Mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri – Ecco, arriva il tuo salvatore
24 Giugno
Mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri
Con questa profezia Gesù, nella sinagoga di Nazaret, annunzia compiuto il tempo dell’attesa. Quanto il Signore aveva promesso si è compiuto perfettamente in Lui. Nulla più si deve attendere, tutto si è compiuto. Dio ha mantenuto tutte le sue Parole.
Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore. Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato» (Lc 4,14-21).
Una verità va subito annunziata. Senza il compimento delle profezie, tutto l’Antico Testamento è un albero secco. Esso è come l’albero che deve produrre un solo frutto. Se questo frutto da esso non è prodotto, a nulla serve. Lo si può tagliare e gettare nel fuoco. È albero sterile. Ma se l’albero è sterile, anche Dio è sterile. Anche Lui si deve abolire. Non è vero Dio. Dice una Parola che poi non si compie, non si verifica, non avviene. Invece l’albero ha prodotto il suo frutto. Ora tutti coloro che vogliono vivere devono nutrirsi di questo solo ed unico frutto. Se non si nutrono, la loro fede non è vera. Sarebbe contraddittoria. Si attende il frutto. Il frutto viene. Lo si rifiuta. Non lo si vuole gustare. Allora perché attendere il frutto? È già stato prodotto. L’albero ha portato a compimento la sua missione. Ora se l’albero che lo ha prodotto vuole vivere è del suo frutto che si deve nutrire, altrimenti non solo rimane in un’attesa inutile, viene meno nella sua fede, poiché la sua fede è che anch’esso dovrà mangiare il frutto del suo albero se vuole entrare nella benedizione promessa da Dio ad Abramo.
Seconda verità anch’essa necessaria. Quanto la profezia annunzia non deve essere inteso in senso fisico, materiale, bensì spirituale. Il Messia del Signore viene per un solo motivo: per riportare ogni uomo nella sua duplice verità: verità del Padre celeste e verità della sua umanità. Poiché è verità sia di Dio che dell’uomo, che ogni uomo è proprietà di Dio per creazione, il Messia viene per liberare l’uomo dalla schiavitù di Satana e condurlo al servizio del suo unico e solo Signore che è il suo Creatore. Ma l’uomo è nel peccato. Il Messia viene per annunziargli che il Padre suo concede il perdono di ogni peccato a tutti coloro che si lasciano fare nuovi dallo Spirito Santo che il Figlio suo verserà loro dalla croce. Perché allora i miracoli e a cosa servono? I miracoli e ogni altro segno serve ad attestare che Gesù è Dio, Figlio di Dio, vero suo inviato, vero suo Messia, vero Salvatore e Liberatore dell’umanità. I miracoli non sono fini in Cristo Gesù, sono mezzi. Come mezzi di evangelizzazione sono i segni che Mosè ha compiuto in Egitto. I segni servivano per convincere il Faraone che il Dio di Mosè non solo è più grande di tutti gli altri dèi, che è il più grande in assoluto, ma anche che nessuno può ostacolarlo nel compiere ciò che vuole.
Alleluia. Lodate il nome del Signore, lodatelo, servi del Signore, voi che state nella casa del Signore, negli atri della casa del nostro Dio. Lodate il Signore, perché il Signore è buono; cantate inni al suo nome, perché è amabile. Il Signore si è scelto Giacobbe, Israele come sua proprietà. Sì, riconosco che il Signore è grande, il Signore nostro più di tutti gli dèi. Tutto ciò che vuole il Signore lo compie in cielo e sulla terra, nei mari e in tutti gli abissi. Fa salire le nubi dall’estremità della terra, produce le folgori per la pioggia, dalle sue riserve libera il vento. Egli colpì i primogeniti d’Egitto, dagli uomini fino al bestiame. Mandò segni e prodigi in mezzo a te, Egitto, contro il faraone e tutti i suoi ministri.
