Buon Natale con la Madre di Dio
Allora Maria disse: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta, in Dio mio Salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva
Dopo che l’Angelo ha parlato, Maria si dichiara “La serva del Signore”. Dopo che Elisabetta nello Spirito Santo, le ha manifestato il suo mistero, Maria prende la parola per lodare il suo Dio: “Allora Maria disse”. È cosa buona, anzi più che giusta, chiedersi: quando Maria dice? Un confronto con Mosè e con la stessa Anna, la madre di Samuele, ci aiuta a cogliere la differenza che manifesta tutta la grandezza della fede della Madre di Dio. La sua è una fede mai esistita prima.
Allora Mosè e gli Israeliti cantarono questo canto al Signore e dissero: «Voglio cantare al Signore, perché ha mirabilmente trionfato: cavallo e cavaliere ha gettato nel mare. Mia forza e mio canto è il Signore, egli è stato la mia salvezza. È il mio Dio: lo voglio lodare, il Dio di mio padre: lo voglio esaltare! Il Signore è un guerriero, Signore è il suo nome. I carri del faraone e il suo esercito li ha scagliati nel mare; i suoi combattenti scelti furono sommersi nel Mar Rosso. Gli abissi li ricoprirono, sprofondarono come pietra. La tua destra, Signore, è gloriosa per la potenza, la tua destra, Signore, annienta il nemico; con sublime maestà abbatti i tuoi avversari, scateni il tuo furore, che li divora come paglia. Al soffio della tua ira si accumularono le acque, si alzarono le onde come un argine, si rappresero gli abissi nel fondo del mare.
Il nemico aveva detto: “Inseguirò, raggiungerò, spartirò il bottino, se ne sazierà la mia brama; sfodererò la spada, li conquisterà la mia mano!”. Soffiasti con il tuo alito: li ricoprì il mare, sprofondarono come piombo in acque profonde. Chi è come te fra gli dèi, Signore? Chi è come te, maestoso in santità, terribile nelle imprese, autore di prodigi? Stendesti la destra: li inghiottì la terra. Guidasti con il tuo amore questo popolo che hai riscattato, lo conducesti con la tua potenza alla tua santa dimora. Udirono i popoli: sono atterriti. L’angoscia afferrò gli abitanti della Filistea. Allora si sono spaventati i capi di Edom, il pànico prende i potenti di Moab; hanno tremato tutti gli abitanti di Canaan. Piómbino su di loro paura e terrore; per la potenza del tuo braccio restino muti come pietra, finché sia passato il tuo popolo, Signore, finché sia passato questo tuo popolo, che ti sei acquistato. Tu lo fai entrare e lo pianti sul monte della tua eredità, luogo che per tua dimora, Signore, hai preparato, santuario che le tue mani, Signore, hanno fondato. Il Signore regni in eterno e per sempre!». Quando i cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri furono entrati nel mare, il Signore fece tornare sopra di essi le acque del mare, mentre gli Israeliti avevano camminato sull’asciutto in mezzo al mare. Allora Maria, la profetessa, sorella di Aronne, prese in mano un tamburello: dietro a lei uscirono le donne con i tamburelli e con danze. Maria intonò per loro il ritornello: «Cantate al Signore, perché ha mirabilmente trionfato: cavallo e cavaliere ha gettato nel mare!» (Es 15,1-21).
