Questa parola è molto vicina a te – Àlzati e ungilo: è lui!
08 Giugno
Questa parola è molto vicina a te
La Parola del Signore non è qualcosa di estraneo, forestiero all’uomo. La Parola di Dio dice l’uomo così come esso è. Con la sua Parola onnipotente lo ha creato. Con la sua Parola proferita descrive l’uomo. Tu sei questo. Non perché ti dico io. Perché io dico a te ciò che sei. La mia Parola ti descrive, ti fa conoscere. Ti dice ciò che tu eri, ciò che ti sei fatto, ciò che sei, ciò che dovresti essere, ciò che io voglio di te, se tu ti lasci fare da me. Se ti fai da te stesso, ti fai essere di morte per la morte. Se ti lasci fare da me, ti faccio essere di vita per la vita. Tu però sei così come io ti rivelo. Tu non ti conosci, io ti conosco. Tu non sai chi sei. Io so chi tu sei. Se tu avessi l’umiltà di ascoltarti, ti conosceresti e non ti faresti essere di morte per la morte.
Ecco perché il Signore può dire al suo popolo che la sua Parola non è lontana dall’uomo. È sulle sue labbra. È nel suo cuore. Basta volerla leggere. È sufficiente che desideri proferirla, dirsela e in ogni istante sa chi lui è, e cosa è chiamato ad essere, vivendo secondo la Parola: essere di vita per la vita. Sarà essere di vita per la vita se rimarrà fedele al Patto. Il Patto infatti non è qualcosa di forestiero per l’uomo. È la sua stessa verità. L’uomo è se è nella Parola. Se non è nella Parola, mai potrà essere.
Quando tutte queste cose che io ti ho poste dinanzi, la benedizione e la maledizione, si saranno realizzate su di te e tu le richiamerai alla tua mente in mezzo a tutte le nazioni dove il Signore, tuo Dio, ti avrà disperso, se ti convertirai al Signore, tuo Dio, e obbedirai alla sua voce, tu e i tuoi figli, con tutto il cuore e con tutta l’anima, secondo quanto oggi ti comando, allora il Signore, tuo Dio, cambierà la tua sorte, avrà pietà di te e ti raccoglierà di nuovo da tutti i popoli in mezzo ai quali il Signore, tuo Dio, ti aveva disperso. Quand’anche tu fossi disperso fino all’estremità del cielo, di là il Signore, tuo Dio, ti raccoglierà e di là ti riprenderà. Il Signore, tuo Dio, ti ricondurrà nella terra che i tuoi padri avevano posseduto e tu ne riprenderai il possesso. Egli ti farà felice e ti moltiplicherà più dei tuoi padri.
Il Signore, tuo Dio, circonciderà il tuo cuore e il cuore della tua discendenza, perché tu possa amare il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore e con tutta l’anima e viva. Il Signore, tuo Dio, farà cadere tutti questi giuramenti imprecatori sui tuoi nemici e su quanti ti odieranno e perseguiteranno. Tu ti convertirai, ascolterai la voce del Signore e metterai in pratica tutti questi comandi che oggi ti do. Il Signore, tuo Dio, ti farà sovrabbondare di beni in ogni lavoro delle tue mani, nel frutto delle tue viscere, nel frutto del tuo bestiame e nel frutto del tuo suolo. Il Signore, infatti, gioirà di nuovo per te facendoti felice, come gioiva per i tuoi padri, quando obbedirai alla voce del Signore, tuo Dio, osservando i suoi comandi e i suoi decreti, scritti in questo libro della legge, e quando ti sarai convertito al Signore, tuo Dio, con tutto il cuore e con tutta l’anima.
Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te. Non è nel cielo, perché tu dica: “Chi salirà per noi in cielo, per prendercelo e farcelo udire, affinché possiamo eseguirlo?”. Non è di là dal mare, perché tu dica: “Chi attraverserà per noi il mare, per prendercelo e farcelo udire, affinché possiamo eseguirlo?”. Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica.
Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male. Oggi, perciò, io ti comando di amare il Signore, tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi, le sue leggi e le sue norme, perché tu viva e ti moltiplichi e il Signore, tuo Dio, ti benedica nella terra in cui tu stai per entrare per prenderne possesso. Ma se il tuo cuore si volge indietro e se tu non ascolti e ti lasci trascinare a prostrarti davanti ad altri dèi e a servirli, oggi io vi dichiaro che certo perirete, che non avrete vita lunga nel paese in cui state per entrare per prenderne possesso, attraversando il Giordano. Prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra: io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione. Scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza, amando il Signore, tuo Dio, obbedendo alla sua voce e tenendoti unito a lui, poiché è lui la tua vita e la tua longevità, per poter così abitare nel paese che il Signore ha giurato di dare ai tuoi padri, Abramo, Isacco e Giacobbe» (Dt 30,1-20).
Qualcuno potrebbe chiedersi: ma questo passo in che relazione sta con Gesù Signore? Non è una profezia e neanche una figura. In che modo potrà essere esaminato in relazione a Gesù Signore? Lo abbiamo incluso nelle verità antiche che riguardano Cristo Gesù, perché San Paolo lo cita espressamente in riferimento a Lui. La Lettera ai Romani parla di Cristo e ogni parola viene applicata a Lui. Non si deve salire in cielo per far discendere Cristo, Lui è già disceso. Essendo in mezzo a noi, ed essendosi fatto uno di noi, cioè è nostra carne e nostro sangue, mai la Parola potrà essere lontana o estranea. Essa è la nostra stessa vita. In Lui anche noi diveniamo Parola vivente di Dio. Cristo è nel nostro cuore e sulle nostra labbra. Divenendo una cosa sola con Cristo, diveniamo una cosa sola con la Parola.
Fratelli, il desiderio del mio cuore e la mia preghiera salgono a Dio per la loro salvezza. Infatti rendo loro testimonianza che hanno zelo per Dio, ma non secondo una retta conoscenza. Perché, ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio. Ora, il termine della Legge è Cristo, perché la giustizia sia data a chiunque crede.
Mosè descrive così la giustizia che viene dalla Legge: L’uomo che la mette in pratica, per mezzo di essa vivrà. Invece, la giustizia che viene dalla fede parla così: Non dire nel tuo cuore: Chi salirà al cielo? – per farne cioè discendere Cristo –; oppure: Chi scenderà nell’abisso? – per fare cioè risalire Cristo dai morti. Che cosa dice dunque? Vicino a te è la Parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore, cioè la parola della fede che noi predichiamo. Perché se con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore!», e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza. Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui non sarà deluso. Poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato.
Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci? E come lo annunceranno, se non sono stati inviati? Come sta scritto: Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annuncio di bene!
Ma non tutti hanno obbedito al Vangelo. Lo dice Isaia: Signore, chi ha creduto dopo averci ascoltato? Dunque, la fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo. Ora io dico: forse non hanno udito? Tutt’altro: Per tutta la terra è corsa la loro voce, e fino agli estremi confini del mondo le loro parole.
E dico ancora: forse Israele non ha compreso? Per primo Mosè dice: Io vi renderò gelosi di una nazione che nazione non è; susciterò il vostro sdegno contro una nazione senza intelligenza.
Isaia poi arriva fino a dire: Sono stato trovato da quelli che non mi cercavano, mi sono manifestato a quelli che non chiedevano di me, mentre d’Israele dice: Tutto il giorno ho steso le mani verso un popolo disobbediente e ribelle! (Rm 10,1-21).
Con la Parola Dio era divenuto quasi connaturale con l’uomo. Per la Parola Lui era la vita del suo popolo. Il popolo e Lui divenivano una sola vita. Anche se Dio era nel cielo e l’uomo sulla terra. Con Cristo Signore tutto cambia. Lui si è fatto uno di noi perché noi tutti diveniamo con Lui una cosa sola, un solo corpo, una sola vita.
Divenendo una cosa sola con Lui, noi e la Parola diveniamo una cosa sola. Mangiando Lui mangiamo la Parola. Non solo. Mangiamo il Padre e lo Spirito Santo. Diveniamo carne di Parola. Diveniamo in noi stessi Parola del Dio vivente. Questo però avviene attraverso la fede nella Parola esterna a noi che è quella del Vangelo che ci rivela la nostra nuova identità acquisita in Cristo Gesù.