Colpì numerose nazioni e uccise sovrani potenti: Sicon, re degli Amorrei, Og, re di Basan, e tutti i regni di Canaan. Diede in eredità la loro terra, in eredità a Israele suo popolo. Signore, il tuo nome è per sempre; Signore, il tuo ricordo di generazione in generazione. Sì, il Signore fa giustizia al suo popolo e dei suoi servi ha compassione. Gli idoli delle nazioni sono argento e oro, opera delle mani dell’uomo. Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non odono; no, non c’è respiro nella loro bocca. Diventi come loro chi li fabbrica e chiunque in essi confida. Benedici il Signore, casa d’Israele; benedici il Signore, casa di Aronne; benedici il Signore, casa di Levi; voi che temete il Signore, benedite il Signore. Da Sion, benedetto il Signore, che abita in Gerusalemme! Alleluia (Sal 135 (134) 1-21).
Tutto ciò che appartiene alla materia, viene poi dato dal Padre celeste, una volta che si è ritornati sotto la sua Signoria. È grande errore trasformare le opere di carità in fini per il cristiano. Essi servono solo ad attestare che lui è di Cristo e ama in Cristo, secondo Cristo. Parla dal cuore di Cristo e dice le parole di Cristo, mostra Cristo presente nella sua vita, perché l’altro si possa convincere e aderire alla Parola che lui gli annunzia. Quando invece si trasformano i mezzi in fine, è allora che la missione non si compie più. Se l’altro non viene invitato espressamente alla fede nel Vangelo, a convertirsi, ad uscire dal regno del principe di questo mondo per entrare nel regno di Gesù Signore, tutta la missione è vana, anche le opere di carità sono vane. A che serve dare un pezzo di pane, se poi l’altro perde l’anima e finisce nel fuoco dell’inferno per la nostra mancata evangelizzazione? È giusto che tutti riflettiamo sul dovere di portare il lieto annunzio ai poveri e i poveri di cui parla Gesù sono quanti attendono Dio, quanti non lo conoscono e sono costretti a vivere sotto la pesante schiavitù di Satana.
Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore, il giorno di vendetta del nostro Dio, per consolare tutti gli afflitti, per dare agli afflitti di Sion una corona invece della cenere, olio di letizia invece dell’abito da lutto, veste di lode invece di uno spirito mesto.
Essi si chiameranno querce di giustizia, piantagione del Signore, per manifestare la sua gloria. Riedificheranno le rovine antiche, ricostruiranno i vecchi ruderi, restaureranno le città desolate, i luoghi devastati dalle generazioni passate. Ci saranno estranei a pascere le vostre greggi e figli di stranieri saranno vostri contadini e vignaioli. Voi sarete chiamati sacerdoti del Signore, ministri del nostro Dio sarete detti. Vi nutrirete delle ricchezze delle nazioni, vi vanterete dei loro beni. Invece della loro vergogna riceveranno il doppio, invece dell’insulto avranno in sorte grida di gioia; per questo erediteranno il doppio nella loro terra, avranno una gioia eterna.
Perché io sono il Signore che amo il diritto e odio la rapina e l’ingiustizia: io darò loro fedelmente il salario, concluderò con loro un’alleanza eterna. Sarà famosa tra le genti la loro stirpe, la loro discendenza in mezzo ai popoli. Coloro che li vedranno riconosceranno che essi sono la stirpe benedetta dal Signore.
Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza, mi ha avvolto con il mantello della giustizia, come uno sposo si mette il diadema e come una sposa si adorna di gioielli. Poiché, come la terra produce i suoi germogli e come un giardino fa germogliare i suoi semi, così il Signore Dio farà germogliare la giustizia e la lode davanti a tutte le genti (Is 61,1-11).
Come Gesù comprendeva ogni profezia del Padre perché lo Spirito Santo gliela spiegava secondo la mente del Padre e non secondo quella degli scribi e dei farisei, così anche noi dobbiamo lasciarci spiegare la Parola dallo Spirito del Signore. Non sono i metodi scientifici che ci spiegano la Parola. Il solo abilitato a spiegarcela è lo Spirito Santo di Dio. Se Lui non ce la spiega, noi possediamo la lettera, siamo senza lo Spirito e nulla comprendiamo. Leggiamo in essi solo i pensieri del nostro cuore e i desideri del nostro spirito, mai scopriremo in essa un solo pensiero e un solo desiderio del nostro Dio. Nulla è necessario all’uomo più dello Spirito Santo. Chiunque apre la Scrittura sappia che ogni Parola contenuta in essa è sigillata con sette sigilli. Chi è abilitato ad aprirli secondo il suo cuore e non il nostro, è solo lo Spirito di Dio. Glielo chiediamo con umiltà, Lui li apre. Non glielo chiediamo, Lui li tiene chiusi. I nostri metodi mai li potranno aprire. La parola resterà per noi muta in eterno.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, ricolmateci di Spirito Santo.