Allora Anna pregò così: «Il mio cuore esulta nel Signore, la mia forza s’innalza grazie al mio Dio. Si apre la mia bocca contro i miei nemici, perché io gioisco per la tua salvezza. Non c’è santo come il Signore, perché non c’è altri all’infuori di te e non c’è roccia come il nostro Dio. Non moltiplicate i discorsi superbi, dalla vostra bocca non esca arroganza, perché il Signore è un Dio che sa tutto e da lui sono ponderate le azioni. L’arco dei forti s’è spezzato, ma i deboli si sono rivestiti di vigore. I sazi si sono venduti per un pane, hanno smesso di farlo gli affamati. La sterile ha partorito sette volte e la ricca di figli è sfiorita. Il Signore fa morire e fa vivere, scendere agli inferi e risalire. Il Signore rende povero e arricchisce, abbassa ed esalta. Solleva dalla polvere il debole, dall’immondizia rialza il povero, per farli sedere con i nobili e assegnare loro un trono di gloria. Perché al Signore appartengono i cardini della terra e su di essi egli poggia il mondo. Sui passi dei suoi fedeli egli veglia, ma i malvagi tacciono nelle tenebre. Poiché con la sua forza l’uomo non prevale. Il Signore distruggerà i suoi avversari! Contro di essi tuonerà dal cielo. Il Signore giudicherà le estremità della terra; darà forza al suo re, innalzerà la potenza del suo consacrato» (1Sam 2,1-10).
Quando il popolo canta l’inno di lode e di benedizione al suo Signore? Quando vede il Faraone e il suo esercito in fondo al Mare. Quando è dall’altra parte del Mare. Quando Anna canta la sua lode al suo Dio? Quando ha avuto il figlio. Dopo che ha visto l’esaudimento della sua preghiera. Quando invece canta il suo “Magnificat” la Madre di Dio? Quando nulla ancora è compiuto. Quando tutto è visto con gli occhi della più pura fede. Lei fa sempre la differenza nella fede.
La Vergine Maria inizia il suo canto di lode, dicendo che la sua anima magnifica il Signore: “L’anima mia magnifica il Signore”. La sua anima vuole rendere grande il Signore, grandissimo. Su quale fondamento e perché la sua anima ha questo desiderio di proclamare che il suo Dio è grande, è grande senza misura, è l’eccelso, l’insuperabile, colui oltre il quale nulla esiste di più grande? Lasciandoci aiutare dalla Scrittura Antica anche in questo desiderio della Madre di Dio, troveremo la differenza che distingue il suo cuore da ogni altro cuore che magnifica il Signore.
Davide chiede al Signore che il suo nome venga per sempre magnificato e suggerisce anche la formula: “Il Signore degli eserciti è il Dio d’Israele”. Il Signore è grande perché è il Dio degli eserciti, il Dio onnipotente, il Dio che compie ciò che vuole sulla terra e nei cieli. Davide loda il Signore perché gli ha promesso che il suo trono sarebbe rimasto stabile in eterno.
Allora il re Davide andò a presentarsi davanti al Signore e disse: «Chi sono io, Signore Dio, e che cos’è la mia casa, perché tu mi abbia condotto fin qui? E questo è parso ancora poca cosa ai tuoi occhi, Signore Dio: tu hai parlato anche della casa del tuo servo per un lontano avvenire: e questa è la legge per l’uomo, Signore Dio! Che cosa potrebbe dirti di più Davide? Tu conosci il tuo servo, Signore Dio! Per amore della tua parola e secondo il tuo cuore, hai compiuto tutte queste grandi cose, manifestandole al tuo servo. Tu sei davvero grande, Signore Dio! Nessuno è come te e non vi è altro Dio fuori di te, proprio come abbiamo udito con i nostri orecchi. E chi è come il tuo popolo, come Israele, unica nazione sulla terra che Dio è venuto a riscattare come popolo per sé e a dargli un nome operando cose grandi e stupende, per la tua terra, davanti al tuo popolo che ti sei riscattato dalla nazione d’Egitto e dai suoi dèi? Hai stabilito il tuo popolo Israele come popolo tuo per sempre, e tu, Signore, sei diventato Dio per loro.