Come la Parola di Dio descrive, dice l’uomo così come esso è e cosa è chiamato a divenire per mezzo della Parola, così la Parola di Gesù ci rivela la nostra nuova identità e ci dice fino a che altezza possiamo portare la nostra umanità: fino alla sua deificazione. Da natura di carne concupiscente, superba, malvagia, cattiva a natura di spirito, trasformata cioè in natura divina, essendo noi stati resi partecipi della natura divina. È il nostro cammino di verità in verità fino al raggiungimento della perfetta verità della nostra natura. È un cammino che dovrà interrompersi. Ma ora Cristo è dentro l’umanità, si è fatto umanità e nessuno potrà più dire che lui non sa cosa è un vero uomo e come si diviene. Il vero uomo è Lui e si diviene in Lui, con Lui, per Lui.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci in Cristo Parola vivente.
Àlzati e ungilo: è lui!
La storia della salvezza è condotta dal Signore. Essa è fatta di un’alleanza tra Dio e una persona singola. Essa si vive quando la persona decide di darsi al Signore come trebbia acuminata per il contadino. Questa verità è Dio stesso che l’annunzia. Lui farà del suo popolo una trebbia acuminata nelle sue mani. Se la trebbia non è nelle sue mani, tutta nelle sue mani, Lui nulla può fare per la salvezza.
Ascoltatemi in silenzio, isole, e le nazioni riprendano nuova forza! S’avanzino e parlino; raduniamoci insieme in giudizio. Chi ha suscitato dall’oriente colui che la giustizia chiama sui suoi passi? Chi gli ha consegnato le nazioni e assoggettato i re? La sua spada li riduce in polvere e il suo arco come paglia dispersa dal vento. Li insegue e passa oltre, sicuro; sfiora appena la strada con i piedi. Chi ha operato e realizzato questo, chiamando le generazioni fin dal principio? Io, il Signore, sono il primo e io stesso sono con gli ultimi. Le isole vedono e ne hanno timore; tremano le estremità della terra, insieme si avvicinano e vengono. Si aiutano l’un l’altro; uno dice al compagno: «Coraggio!». Il fabbro incoraggia l’orafo; chi leviga con il martello incoraggia chi batte l’incudine, dicendo della saldatura: «Va bene», e fissa l’idolo con chiodi perché non si muova. Ma tu, Israele, mio servo, tu Giacobbe, che ho scelto, discendente di Abramo, mio amico, sei tu che io ho preso dall’estremità della terra e ho chiamato dalle regioni più lontane e ti ho detto: «Mio servo tu sei, ti ho scelto, non ti ho rigettato». Non temere, perché io sono con te; non smarrirti, perché io sono il tuo Dio. Ti rendo forte e ti vengo in aiuto e ti sostengo con la destra della mia giustizia. Ecco, saranno svergognati e confusi quanti s’infuriavano contro di te; saranno ridotti a nulla e periranno gli uomini che si opponevano a te. Li cercherai, ma non troverai coloro che litigavano con te; saranno ridotti a nulla, a zero, coloro che ti muovevano guerra.