Ecco, arriva il tuo salvatore
Isaia è il creatore della vera speranza. La speranza, quella vera, è il frutto più nobile della fede. È sufficiente sapere cosa è la fede e all’istante si saprà anche cosa è la speranza. La fede è certezza che la Parola di Dio è infallibilmente vera. Cosa è la speranza? È il compimento di ogni Parola di bene che il Signore ha pronunziato per chi fonda la sua vita sulla sua Parola. Chi si pianta nella Parola di Dio, sempre produrrà il frutto che la Parola annunzia e contiene in sé. Così come la disperazione è l’altro frutto della Parola. È quanto essa annunzia che si compirà per il nostro male e non per il nostro bene. Adamo è nel Giardino dell’Eden. Il Signore gli dice: Se mangi dell’albero della vita rimani in vita. Se mangi dell’albero della conoscenza del bene e del male, muori. La vera speranza dell’uomo è la vita. La morte è la sua disperazione.
Qual è la speranza che annunzia Isaia? Lui profetizza al suo popolo che ormai è nella conversione del cuore, che il Signore sta venendo per liberarlo dalla dura schiavitù di Babilonia. Dio mai si dimentica di una sola sua Parola. Quando il suo popolo è nella Parola, Dio sempre deve creare la speranza. Se invece non è nella Parola, il non essere in essa, crea per il popolo solo disperazione. Non è Dio che crea la disperazione. È l’uomo che è uscito dalla Parola della sua vita e della sua speranza.
Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo, finché non sorga come aurora la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada. Allora le genti vedranno la tua giustizia, tutti i re la tua gloria; sarai chiamata con un nome nuovo, che la bocca del Signore indicherà.
Sarai una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio. Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma sarai chiamata Mia Gioia e la tua terra Sposata, perché il Signore troverà in te la sua delizia e la tua terra avrà uno sposo.
Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposeranno i tuoi figli; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te. Sulle tue mura, Gerusalemme, ho posto sentinelle; per tutto il giorno e tutta la notte non taceranno mai.
Voi, che risvegliate il ricordo del Signore, non concedetevi riposo né a lui date riposo, finché non abbia ristabilito Gerusalemme e ne abbia fatto oggetto di lode sulla terra.
Il Signore ha giurato con la sua destra e con il suo braccio potente: «Mai più darò il tuo grano in cibo ai tuoi nemici, mai più gli stranieri berranno il vino per il quale tu hai faticato. No! Coloro che avranno raccolto il grano, lo mangeranno e canteranno inni al Signore, coloro che avranno vendemmiato berranno il vino nei cortili del mio santuario.
Passate, passate per le porte, sgombrate la via al popolo, spianate, spianate la strada, liberatela dalle pietre, innalzate un vessillo per i popoli». Ecco ciò che il Signore fa sentire all’estremità della terra: «Dite alla figlia di Sion: “Ecco, arriva il tuo salvatore; ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede”. Li chiameranno “Popolo santo”, “Redenti del Signore”. E tu sarai chiamata Ricercata, “Città non abbandonata”» (Is 62,1-12).
Dio e la sua Parola sono una cosa sola. Ogni sua Parola infallibilmente si compie. Non tutte le Parole di Dio sono uguali. Ci sono Parole che impegnano Lui direttamente e ci sono Parole che impegnano noi. Quelle che impegnano Lui, sempre Lui le compie, qualsiasi cosa l’uomo faccia o non faccia. Lui ha promesso che la Vergine partorirà e la Vergine ha partorito. Lui ha promesso che manderà il suo Messia e il Messia è venuto. Lui ha promesso che nella conversione darà sempre il suo perdono e sempre il perdono ha dato e darà. Lui ha promesso che se non ci convertiremo, periremo e di sicuro periremo se non abbandoniamo il principe di questo mondo per camminare nella sua Parola, a suo servizio. Lui ha detto che darà la sua misericordia a quanti sono misericordiosi. Nessuno speri di ottenere misericordia se non è misericordioso. La condizione deve porla in essere l’uomo e allora la Parola produrrà il suo frutto.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci profeti di vera speranza.