I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio
La vera religione non è pensiero, ragionamento, ma ascolto. È ascolto del Dio, che è il Signore dell’uomo, perché il suo Creatore. Nessuno è il Signore dell’uomo. Nessun Dio fatto dall’uomo è Signore dell’uomo. Infatti quando l’uomo si fa il suo Dio, si fa anche la legge alla quale sottomette Dio e l’uomo. Tutti i fabbricanti di Dèi e tutti gli artigiani di Divinità, sempre danno agli Dèi e alle divinità da essi costruiti una ferrea legge alla quale sia l’uomo che gli stessi dèi da essi fabbricati si devono sottomettere. In queste fabbriche dove si costruiscono gli Dèi vi è un esercito di apprendisti. Quasi ogni uomo è allievo dei fabbricanti di Dèi. Diversa è invece la religione del vero Dio che è il vero Signore dell’uomo, perché il solo suo Creatore. La relazione tra il solo vero Dio e ogni uomo è di purissimo ascolto. Dio parla e l’uomo ascolta. Dio chiama e l’uomo viene. Dio ordina e l’uomo compie. Dio chiede e l’uomo dona. Dio comanda e l’uomo obbedisce. A cosa deve obbedire? A tutto quanto gli viene ordinato. Fuori di questa relazione non c’è vera religione, perché la vera religione è fatta di una sola verità: ascolto di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio ieri, oggi, domani, sempre. Dall’ascolto è la vita.
Il Signore ha sempre dato all’’uomo, dopo il peccato, il tempo necessario e ogni altra grazia per il ritorno nell’ascolto della sua Parola. La stessa predicazione di Gesù è invito all’uomo perché si converta e creda nel Vangelo. Dal ritorno nella Parola è la vita. Se si rimanere fuori della Parola, si rimane anche nella morte. Oggi l’uomo vuole la vita, ma rimanendo fuori della Parola. Questo è impossibile, perché ogni dono di Dio è nella Parola che va preso e gustato. Viene Giovanni il Battista. Predica la conversione per il perdono dei peccati. Prostitute e pubblicani, persone dai farisei esclusi in eterno dal regno di Dio, accolgono la Parola del Signore detta da Giovanni, si convertono, si pentono, ritornano nell’obbedienza al loro Dio. Essi entrano nella vita vera, vita eterna. Sono nella volontà de loro Signore e di conseguenza nella sua benedizione. Farisei e scribi si presentano da Giovanni, ma fingendo conversione e ascolto. Il loro cuore è prigioniero della loro giustizia umana. Per essi non c’è posto nel regno di Dio, perché non hanno ascoltato la Parola e non si sono convertiti ad essa. Prostitute e pubblicani passano avanti nel regno a motivo della loro vera conversione e vero ritorno nella Parola.
La conversione nella Scrittura Santa non è solo dal peccato alla grazia, ma anche dal prima al dopo. Ad Abramo il Signore ha chiesto di abbandonare il prima della sua terra. Lui obbedisce e si incammina verso una terra che Lui gli avrebbe indicato. Prima conversione. Nella terra ancora cammina con i suoi pensieri. Il Signore gli chiede di abbandonare ogni pensiero e consegnare a Lui la sua mente e il suo cuore. Abramo obbedisce e parte verso il monte indicatogli, sul quale avrebbe dovuto sacrificare a Dio la sua mente, il suo cuore, l’intera sua vita. Abramo parte per compiere quanto il Signore gli aveva chiesto. Conversione piena. Finché si penserà che la conversione sia un passaggio dal peccato alla grazia e dalle tenebre alla luce, avremo compreso veramente poco di essa. Se invece vediamo la conversione come il passaggio dalla Parola di prima alla Parola che oggi il Signore ci fa ascoltare, allora essa è permanente. Oggi il Signore parla e oggi lo si deve ascoltare. Oggi chiama ed oggi si deve obbedire. Oggi per oggi. Gesù chiede ai Giudei di passare da Mosè a Lui ed essi si rifiutano. Non operano questo viaggio dal prima al dopo. Rimangono prigionieri dei loro vecchi schemi.
«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli (Mt 21,28-32).
Anche nella missione urge una perenne conversione, non nei metodi e nelle forme, ma nel perenne ascolto dello Spirito Santo. Ieri per ieri, oggi per oggi, domani per il domani. Non è l’uomo che deve pensare cosa fare e cosa non fare. È lo Spirito del Signore che deve decidere cosa noi dobbiamo fare e cosa non è giusto fare. Se la missione è fede, essa non può essere se non obbedienza, purissima obbedienza. Ma per essere purissima obbedienza, deve essere purissimo ascolto. Senza ascolto non c’è obbedienza, senza obbedienza non c’è conversione, senza conversione non c’è pastorale vera. Anche la pastorale è obbedienza allo Spirito Santo che parla oggi, in questo istante e dice all’uomo cosa il Signore vuole che lui faccia. Se tutto è obbedienza, tutto deve essere ascolto dello Spirito del Signore. All’ascolto sempre ci si deve convertire. Il cristiano è colui che passa di obbedienza in obbedienza e di ascolto in ascolto. Senza questa perenne conversione, il nostro Dio sarebbe il Dio che ha parlato, ma non sarebbe il Dio che oggi parla. L’oggi è sempre di Dio. Ieri è dell’uomo che non è ancora di Dio. Ognuno è obbligato ad una conversione ininterrotta alla Parola che oggi il Signore ci fa ascoltare.
Vergine Fedele, Angeli, Santi, fateci veri ascoltatori di ogni Parola che oggi il Signore dice.