VERSO IL NATALE DEL SIGNORE 2016 – RIFLESSIONI SULLE SETTE ANTIFONE MAGGIORI – PRESENTAZIONE

(LEX ORANDI LEX CREDENDI)

PRESENTAZIONE

La Chiesa ha sempre manifestato nel culto la sua fede. Chi, nella Scrittura, legge gli Inni, i Canti, i Salmi, troverà rivelata in essi la fede che in quel momento storico l’uomo, la donna di Dio, professavano nel loro Signore. Questa fede “storica” nasceva dalla storia nella quale il Signore si manifestava. Leggiamo ora alcuni inni che vanno dall’Esodo all’Apocalisse. Noteremo come la fede cammina di fede in fede perché la storia di Dio con l’uomo cammina di storia in storia. È necessario che noi comprendiamo con la potente luce dello Spirito Santo questa verità: “La fede cammina di fede in fede, perché la storia è il passaggio da un’opera di Dio ad un’altra”.

PRIMA OPERA DI DIO: IL SIGNORE SPACCA IL MARE IN DUE

Allora Mosè e gli Israeliti cantarono questo canto al Signore e dissero: «Voglio cantare al Signore, perché ha mirabilmente trionfato: cavallo e cavaliere ha gettato nel mare. Mia forza e mio canto è il Signore, egli è stato la mia salvezza. È il mio Dio: lo voglio lodare, il Dio di mio padre: lo voglio esaltare! Il Signore è un guerriero, Signore è il suo nome. I carri del faraone e il suo esercito li ha scagliati nel mare; i suoi combattenti scelti furono sommersi nel Mar Rosso. Gli abissi li ricoprirono, sprofondarono come pietra.

La tua destra, Signore, è gloriosa per la potenza, la tua destra, Signore, annienta il nemico; con sublime maestà abbatti i tuoi avversari, scateni il tuo furore, che li divora come paglia. Al soffio della tua ira si accumularono le acque, si alzarono le onde come un argine, si rappresero gli abissi nel fondo del mare. Il nemico aveva detto: “Inseguirò, raggiungerò, spartirò il bottino, se ne sazierà la mia brama; sfodererò la spada, li conquisterà la mia mano!”.

Soffiasti con il tuo alito: li ricoprì il mare, sprofondarono come piombo in acque profonde. Chi è come te fra gli dèi, Signore? Chi è come te, maestoso in santità, terribile nelle imprese, autore di prodigi? Stendesti la destra: li inghiottì la terra. Guidasti con il tuo amore questo popolo che hai riscattato, lo conducesti con la tua potenza alla tua santa dimora. Udirono i popoli: sono atterriti. L’angoscia afferrò gli abitanti della Filistea. Allora si sono spaventati i capi di Edom, il pànico prende i potenti di Moab; hanno tremato tutti gli abitanti di Canaan.

Piómbino su di loro paura e terrore; per la potenza del tuo braccio restino muti come pietra, finché sia passato il tuo popolo, Signore, finché sia passato questo tuo popolo, che ti sei acquistato. Tu lo fai entrare e lo pianti sul monte della tua eredità, luogo che per tua dimora, Signore, hai preparato, santuario che le tue mani, Signore, hanno fondato. Il Signore regni in eterno e per sempre!».

Quando i cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri furono entrati nel mare, il Signore fece tornare sopra di essi le acque del mare, mentre gli Israeliti avevano camminato sull’asciutto in mezzo al mare. Allora Maria, la profetessa, sorella di Aronne, prese in mano un tamburello: dietro a lei uscirono le donne con i tamburelli e con danze. Maria intonò per loro il ritornello: «Cantate al Signore, perché ha mirabilmente trionfato: cavallo e cavaliere ha gettato nel mare!» (Es 15,1-21).

SECONDA OPERA DI DIO: IL SIGNORE RENDE FECONDO UN SENO STERILE

Allora Anna pregò così: «Il mio cuore esulta nel Signore, la mia forza s’innalza grazie al mio Dio. Si apre la mia bocca contro i miei nemici, perché io gioisco per la tua salvezza. Non c’è santo come il Signore, perché non c’è altri all’infuori di te e non c’è roccia come il nostro Dio. Non moltiplicate i discorsi superbi, dalla vostra bocca non esca arroganza, perché il Signore è un Dio che sa tutto e da lui sono ponderate le azioni. L’arco dei forti s’è spezzato, ma i deboli si sono rivestiti di vigore. I sazi si sono venduti per un pane, hanno smesso di farlo gli affamati. La sterile ha partorito sette volte e la ricca di figli è sfiorita. Il Signore fa morire e fa vivere, scendere agli inferi e risalire. Il Signore rende povero e arricchisce, abbassa ed esalta.

