Prendete, questo è il mio corpo
Nell’eternità, dall’eternità, per l’eternità, nel cuore del Padre vi è un solo albero di vita: Cristo Gesù Crocifisso, il suo Figlio Unigenito Incarnato, fattosi vero uomo. Da questo albero di vita eterna il Padre attinge tutto il suo amore di perdono, redenzione, giustificazione e lo riversa sulla nostra umanità esausta, priva di verità, amore, misericordia, compassione, pietà. Il cuore dell’eternità è Cristo Crocifisso, perché è Cristo Crocifisso il cuore del Padre, la vita del Padre, il Perdono del Padre, la riconciliazione del Padre, la verità della giustizia del Padre.
Dio ha potuto create l’uomo, sapendo nella sua scienza eterna che si sarebbe ribellato alla sua natura di uomo, natura che lo vuole sempre legato alla vita di Dio, come il Verbo Unigenito è legato alla vita del Padre, nell’eterna comunione dello Spirito Santo, perché aveva prima innalzato sulla Croce nella sua eternità Cristo Gesù. Se il Padre non avesse innalzato “nella sua mente e nel suo cuore”, anche se ancora non nella realtà perché l’incarnazione non era ancora avvenuta, Cristo Crocifisso, avrebbe potuto solo creare l’uomo e poi abbandonare alla sua morte eterna per sempre. Il suo amore di giustizia perfetta mai avrebbe potuto perdonare la colpa della sua creatura e questa sarebbe stata dannata in eterno.
In Dio vi è l’amore di purissima donazione ed è l’amore legato al dono della vita, della creazione, di ogni altra elargizione divina che dal suo cuore si riversa nel nostro. Ma vi è anche l’amore di purissima giustizia e questo amore non può essere gratuita elargizione. Se fosse gratuita elargizione, non sarebbe amore di giustizia e ogni uomo lo dovrebbe ricevere, altrimenti Dio sarebbe ingiusto se ad alcuni lo donasse e ad altri lo negasse. Ogni colpa, ogni trasgressione, per essere perdonata, esige la riparazione. Ma l’uomo non può riparare. La colpa commessa mai potrà essere espiata, neanche una colpa veniale potrà essere espiata. Per amore Gesù viene, assume su di sé tutti i peccati del mondo e li espia. Questa espiazione la offre al Padre suo perché la trasformi in amore di giustificazione, redenzione salvezza.
Ma anche l’uomo deve perdonare l’altro uomo. Ma neanche l’altro uomo può espiare la sua colpa nei riguardi dell’uomo. Gesù nel suo corpo, dona a chi lo riceve con fede, tutta la sua grazia di redenzione, di giustificazione, di perdono, perché l’uomo possa perdonare il proprio fratello senza esigere da la riparazione. Il sacrificio espiatori di Cristo Gesù offerto al Padre diviene in Lui amore di perdono, giustificazione, elevazione, offerto all’uomo, nella sua eucaristia, diviene amore di riconciliazione e di pace. L’uomo non deve nulla a Dio. Ha dato tutto Cristo. L’uomo non deve nulla all’uomo. Ha dato tutto Cristo Gesù. Tutto questo però non basta perché il peccatore possa essere salvato, redento, perdonato. Occorre che il peccatore si umili dinanzi a Dio e ai fratelli, chieda perdona, inizi un cammino di fedeltà all’amore verso Dio e verso i fratelli. L’umiltà del peccatore è necessaria perché il perdono diventi efficace.
Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici. Ora, mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: «In verità io vi dico: uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l’altro: «Sono forse io?». Egli disse loro: «Uno dei Dodici, colui che mette con me la mano nel piatto. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo, dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio» (Mc 14,12-25).
Senza Cristo nessun umanesimo potrà mai essere costruito. Non lo può costruire il Padre celeste. È senza l’albero della vita dal quale attingere la grazia del perdono da riversare sugli uomini. Non lo può costruire l’uomo, anche lui senza l’albero del perdono con il quale amare i suoi fratelli. La Croce di Cristo che è issata dall’eternità nel cuore del Padre, così deve essere issata per l’eternità nel cuore di ogni uomo. Senza Cristo Crocifisso non si può perdonare, anzi il perdono sarebbe ingiusto, perché privo della soddisfazione, della riparazione che è impossibile per ogni uomo. Cristo ci dona la sua espiazione universale e il Padre perdona e noi perdoniamo, ma sempre in Cristo, per Cristo, con Cristo. Senza Cristo è l’inferno eterno. Oggi Croce di Gesù issata nel mondo è il suo corpo, che è la Chiesa. Essa è l’albero della riparazione. Finché la Chiesa sarà sulla croce, essa sarà sempre albero di vera salvezza.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fate croce di Cristo Gesù.