Poiché io sono il Signore, tuo Dio, che ti tengo per la destra e ti dico: «Non temere, io ti vengo in aiuto». Non temere, vermiciattolo di Giacobbe, larva d’Israele; io vengo in tuo aiuto – oracolo del Signore –, tuo redentore è il Santo d’Israele. Ecco, ti rendo come una trebbia acuminata, nuova, munita di molte punte; tu trebbierai i monti e li stritolerai, ridurrai i colli in pula. Li vaglierai e il vento li porterà via, il turbine li disperderà. Tu, invece, gioirai nel Signore, ti vanterai del Santo d’Israele. I miseri e i poveri cercano acqua, ma non c’è; la loro lingua è riarsa per la sete. Io, il Signore, risponderò loro, io, Dio d’Israele, non li abbandonerò. Farò scaturire fiumi su brulle colline, fontane in mezzo alle valli; cambierò il deserto in un lago d’acqua, la terra arida in zona di sorgenti. Nel deserto pianterò cedri, acacie, mirti e ulivi; nella steppa porrò cipressi, olmi e abeti; perché vedano e sappiano, considerino e comprendano a un tempo che questo ha fatto la mano del Signore, lo ha creato il Santo d’Israele. Presentate la vostra causa, dice il Signore, portate le vostre prove, dice il re di Giacobbe. Si facciano avanti e ci annuncino ciò che dovrà accadere. Narrate quali furono le cose passate, sicché noi possiamo riflettervi. Oppure fateci udire le cose future, così che possiamo sapere quello che verrà dopo. Annunciate quanto avverrà nel futuro e noi riconosceremo che siete dèi. Sì, fate il bene oppure il male e ne stupiremo, vedendo l’uno e l’altro. Ecco, voi siete un nulla, il vostro lavoro non vale niente, è abominevole chi vi sceglie. Io ho suscitato uno dal settentrione ed è venuto, dal luogo dove sorge il sole mi chiamerà per nome; egli calpesterà i governatori come creta, come un vasaio schiaccia l’argilla. Chi lo ha predetto dal principio, perché noi lo sapessimo, chi dall’antichità, perché dicessimo: «È giusto»? Nessuno lo ha predetto, nessuno lo ha fatto sentire, nessuno ha udito le vostre parole. Per primo io l’ho annunciato a Sion, e a Gerusalemme ho inviato un messaggero di buone notizie. Guardai ma non c’era nessuno, tra costoro nessuno era capace di consigliare, nessuno da interrogare per averne una risposta. Ecco, tutti costoro sono niente, nulla sono le opere loro, vento e vuoto i loro idoli (Is 41,1-29).
Perfettissima trebbia acuminata è la Madre di Gesù. Lei si è tutta consegnata al suo Dio, senza mai opporre una qualche resistenza, neanche di un solo peccato veniale di un pensiero o un sentimento innocuo, nascosto, segretissimo. Trebbia insieme divina ed umana è il suo Figlio Unigenito. Lui è l’obbedienza eterna per il Padre suo.
Come prima trebbia acuminata per la salvezza del suo popolo, il Signore aveva scelto Saul, eleggendolo come suo re. Ma Saul non obbedì al Signore. Si ribellò ad ogni suo comando. Procedeva per suo conto. Si lasciava governare dai suoi istinti. Dio lo ripudiò. Ritirò il suo Santo Spirito e Lui stesso si allontanò da lui, lasciandolo solo.
Al suo posto scelse un giovinetto dal cuore puro, pronto ad ascoltare la sua voce e a fare la sua volontà. Questo giovane è un pastore di gregge. Il racconto della sua consacrazione a re di Israele ci rivela che anche Samuele, il profeta del Signore, ebbe un momento di difficoltà non trovando nessuno da consacrare nella casa di Iesse.
Il Signore disse a Samuele: «Fino a quando piangerai su Saul, mentre io l’ho ripudiato perché non regni su Israele? Riempi d’olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re». Samuele rispose: «Come posso andare? Saul lo verrà a sapere e mi ucciderà». Il Signore soggiunse: «Prenderai con te una giovenca e dirai: “Sono venuto per sacrificare al Signore”. Inviterai quindi Iesse al sacrificio. Allora io ti farò conoscere quello che dovrai fare e ungerai per me colui che io ti dirò». Samuele fece quello che il Signore gli aveva comandato e venne a Betlemme; gli anziani della città gli vennero incontro trepidanti e gli chiesero: «È pacifica la tua venuta?». Rispose: «È pacifica. Sono venuto per sacrificare al Signore. Santificatevi, poi venite con me al sacrificio». Fece santificare anche Iesse e i suoi figli e li invitò al sacrificio.
