Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo»
Ciò che Cristo è nella sua carne: luce, vita, verità, via, carità, misericordia, perdono, espiazione, salvezza, redenzione, deve essere ogni suo discepolo nella sua cane. Le parole di Gesù sui suoi discepoli sono senza alcun equivoco: Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli (Mt 5,12-16). La missione di Cristo non è stata solo quella di annunziare la luce o di annunziarsi come luce, manifestandola e rivelandola. È stata anche quella di dare la luce, costituendo i suoi discepoli vera luce nella loro carne, per opera del suo Santo Spirito. Come Cristo nell’eternità e nel tempo è luce dalla luce eterna del Padre, così il cristiano è luce dalla luce eterna divina e umana di Gesù Signore. Non è però luce separata. Come Cristo è luce dalla luce, ma anche luce nella luce, così il cristiano è luce nella luce. Come Cristo sta al Padre, così il cristiano sta a Cristo. Come Cristo vive per il Padre, così il cristiano vive per Cristo.
Cristo Gesù è stato nel mondo, come Messia del Signore, solo per tre anni circa. Compiuta la sua missione, è uscito dalla visibilità del suo corpo di carne ed è entrato nell’invisibilità del suo corpo di spirito. Ma la sua visibilità non è venuta meno sulla nostra terra. La visibilità del suo corpo sono tutti coloro che sono rinati da acqua e da Spirito Santo e sono stati fatti suo vero corpo, non però corpo distaccato o separato da Lui, ma suo vero corpo. Lui di questo corpo è il capo. Questa verità manifestata da Paolo come corpo, da Giovanni è rivelata nella similitudine della vera vite e dei tralci. Una sola vite dai molti tracci devono manifestare tutta la luce di Dio. Essa opera in Cristo e per Cristo agisce in ogni suo discepolo: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli (Gv 8,1-8). Se il cristiano si separata dalla vite, diviene all’istante tenebra. Finisce la sua missione. Può fare ogni cosa sulla terra. Mai però potrà essere luce nel Signore.
Passando, vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so» (Gv 9,1-12).
Se leggiamo le tentazioni subite e vinte da Gesù nel deserto notiamo che Satana aveva un solo fine o scopo: separare Cristo dalla luce del Padre. Ne voleva fare una luce autonoma, libera, indipendente. Non è riuscito. Gesù lo respinse con ogni energia. Quanto ha fatto con Cristo, lo vuole fare con ogni suo discepolo. A tutti propone di farsi cristiani senza di Lui, separati dal suo corpo. Oggi ci sta riuscendo alla grande. Come ci sta riuscendo? Non distaccando i tralci dalla vera vite che è Cristo, ma ponendoli in modo disordinato. Ogni discepolo di Gesù ha come suo immediato punto di riferimento il Parroco. È lui il suo Pastore. Il Parroco deve essere legato gerarchicamente al suo Vescovo. Il suo vescovo legato al sommo pontefice. Ecco l’astuzia di Satana. Scollega il papa dai vescovi. Scioglie il vescovo dai presbiteri. Separa il Parroco dai fedeli laici. Unisce il fedele laico direttamente con il Papa. Il Presbitero lo fa senza vescovo. Il vescovo lo fa senza il papa. Questo disordine fa sì che tutti siano senza tutti. Solo in apparenza vi è collegamento. Satana ha vinto la sua battaglia. Ha reso ogni discepolo di Gesù luce spenta perché non attinge più la luce dalla sua soprannaturale sorgente. Il fedele dal suo Parroco. Il Parroco dal suo Vescovo. Il vescovo dal Papa. Quando il Papa non dona più luce attraverso il vescovo e il vescovo non la dona più attraverso il presbitero, Satana celebra la sua vittoria.
Vergine Maria, Angeli, Santi, collocate ogni discepolo di Gesù al suo giusto posto. È la luce.