Ha salvato altri e non può salvare se stesso!
Gioia, dolore, solitudine, ricchezza, povertà, salute, malattia, potenza, forza, pochezza, inutilità, professione, ministero, fame, sazietà, abbondanza, penuria, giustizia, ingiustizia, umiliazione, esaltazione, insulto, ludibrio, flagellazione, percosse, ingiurie, violenza, sopraffazione, accoglienza, stima, ogni modalità in cui la nostra vita è posta, deve essere vissuta come prova. Perché il Signore mi ha collocato in questa forma di vita, quale sua virtù, dono di grazia, verità devo oggi manifestare e rivelare? Quale forma della sua misericordia, bontà, luce, sapienza mi chiama a vivere? Se manco di questo solo principio di fede, cado in tentazione e fallisco miseramente la mia prova. All’istante porto la mia vita dalla dipendenza da Dio al dominio di Satana. La tolgo al Signore, la consegno al suo nemico, a colui che vuole la mia morte.
Gesù è nel deserto. Dal Padre è posto nella condizione di avere fame. Come agirà Gesù? Come vivrà questo momento particolare della sua vita? Pregherà, chiederà aiuto al Signore? Andrà in cerca di qualche locusta o del miele selvatico? Si nutrirà di qualche radice o di altre cosa che il deserto gli offre? Altra verità, che si deve inserire se vogliamo dare pienezza al nostro umanesimo, ci rivela che subito la prova si trasforma in tentazione. In ogni situazione e condizione della vita sempre si accosta Satana e ci suggerisce una via contro Dio, contro la sua santissima volontà. Gesù è nel deserto e deve dare soluzione alla sua fame con i mezzi che sono nel deserto. Cosa gli suggerisce Satana? Di dare soluzione con i mezzi che sono nel cielo. Se tu sei figlio di Dio, di’ che questi sassi diventino pane.
Satana propone a Gesù nel deserto un lauto banchetto trasformando i sassi in pane, la sabbia in acqua, una qualche radice in carne. Ma Lui è nel deserto, non è nel Cielo. Nel cielo si vive da cielo, nel deserto da deserto. Gesù risponde a Satana che l’uomo non vive di onnipotenza, di cambiamento della sua storia. L’uomo vive di purissima obbedienza. Il Padre lo ha collocato nel deserto e Lui dovrà vivere da uomo del deserto. Lo ha posto nella fame e Lui dovrà dare soluzione da uomo del deserto, non da uomo celeste o addirittura da Dio. Gesù non deve vivere diversamente da come vivrebbe ogni altro uomo. Questo è il vero umanesimo: rimanere nella verità della nostra condizione umana, viverla da veri uomini, come tutti gli altri uomini che non sono Dio, non sono onnipotenti, né ricchi, né facoltosi, ma vivono nel deserto come noi.
Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo. Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo. Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.
Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra. Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano (Mc 15,16-32).
Gesù è sulla croce. Il Padre lo ha issato sul duro legno. Cosa vuole Satana da Gesù? Che ancora una volta Lui viva la croce da Dio, da Onnipotente, da Salvatore di se stesso. Gesù invece deve vivere la croce come ogni altro crocifisso, ogni altro derelitto, ogni altro angariato e oppresso dalla stolta e insipida religione, dall’arrogante diplomazia, dalle moltitudini di ingiustizie che potere politico e potere religioso esercitano per schiavizzare l’uomo servendosi della falsa fede e del falso potere. Gesù è collocato nel posto più passo della scala sociale, oltre il quale non si può scendere. L’uomo più misero, più derelitto, più angariato, più maltrattato, privato di ogni diritto, cosa avrebbe fatto? Sarebbe rimasto sulla croce. Gesù cosa fa? Vive la condizione dell’ultimo, rimanendo sulla croce da Dio, da Onnipotente, da Signore, da Creatore.
Il vero umanesimo è vivere la vita sempre dalla volontà di Dio in ogni condizione, situazione storica, in ogni posto e luogo. Non vi è vero umanesimo se non si risponde ad una sola domanda: Qual è la volontà di Dio in questo particolare frangente? Cosa Lui si attende da me?
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci sempre da Dio, mai da noi stessi.