Quando furono entrati, egli vide Eliàb e disse: «Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato!». Il Signore replicò a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore». Iesse chiamò Abinadàb e lo presentò a Samuele, ma questi disse: «Nemmeno costui il Signore ha scelto». Iesse fece passare Sammà e quegli disse: «Nemmeno costui il Signore ha scelto». Iesse fece passare davanti a Samuele i suoi sette figli e Samuele ripeté a Iesse: «Il Signore non ha scelto nessuno di questi».
Samuele chiese a Iesse: «Sono qui tutti i giovani?». Rispose Iesse: «Rimane ancora il più piccolo, che ora sta a pascolare il gregge». Samuele disse a Iesse: «Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui». Lo mandò a chiamare e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto. Disse il Signore: «Àlzati e ungilo: è lui!». Samuele prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi. Samuele si alzò e andò a Rama (1Sam 16,1-13).
L’uomo, anche il più grande profeta, non conosce i disegni del Signore. Essi sono gelosamente nascosti nel cuore eterno di Dio. Li conosce se il Signore glieli rivela. Neanche Gesù nella sua umanità conosce i segreti eterni del Padre. Per questo Lui si ritira sul monte, passa una notte nel cuore del Padre, il Padre gli manifesta chi deve scegliere come suoi apostoli e continuatori della sua opera.
Un Papa, un Vescovo, un Presbitero, una Congregazione, un Conclave, un Dicastero, una Commissione, una Segreteria, qualsiasi altra istituzione, mai potranno conoscere chi il Signore ha designato per essere sua trebbia acuminata per l’opera della sua salvezza che deve compiersi nella storia. Se non lo sa neanche Cristo Signore, se Lui stesso deve chiederlo al Padre, vi potrà mai essere altro uomo che lo sappia?
Samuele vede le apparenze e si lascia conquistare il cuore da esse. Il Signore lo assiste e Lui non sbaglia, non consacra la persona non designata dal Signore. Anche Pietro non conosce chi il Signore ha scelto. Chiede al Signore che sia Lui a scegliere.
In quei giorni Pietro si alzò in mezzo ai fratelli – il numero delle persone radunate era di circa centoventi – e disse: «Fratelli, era necessario che si compisse ciò che nella Scrittura fu predetto dallo Spirito Santo per bocca di Davide riguardo a Giuda, diventato la guida di quelli che arrestarono Gesù. Egli infatti era stato del nostro numero e aveva avuto in sorte lo stesso nostro ministero. Giuda dunque comprò un campo con il prezzo del suo delitto e poi, precipitando, si squarciò e si sparsero tutte le sue viscere. La cosa è divenuta nota a tutti gli abitanti di Gerusalemme, e così quel campo, nella loro lingua, è stato chiamato Akeldamà, cioè “Campo del sangue”. Sta scritto infatti nel libro dei Salmi: La sua dimora diventi deserta e nessuno vi abiti, e il suo incarico lo prenda un altro.
Bisogna dunque che, tra coloro che sono stati con noi per tutto il tempo nel quale il Signore Gesù ha vissuto fra noi, cominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di mezzo a noi assunto in cielo, uno divenga testimone, insieme a noi, della sua risurrezione». Ne proposero due: Giuseppe, detto Barsabba, soprannominato Giusto, e Mattia. Poi pregarono dicendo: «Tu, Signore, che conosci il cuore di tutti, mostra quale di questi due tu hai scelto per prendere il posto in questo ministero e apostolato, che Giuda ha abbandonato per andarsene al posto che gli spettava». Tirarono a sorte fra loro e la sorte cadde su Mattia, che fu associato agli undici apostoli (At 1,15-26).
Il Signore attraverso il profeta Osea accusa il suo popolo di scegliere re, ma da Lui non scelti, non voluti, non designati. Sono re senza di Lui, contro di Lui. Se sono re senza di Lui, contro di Lui, lo sono anche senza il popolo, contro il popolo. Il re è il Servo del Signore per custodire, pascere, condurre, guidare il suo popolo nel suo nome.