Solleva dalla polvere il debole, dall’immondizia rialza il povero, per farli sedere con i nobili e assegnare loro un trono di gloria. Perché al Signore appartengono i cardini della terra e su di essi egli poggia il mondo. Sui passi dei suoi fedeli egli veglia, ma i malvagi tacciono nelle tenebre. Poiché con la sua forza l’uomo non prevale. Il Signore distruggerà i suoi avversari! Contro di essi tuonerà dal cielo. Il Signore giudicherà le estremità della terra; darà forza al suo re, innalzerà la potenza del suo consacrato» (1Sam 2,1-10).

TERZA OPERA DI DIO: IL VERBO SI FA CARNE NEL SENO DELLA VERIGINE

Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre» (Lc 1,46-55).

QUARTA OPERA DI DIO: GESÙ È IL MEDIATORE UNIVERSALE DEL PADRE

In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero» (Mt 11,25-30).

QUINTA OPERA DI DIO: CRISTO È IL SALVATORE DELL’UNIVERSO DEL PADRE

Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, ai santi che sono a Èfeso credenti in Cristo Gesù: grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo.

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato. In lui, mediante il suo sangue, abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe, secondo la ricchezza della sua grazia.

Egli l’ha riversata in abbondanza su di noi con ogni sapienza e intelligenza, facendoci conoscere il mistero della sua volontà, secondo la benevolenza che in lui si era proposto per il governo della pienezza dei tempi: ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra.

In lui siamo stati fatti anche eredi, predestinati – secondo il progetto di colui che tutto opera secondo la sua volontà – a essere lode della sua gloria, noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo. In lui anche voi, dopo avere ascoltato la parola della verità, il Vangelo della vostra salvezza, e avere in esso creduto, avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso, il quale è caparra della nostra eredità, in attesa della completa redenzione di coloro che Dio si è acquistato a lode della sua gloria.

Perciò anch’io, avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l’efficacia della sua forza e del suo vigore.

Egli la manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni Principato e Potenza, al di sopra di ogni Forza e Dominazione e di ogni nome che viene nominato non solo nel tempo presente ma anche in quello futuro. Tutto infatti egli ha messo sotto i suoi piedi e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose: essa è il corpo di lui, la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose (Ef 1,1-23).

SESTA OPERA DI DIO: GESÙ È COSTITUITO SIGNORE DELL’UNIVERSO

E vidi, nella mano destra di Colui che sedeva sul trono, un libro scritto sul lato interno e su quello esterno, sigillato con sette sigilli. Vidi un angelo forte che proclamava a gran voce: «Chi è degno di aprire il libro e scioglierne i sigilli?». Ma nessuno né in cielo, né in terra, né sotto terra, era in grado di aprire il libro e di guardarlo. Io piangevo molto, perché non fu trovato nessuno degno di aprire il libro e di guardarlo.

Uno degli anziani mi disse: «Non piangere; ha vinto il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide, e aprirà il libro e i suoi sette sigilli».

Poi vidi, in mezzo al trono, circondato dai quattro esseri viventi e dagli anziani, un Agnello, in piedi, come immolato; aveva sette corna e sette occhi, i quali sono i sette spiriti di Dio mandati su tutta la terra. Giunse e prese il libro dalla destra di Colui che sedeva sul trono. E quando l’ebbe preso, i quattro esseri viventi e i ventiquattro anziani si prostrarono davanti all’Agnello, avendo ciascuno una cetra e coppe d’oro colme di profumi, che sono le preghiere dei santi, e cantavano un canto nuovo: «Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai riscattato per Dio, con il tuo sangue, uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione, e hai fatto di loro, per il nostro Dio, un regno e sacerdoti, e regneranno sopra la terra».

E vidi, e udii voci di molti angeli attorno al trono e agli esseri viventi e agli anziani. Il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia e dicevano a gran voce: «L’Agnello, che è stato immolato, è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione».

