Il regno dei cieli è simile anche a un mercante
30 LUGLIO (Mt 13,44-46)
Un brano del Libro del Siracide sull’uomo, di certo ci aiuterà a comprendere le due parabole narrate oggi da Gesù. Ma noi conosciamo veramente chi è l’uomo?
Il Signore creò l’uomo dalla terra e ad essa di nuovo lo fece tornare. Egli assegnò loro giorni contati e un tempo definito, dando loro potere su quanto essa contiene. Li rivestì di una forza pari alla sua e a sua immagine li formò. In ogni vivente infuse il timore dell’uomo, perché dominasse sulle bestie e sugli uccelli. Ricevettero l’uso delle cinque opere del Signore, come sesta fu concessa loro in dono la ragione e come settima la parola, interprete delle sue opere.
Discernimento, lingua, occhi, orecchi e cuore diede loro per pensare. Li riempì di scienza e d’intelligenza e mostrò loro sia il bene che il male. Pose il timore di sé nei loro cuori, per mostrare loro la grandezza delle sue opere, e permise loro di gloriarsi nei secoli delle sue meraviglie. Loderanno il suo santo nome per narrare la grandezza delle sue opere. Pose davanti a loro la scienza e diede loro in eredità la legge della vita, affinché riconoscessero che sono mortali coloro che ora esistono. Stabilì con loro un’alleanza eterna e fece loro conoscere i suoi decreti. I loro occhi videro la grandezza della sua gloria, i loro orecchi sentirono la sua voce maestosa. Disse loro: «Guardatevi da ogni ingiustizia!» e a ciascuno ordinò di prendersi cura del prossimo.
Le loro vie sono sempre davanti a lui, non restano nascoste ai suoi occhi. Fin dalla giovinezza le loro vie vanno verso il male, e non sanno cambiare i loro cuori di pietra in cuori di carne. Nel dividere i popoli di tutta la terra su ogni popolo mise un capo, ma porzione del Signore è Israele, che, come primogenito, egli nutre istruendolo e, dispensandogli la luce del suo amore, mai abbandona. Tutte le loro opere sono davanti a lui come il sole, e i suoi occhi scrutano sempre la loro condotta. A lui non sono nascoste le loro ingiustizie, tutti i loro peccati sono davanti al Signore. Ma il Signore è buono e conosce le sue creature, non le distrugge né le abbandona, ma le risparmia. La beneficenza di un uomo è per lui come un sigillo e il bene fatto lo custodisce come la pupilla, concedendo conversione ai suoi figli e alle sue figlie. Alla fine si leverà e renderà loro la ricompensa, riverserà sul loro capo il contraccambio. Ma a chi si pente egli offre il ritorno, conforta quelli che hanno perduto la speranza.
Ritorna al Signore e abbandona il peccato, prega davanti a lui e riduci gli ostacoli. Volgiti all’Altissimo e allontanati dall’ingiustizia; egli infatti ti condurrà dalle tenebre alla luce della salvezza. Devi odiare fortemente ciò che lui detesta. Negl’inferi infatti chi loderà l’Altissimo, al posto dei viventi e di quanti gli rendono lode? Da un morto, che non è più, non ci può essere lode, chi è vivo e sano loda il Signore. Quanto è grande la misericordia del Signore, il suo perdono per quanti si convertono a lui! Non vi può essere tutto negli uomini, poiché un figlio dell’uomo non è immortale. Che cosa c’è di più luminoso del sole? Anch’esso scompare. Così l’uomo, che è carne e sangue, volge la mente al male. Egli passa in rassegna l’esercito nel più alto dei cieli, ma gli uomini sono tutti terra e cenere (Sir 17,1-32).
L’uomo è il capolavoro di Dio, è ad immagine di Lui, a sua somiglianza. Egli è capace di discernimento. Sa distinguere il bene, il meglio, l’ottimo, ciò che vale e ciò che non vale, ciò che è vile e ciò che è prezioso. Se sa distinguere per le cose della terra, del tempo, deve anche saper distinguere per le cose dello spirito, dell’anima, dell’eternità.
Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
L’uomo, poiché capace di discernimento, deve distinguere anche religione pura da religione impura, religione vera da religione falsa, religione umana da religione divina, religione imperfetta da religione perfetta. Al discernimento è obbligato dalla sua natura. Se non discerne si dichiara non vero per natura e di conseguenza si professa non vero uomo, uomo a metà, uomo incapace di giungere alla verità del suo stesso essere. Naturalmente lui deve tendere verso la religione più perfetta, più santa, più bella, più vera, più divina. Lo deve a se stesso, alla sua verità naturale. È l’uomo il mercante della parabola. È lui anche il lavoratore della terra che trova il tesoro.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci nella vera religione.