Da’ fiato al corno! Come un’aquila piomba sulla casa del Signore la sciagura perché hanno trasgredito la mia alleanza e rigettato la mia legge. Essi gridano verso di me: “Noi, Israele, riconosciamo te nostro Dio!”. Ma Israele ha rigettato il bene: il nemico lo perseguiterà. Hanno creato dei re che io non ho designati; hanno scelto capi a mia insaputa. Con il loro argento e il loro oro si sono fatti idoli, ma per loro rovina. Ripudio il tuo vitello, o Samaria! La mia ira divampa contro di loro; fino a quando non si potranno purificare? Viene da Israele il vitello di Samaria, è opera di artigiano, non è un dio: sarà ridotto in frantumi. E poiché hanno seminato vento, raccoglieranno tempesta. Il loro grano sarà senza spiga, se germoglia non darà farina e, se ne produce, la divoreranno gli stranieri.
Israele è stato inghiottito: si trova ora in mezzo alle nazioni come un oggetto senza valore. Essi sono saliti fino ad Assur, sono come un asino selvatico, che si aggira solitario; Èfraim si è acquistato degli amanti. Se ne acquistino pure fra le nazioni, io li metterò insieme e cominceranno a diminuire sotto il peso del re e dei prìncipi. Èfraim ha moltiplicato gli altari, ma gli altari sono diventati per lui un’occasione di peccato. Ho scritto numerose leggi per lui, ma esse sono considerate come qualcosa di estraneo. Offrono sacrifici e ne mangiano le carni, ma il Signore non li gradisce; ora ricorda la loro iniquità, chiede conto dei loro peccati: dovranno tornare in Egitto. Israele ha dimenticato il suo creatore, si è costruito palazzi; Giuda ha moltiplicato le sue città fortificate. Ma io appiccherò il fuoco alle loro città e divorerà i loro palazzi (Os 8,1-14).
Non solo Davide è stato scelto dal Signore, dal Signore è stato anche preparato, attraverso una lunga e pesante sofferenza, perché fosse un re secondo il suo cuore. Quando lo vide pronto per governare il suo popolo, mise nelle sue mani tutto Israele. È il Signore che sceglie ed è sempre Lui che prepara, che forma, che fa colui che ha scelto idoneo perché svolga secondo il suo cuore la missione per la quale è stato scelto. I due momenti non vanno mai separati: scelta e preparazione. Senza la perenne preparazione, la scelta è vana perché senza alcun frutto.
Il fallimento di molte missioni e molti missionari sta proprio in questo: nel pensare che tutto si compia nel momento della scelta. Invece la scelta è solo scelta. È come la scelta di un pezzo di marmo per l’artista. Si sceglie il marmo, ma poi esso dovrà essere traformato ed è questa trasformazione che Dio vuole operare e che solo Lui può operare. Dio sceglie e Dio trasforma. Dio chiama e Dio prepara. Dio ha scelto Davide e Dio lo ha preparato per essere un buon re a servizio del suo popolo.
La formazione di Dio deve accompagnare tutti i giorni della nostra vita. Un giorno senza formazione è un giorno senza vera missione. Mai si può compiere l’opera di Dio se oggi il Signore non rivela l’opera da compiere e non ci forma perché la possiamo realizzare. Per questo Dio versa e fa posare sui suoi eletti il suo Santo Spirito, perché li conduca secondo la sua volontà e giorno per giorno li formi per una obbedienza pura e santa, passando per le vie tortuose della storia che il Signore prepara per essi.
Se il Signore ha riversato tutto il suo Santo Spirito sul suo Figlio Incarnato, perché lo preparasse al passaggio della Croce, nella più grande umiliazione e abbassamento, vi potrà mai essere un solo uomo che, sottraendosi allo Spirito Santo, potrà pensare di poter essere idoneo a compiere la volontà del Padre nostro che è nei cieli? Il Padre nello Spirito sceglie e nello Spirito quotidianamente prepara, forma, corregge, educa, guida, conduce perché il chiamato possa rispondere ad ogni attesa del Signore. Davide è meno che polvere nelle mani del suo Dio e dello Spirito Santo. Il Signore la prende e per mezzo del suo Santo Spirito la impasta e ne fa un eccellente re. Non solo, da lui un tempo trarrà la carne per il suo Figlio Unigenito per la redenzione.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci polvere nelle mani di Dio.