà su di essi centuplicato.
L’amore, o aiuto sia spirituale che materiale, poggia anche su un altro pilastro anch’esso di giustizia. Un padre, una madre prima devono amare quelli che sono loro carne e loro sangue. Costoro vanno amati per obbligo di giustizia. Ora poiché sempre la carità si fonda sulla giustizia, mai padre e madre potranno togliere l’amore ai propri figli per darlo ai figli degli altri. Questa verità Gesù oggi insegna alla Donna Cananea che gli chiede il miracolo per la figlia gravemente ammalata. Potrà Gesù disattendere la giustizia in nome della carità? Mai.
La Donna, sapiente, intelligente, dotata di mota saggezza, fa notare a Gesù che in una casa vi sono i figli e vi sono i cani. Non perché sono cani essi non godono alcun diritto. Se stanno in casa un qualche diritto pur lo avranno. Qual è il diritto di ogni animale domestico? Quello di potersi nutrire da ciò che cade o che avanza al padrone. Poiché sono della casa, hanno anche loro i diritti della casa. La donna non vuole la carità da parte di Cristo Gesù. Gli chiede di osservare il diritto che vale per tutti coloro che sono nella casa del mondo. Costoro hanno il diritto di cogliere tutte le briciole che cadono dalla mensa del padrone. Questi non fa loro la carità. Acconsente semplicemente a che essi possano godere i loro diritti.
Partito di là, andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto. Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi. Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia. Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia. Ed egli le rispondeva: «Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». Ma lei gli replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli». Allora le disse: «Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia». Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato (Mc 7,24-30).
Ogni diritto negato è peccato. Poiché Cristo non può peccare, neanche può negare il diritto alla donna di godere delle briciole che cadono dalla sua mensa. Così figli e cagnolini godono ognuno i loro particolari diritti. I figli si nutrono di pane. I cagnolini di briciole. Ognuno vive il suo diritto. Nessuno lede il diritto degli altri. È la perfetta giustizia. Oggi però molti misfatti non vengono solo dai diritti negati, ma anche dai diritti che ognuno avalla e che non sono per nulla diritti. Sono diritti pretesi ingiustamente. Lo Stato deve garantire ad ogni uomo la possibilità di crearsi un lavoro senza angariarlo con una legislazione asfissiante, scoraggiante, inconcludente, deprimente. Se lo Stato è inadempiente in questo, nega un diritto. È responsabile dinanzi a Dio. A Dio dovrà rendere conto del perché della negazione di ogni giusto diritto per ogni suo cittadino. Chi governa questo deve sapere: Lui da Dio è collocato in alto perché faccia sì che ognuno possa godere dei suoi diritti che non vengono dallo Stato ma da Dio stesso. L’uomo non è creatura dello Stato. È Creatura di Dio. I suoi diritti non li stabilisce lo Stato, ma il Signore. Chi governa deve far sì che ogni diritto venga rispettato e anche facilitato. Chi complica è anche responsabile dinanzi a Dio. Domani a Lui dovrà rendere conto. Essere deputati, senatori, capi di governo, di regione, di provincia, di città non è un gioco. Si allargano le porte che conducono direttamente all’inferno, se un solo diritto giusto viene negato.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci di perfetta giustizia, sempre.