Tutte le creature nel cielo e sulla terra, sotto terra e nel mare, e tutti gli esseri che vi si trovavano, udii che dicevano: «A Colui che siede sul trono e all’Agnello lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli». E i quattro esseri viventi dicevano: «Amen». E gli anziani si prostrarono in adorazione (Ap 5,1-14).

Dopo ogni storia compiuta dal Signore, nasce nel cuore dell’uomo una preghiera nuova. Alla verità di Dio si aggiunge un’altra verità, questa verità è essenza della preghiera dell’uomo. È questo il principio che Prospero di Aquitania ha lasciato a noi nella sua affermazione che la legge del pregare è la legge del credere.

“Obsecrationum quoque sacerdotalium sacramenta respiciamus, quae ab apostolis tradita, in toto mundo atque in omni catholica Ecclesia uniformiter celebrantur, ut legem credendi lex statuat supplicandi”.

“Noi vediamo anche nelle preghiere sacerdotali quelle cose che, tramandate dagli apostoli, in tutto il mondo e in ogni chiesa cattolica sono uniformemente celebrate come se la legge del credere” fosse stabilita dalla legge del pregare (Prospero di Aquitania – Limoges 390 circa – Roma 430 circa, nel suo trattato “De gratia Dei et libero arbitrium contra collactiones – Le proposizione sono del Pelagiano Giovanni Cassiano – ).

Alcune conseguenze sia al negativo che al positivo è giusto che vengano messe in chiara evidenza. Noi non possiamo camminare in questo mondo da ciechi. È necessario che i nostri occhi siano sempre aperti, altrimenti corriamo il rischio di trovarci in una storia che non è quella che noi pensiamo che essa sia. Quando poi apriremo gli occhi sarà troppo tardi per noi.

PRIMA VERITÀ E PRIMA CONSEGUENZA

Ogni cambiamento nella nostra storia attesta che vi è un cambiamento nella nostra fede. Dalla storia che viviamo manifestiamo la fede che ci conduce. Oggi dobbiamo confessare che la fede di molti uomini e donne che si dicono cristiani, è solo un sentimento religioso senza alcuna relazione né con la storia di Dio né con la sua eterna verità.

Un cristiano che abolisce, rinnega, condanna, smentisce, diluisce, annacqua, sminuisce, ignora, non vuole la Parola del suo Dio, del suo Cristo Signore, del suo Santo Spirito, della sua Chiesa una, santa, cattolica, apostolica, come la sola costruttrice della sua storia, attesta che la sua fede è senza la Parola, contro la Parola, nella totale ignoranza della Parola.

Un cristiano che dona il suo appoggio, anche con un solo voto, un solo “Mi piace”, a chi ha come unico e solo intento distruggere la storia di Dio, di Cristo Gesù, della Chiesa, secondo la Parola della fede, attesta che la sua fede non è conforme alla verità che professa. La sua fede non è fede, è credenza, pensiero, sentimento, immaginazione, invenzione del suo spirito.

Oggi è questo il vero dramma cristiano. La sua fede non porta neanche la sua storia nella verità della Parola. Con la sua falsa fede conduce la storia dalla verità della Parola di Dio alla falsità della parola degli uomini. Il cristiano è divenuto un potente distruttore della storia di Dio e un raffinato costruttore della storia secondo le categorie del principe di questo mondo.

SECONDA VERITÀ E SECONDA CONSEGUENZA

Essendo la fede un cammino di fede in fede, perché la storia di Dio è un cammino di storia in storia, è più che necessario aggiungere sempre alla fede quella parte di verità storica che le manca. Questa legge non valeva solo per ieri. Vale per oggi e per sempre. È un questa aggiunta che la fede raggiunge la sua perfezione, il suo compimento.

Anna aggiunge ciò che manca alla fede di Mosè. La vergine Maria ciò che manca alla fede di Anna. Cristo Gesù ciò che manca alla fede della Madre sua. San Paolo ciò che manca alla fede dei discepoli di Gesù, ancora gli inizi della comprensione della verità e della storia di Cristo Gesù. Gesù, nell’Apocalisse, aggiunge verità eterna alla sua verità storica.