Ora, Signore Dio, la parola che hai pronunciato sul tuo servo e sulla sua casa confermala per sempre e fa’ come hai detto. Il tuo nome sia magnificato per sempre così: “Il Signore degli eserciti è il Dio d’Israele!”. La casa del tuo servo Davide sia dunque stabile davanti a te! Poiché tu, Signore degli eserciti, Dio d’Israele, hai rivelato questo al tuo servo e gli hai detto: “Io ti edificherò una casa!”. Perciò il tuo servo ha trovato l’ardire di rivolgerti questa preghiera. Ora, Signore Dio, tu sei Dio, le tue parole sono verità. Hai fatto al tuo servo queste belle promesse. Dégnati dunque di benedire ora la casa del tuo servo, perché sia sempre dinanzi a te! Poiché tu, Signore Dio, hai parlato e per la tua benedizione la casa del tuo servo è benedetta per sempre!» (2Sam 7,18-29. Cfr. 1Cr 17, 16-27).
Anche il Salmista vuole innalzare la magnificenza del Signore sopra i cieli. Se i cieli sono belli, se l’uomo è sua opera stupenda, quanto più bello è il Signore e quanto più grande. La sua magnificenza è sopra ogni altra magnificenza, anzi è la sorgente di ogni magnificenza creata.
O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra! Voglio innalzare sopra i cieli la tua magnificenza, con la bocca di bambini e di lattanti: hai posto una difesa contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli. Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi? Davvero l’hai fatto poco meno di un dio, di gloria e di onore lo hai coronato. Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi: tutte le greggi e gli armenti e anche le bestie della campagna, gli uccelli del cielo e i pesci del mare, ogni essere che percorre le vie dei mari. O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra! (Sal 8,1-10).
La vergine Maria non loda il Signore per le grandi cose da Lui fatte. Non contempla né la terra, né il Cielo, né gli Angeli, né altra creatura da Lui chiamata all’essere. Questa contemplazione appartiene a tutta la Scrittura Antica. Essa vede la creazione, vede le stupende opere di Dio, le grandi e meravigliose sue opere e grida al suo Signore lo stupore del cuore e dell’anima. La Madre di Dio va ben oltre queste cose. Queste cose sono un nulla, ma veramente un nulla dinanzi a ciò che il Signore sta compiendo ed è sotto i suoi occhi. Per questa sua opera va magnificato.
Non solo l’anima della Vergine Maria vuole magnificare il Signore, anche il suo spirito desidera esultare nel suo Dio, nel suo Salvatore: “E il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore”.
Un uomo giusto, retto, non può non lodare il Signore, non può non esultare nel suo Signore. Poiché retto e giusto, sa che tutto il bene viene dal Signore. Non vi è nulla sulla terra e nei cieli che non venga da Lui. Solo il male non viene da Lui, perché esso ha origine dalla creatura. Il Signore invece è colui che tutto compie in vista del più grande bene di tutti.
Esultate, o giusti, nel Signore; per gli uomini retti è bella la lode. Lodate il Signore con la cetra, con l’arpa a dieci corde a lui cantate. Cantate al Signore un canto nuovo, con arte suonate la cetra e acclamate, perché retta è la parola del Signore e fedele ogni sua opera. Egli ama la giustizia e il diritto; dell’amore del Signore è piena la terra. Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio della sua bocca ogni loro schiera. Come in un otre raccoglie le acque del mare, chiude in riserve gli abissi. Tema il Signore tutta la terra, tremino davanti a lui gli abitanti del mondo, perché egli parlò e tutto fu creato, comandò e tutto fu compiuto. Il Signore annulla i disegni delle nazioni, rende vani i progetti dei popoli. Ma il disegno del Signore sussiste per sempre, i progetti del suo cuore per tutte le generazioni. Beata la nazione che ha il Signore come Dio, il popolo che egli ha scelto come sua eredità.