La Chiesa ci attesta che per ogni nuova verità introdotta nella sua storia dalla verità di Dio, sempre è cambiata la sua preghiera. Non può cambiare la storia di Dio con l’uomo e rimanere vecchia la sua preghiera. Questa necessariamente deve cambiare. Se non cambia la preghiera è segno che l’uomo ancora non è entrato nella novità della storia del suo Dio e Signore.

La preghiera va sempre aggiornata. Una preghiera statica attesta che ancora la nostra storia è statica. Ma la preghiera si aggiorna solo se cambia in noi la storia di Dio. Fede, storia, preghiera sono indissolubilmente connessi. Cambia la storia di Dio, deve cambiare la fede. Cambia la fede, necessariamente deve cambiare la preghiera. È legge eterna.

TERZA VERITÀ E TERZA CONSEGUENZA

È giusto allora chiedersi: che valore devono avere per noi le antiche preghiera della Chiesa? Devono essere da noi necessariamente ripetute, oppure è obbligo per noi modificarle, trasformarle, aggiornarle alla nuova storia che oggi Dio sta scrivendo per noi? Hanno esse per noi validità eterna, infallibile, immodificabile? Qual è la nostra giusta relazione con esse?

La prima regola con la quale dobbiamo relazionarci con esse è lo studio della verità di Dio che è nascosta in esse, o che esse esprimono. Trovata la verità, possiamo sempre servirci di esse per manifestare anche noi la stessa verità. Sapendo che ogni preghiera esprime una verità, ma non è solo quella la verità di Dio. La verità di Dio è una comunione molteplice, complessa.

Mosè dice che a Dio tutto obbedisce, anche il mare è a lui sottomesso. Anna ci rivela che Dio può rendere fecondo un seno sterile. La Vergine Maria ci attesta che il suo Signore è andato infinitamente oltre ogni storia. Il Figlio suo si è fatto storia, carne, vero uomo nel suo seno. Gesù ci rivela che Lui è il Mediatore universale nel tempo e nell’eternità.

Ma Gesù dice anche che verrà lo Spirito Santo e ci condurrà a tutta la verità. Questo ci conduce a pensare che anche la fede cammina di verità in verità, perché il credente cammina di fede in fede. Cosa è la storia della Chiesa? Un cammino di fede in fede, di verità in verità. Questa fede e questa verità devono anche manifestarsi nella sua preghiera.

QUARTA VERITÀ E QUARTA CONSEGUENZA

La preghiera comunitaria mai potrà sostituire la preghiera personale. Questa preghiera cambia da persona a persona, perché il Signore sempre scrive nuova storia per ogni singola persona. La storia scritta dal Signore è il frutto della sua grazia che opera e dello Spirito Santo che muove e conduce da una perfezione ad un’altra perfezione, da una Parola vissuta all’altra.

La preghiera personale è necessaria, indispensabile ed essa è sempre duplice: è lode e benedizione, per la storia creata da Dio per noi, da Lui operata. Questa storia è vista solo da chi cammina con gli occhi dello Spirito Santo. Chi non ha gli occhi dello Spirito non vede questa storia. Ma se non vede, neanche, benedice e loda il Creatore della sua storia.

Ma la preghiera serve anche a conservare e far crescere la nostra vita nella storia che Dio ha stabilito di scrivere con noi per noi. Se non sappiamo, nello Spirito Santo, cosa il Signore vuole scrivere per noi, neanche preghiamo perché diveniamo docili alla volontà di Dio, consegnando ad essa per intero la nostra vita. Si conosce, si vuole, si prega.

Ma anche se non conosciamo la vocazione personale, conosciamo però la vocazione universale, che è quella di portare la nostra vita nei Comandamenti, nelle Beatitudini, nella più pura obbedienza alla fede che la Chiesa sempre ci insegna e manifesta. La preghiera per entrare in questa obbedienza e creare questa storia, è necessaria. Mai si deve omettere.

In Cristo Gesù abbiamo la preghiera di rivelazione: Lui manifesta la storia che il Padre ha scritto per mezzo di Lui ed anche la preghiera perché Lui possa scrivere sulla croce la storia che il Padre vuole che Lui porti a compimento. Nella preghiera del Padre nostro insegna ai discepoli qual è la storia che il Signore vuole che ogni uomo scriva oggi, domani, sempre.

Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe (Mt 6,7-15).

Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione» (Mt 22,39-46).

Così parlò Gesù. Poi, alzàti gli occhi al cielo, disse: «Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse.

Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.

Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi.

Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.

Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità.

Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.

E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.

Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo.

Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro» (Gv 17,1-25).

LA PREPARAZIONE AL SANTO NATALE ATTRAVERSO LE SETTE ANTIFONE

Nel tempo che va dal 17 Dicembre al 23, ogni giorno la Chiesa canta la sua fede, attraverso sette Antifone che rivelano colui che essa attende: O Sapientia (17) , O Adonai (18) O Radix Iesse (19), O Clavis David (20), O Oriens (21), O Rex gentium (22), o Emmanuel (23). Queste sette antifone ci attestano una sola verità: l’Antico Testamento che si compie in Cristo.

Spieghiamo il concetto o la verità: Il Signore a partire dal suo primo intervento nel giardino dell’Eden, dopo il peccato con il serpente tentatore, fino all’ultima sua Parola, data a noi per mezzo dei suoi profeti e saggi, ha sempre annunziato la nascita di un Salvatore, un Redentore, un Messia. Le antifone ci rivelano che con Cristo tutto si compie, si avvera, diviene storia.

Le Antifone ci annunziano che il tempo dell’attesa è finita. La Parola di Dio si è tutta compiuta in questo Bambino che viene e che noi attendiamo come il realizzatore di tutte le promesse del Signore per la salvezza della nostra umanità, schiava e prigioniera del peccato e della morte. Esse però non dicono altro. Tutta la ricchezza nuova della verità di Cristo rimane da svelare.

Il Cristo che nasce porta a compimento tutte le promesse di Dio. Nulla più è da attendere o da sperare. La verità che Cristo porta in sé, è Lui stesso che ce la potrà rivelare ed è lo Spirito Santo che ce la dovrà far conoscere, conducendoci di verità in verità. Queste sette antifone hanno un solo significato: ci rivelano solo il compimento di tutte le promesse di Dio.

Esse sono il punto di partenza, l’inizio della fede. Poi ci si deve mettere in ascolto di tutto il Nuovo Testamento (dal Vangelo secondo Matteo fino all’Apocalisse), di tutta la fede della Chiesa e della sua sana dottrina, dell’ascolto della sua teologia e riflessione, mossi dallo Spirito Santo, giungendo fino ai nostri giorni. È in questa storia che è nascosta la storia di Cristo Gesù.

Altra verità non di minore importanza è la scrittura della verità di Gesù Signore che lo Spirito Santo ha operato nella nostra vita. Senza questa scrittura quotidiana, Cristo Gesù rimane evento fuori di noi, non in noi. Nessuno potrà parlare del Cristo che è fuori di lui. Sarebbe un Cristo nozione, ma non un Cristo vita. Vita dalla vita, luce dalla luce. Dalla vita di Cristo in me posso dare la vita di Cristo ad altri. Dalla sua luce in me posso illumina il mondo.

Le sette antifone ci offrono un’altissima verità. È Cristo, solo Lui, colui che ogni uomo deve attendere. Non vi sono, non vi saranno sulla terra, altri Salvatori, altri Redentori, altri che il Signore manderà. Questo è l’inizio della salvezza. Questo inizio oggi è venuto a mancare: i discepolo di Gesù o a chi si dice cristiano. Oggi anche costui è alla ricerca di un Salvatore.

Ecco allora il profondo significato, l’altissima verità di queste Antifone. Non c’è nessun altro Cristo, altro Salvatore, altro Redentore da cercare, nel quale sperare, da attendere. Le Antifone servono a liberarci da ogni lavoro di ricerca o di vana speranza. È su Cristo che ora dobbiamo e possiamo costruire la nostra storia, la nostra vita, il nostro futuro.

La Vergine Maria, Madre della Redenzione, che è parte essenziale di questa storia, poiché è in Lei e per Lei, nel frutto benedetto del suo grembo, che tutte le promesse di Dio trovano il loro compimento, ci aiuti a vivere la pace del cuore, liberandolo da ogni fatica vana e da ogni fallace speranza. Angeli e Santi, ci insegnino a costruire la nostra vita su questo solido fondamento di verità, giustizia, che è il solo che il Signore ci ha dato per l’edificazione della nostra storia.