Il Signore guarda dal cielo: egli vede tutti gli uomini; dal trono dove siede scruta tutti gli abitanti della terra, lui, che di ognuno ha plasmato il cuore e ne comprende tutte le opere. Il re non si salva per un grande esercito né un prode scampa per il suo grande vigore. Un’illusione è il cavallo per la vittoria, e neppure un grande esercito può dare salvezza. Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme, su chi spera nel suo amore, per liberarlo dalla morte e nutrirlo in tempo di fame. L’anima nostra attende il Signore: egli è nostro aiuto e nostro scudo. È in lui che gioisce il nostro cuore, nel suo santo nome noi confidiamo. Su di noi sia il tuo amore, Signore, come da te noi speriamo (Sal 33 (32) 1-22).
Chi dona la salvezza se non il Signore? Chi opera il bene se non il nostro Dio? Chi protegge dal male se non il Signore onnipotente? Chi contempla il Signore, chi sa contemplarlo, non può non confessare che è il Signore la sorgente di tutto il bene che lo avvolge. Nulla è dall’uomo, tutto invece è dal suo Dio e per questo si deve esultare, gioire, rallegrarsi.
O Dio, tu sei il mio Dio, dall’aurora io ti cerco, ha sete di te l’anima mia, desidera te la mia carne in terra arida, assetata, senz’acqua. Così nel santuario ti ho contemplato, guardando la tua potenza e la tua gloria. Poiché il tuo amore vale più della vita, le mie labbra canteranno la tua lode. Così ti benedirò per tutta la vita: nel tuo nome alzerò le mie mani. Come saziato dai cibi migliori, con labbra gioiose ti loderà la mia bocca. Quando nel mio letto di te mi ricordo e penso a te nelle veglie notturne, a te che sei stato il mio aiuto, esulto di gioia all’ombra delle tue ali. A te si stringe l’anima mia: la tua destra mi sostiene. Ma quelli che cercano di rovinarmi sprofondino sotto terra, siano consegnati in mano alla spada, divengano preda di sciacalli. Il re troverà in Dio la sua gioia; si glorierà chi giura per lui, perché ai mentitori verrà chiusa la bocca (Sal 63 (1-12).
Per la Madre di Dio, vi sono ragioni più profonde per esultare nel suo Dio, nel suo Salvatore. Lo abbiamo già detto, è giusto che questa verità venga ribadita: la Vergine Maria è infinitamente oltre quanto su Dio è stato detto in tutta la Scrittura Santa. Lei è ben oltre Mosè, oltre Davide, oltre i Salmisti, oltre i Profeti, oltre ogni Saggio, oltre ogni Agiografo, oltre tutto quanto su Dio è stato rivelato, pensato, profetizzato, manifestato, scritto, compreso. Poiché Lei è tutta intessuta di grazia, piena di Dio, ricolma di Spirito Santo, adesso anche nella sua carne porta il Figlio dell’Altissimo, meglio il Figlio dell’Altissimo è anche carne della sua e dalla sua carne, ciò che il Signore manifesta a Lei non lo ha mai manifestato a nessun altro. Lei è nell’ordine di un’altra magnificenza, un’altra esaltazione, un’altra glorificazione, un’altra celebrazione del suo Signore e Salvatore. Lei è dove nessuno mai finora è giunto, neanche per divina ispirazione.
Ora finalmente la Vergine Maria svela il motivo per cui Lei la sua anima magnifica il Signore e il suo spirito esulta, in Dio, suo Salvatore: “Perché ha guardato l’umiltà della sua serva”. Il Signore ha osservato, ha scrutato la terra, ha visto tutte le sue creature e chi più e chi meno sono in qualche modo tutte piene di sé. Dio invece ha trovate Lei vuota di sé. Nulla che vi è in Lei appartiene a Lei, viene da Lei. Tutto è invece in Lei opera del suo Signore.
L’umiltà della Vergine Maria non appartiene all’ordine morale. Nel senso che lei si vede creatura di Dio, vede il suo Signore alto, potente, stupendo, e di conseguenza confessa il suo essere creatura. Questa non è la verità cantata da Maria, la verità per la quale Lei magnifica ed esulta. L’umiltà di Maria è tutta da collocarsi nell’ordine teologale. Maria è la sola creatura presa da Dio dal primo attimo del suo concepimento e da Lui modellata sempre secondo il suo cuore.
La Vergine Maria vede se stessa tutta opera del suo Dio. Nulla a Lei viene dalla terra, dal suo cuore, dalla sua mente, dai suoi desideri, dai suoi pensieri. Nulla viene dagli uomini. Lei non è un frutto della storia, sia del bene che del male, sia della giustizia che dell’ingiustizia, sia della grazia che del peccato, sia dei meriti che dei demeriti che sempre accompagnano la vita degli uomini. La storia dinanzi a Lei si ferma, si arresta. La storia su di Lei non ha alcun potere.
Lei non è neanche creta nelle mani del vasaio. La creta possiede una sua natura, un suo essere. Certo, il vasaio la modella come lui vuole, le dona la forma che vuole, costruisce il vaso o l’oggetto che vuole. Ma l’essenza, la natura gli è data. Lui modella l’esistente. Noi siamo creta di peccato, la storia questo ha fatto di noi. Dio ci prende e come un vasaio ci dona forma, nella misura in cui può darci forma, essendo la nostra creta non solo creta, ma anche duro ferro.
Di Maria invece questa verità non si può affermare. Dio fin dal primo istante ha formato la creta, impastandola tutta con la sua grazia, evitando e impedendo che un solo granello di peccato si infiltrasse in essa. Formata la creta secondo la sua volontà e i bisogni futuri dell’opera che Lui vuole realizzare in essa, sempre il Signore attimo dopo attimo, senza mai togliere lo sguardo da essa, ha curato la sua creta perché risultasse perfetta nelle sue mani.
Se vogliamo lasciarci aiutare da una similitudine, non ne possiamo trovare una migliore in tutta la Scrittura, sia del Nuovo che dell’Antico Testamento, della parabola della zizzania. È detto in questa parabola che il padrone seminò del buon seme nel suo campo. Mentre però tutti dormivano, venne il suo nemico e seminò la zizzania. Pensiamo al Paradiso Terrestre. Dio non era nel Giardino. Venne il serpente e seminò la superbia nel cuore della donna.
Questo con la Vergine Maria mai è avvenuto. Gli occhi del Signore erano sempre rivolti verso questa sua creatura. Neanche per un istante li ha tolti da essa per dirigerli altrove. Sempre fissi sulla sua opera, perché nessuna creatura in qualche modo potesse inquinarla. Possiamo ben dire che Maria è stata sempre custodita nel cuore di Dio. Questo è il suo giardino. In questo Paradiso Divino non vi è alcun posto per Satana. A lui è vietato ogni accesso.
Possiamo affermare che la Vergine Maria è la perfetta antitesi di Lucifero. Lui, Angelo di luce, si proclamò Dio per la sua superbia. Lei, quasi di luce divina, grida il suo niente dinanzi al Signore. Lucifero era una modesta fiammella di luce di candela e dinanzi al sole di Dio si proclama sole. Grandissima stoltezza e insipienza. Maria è invece più lucente del sole e si tutte le altre stelle e cosa dice di sé? La mia è una luce invisibile dinanzi a quella del mio Dio.
Ecco la fede di Maria: Lui, il Signore mi ha fatto, mi ha voluto così, mi ha impastato a suo piacimento, mi ha scelto secondo la sua volontà. Chi sono io? Solo opera di Dio, solo per opera di Dio. Non sono neanche creta nelle sue mani. Faccia di me cioè vuole, mi usi secondo il suo cuore, mi porti dove vuole, si serva di me secondo la sua volontà. Io non mi appartengo. Anche la mia volontà Lui l’ha fatta per essere solo sua. Così il mio cuore, la mia anima, il mio corpo.
Se la Vergine Maria ci prestasse per un attimo il suo cuore, vedremmo Dio e in Dio vedremmo noi stessi sotto altra luce. Vedremmo l’infinito amore con il quale il Signore ci ama.
Se riuscissimo a guardare quel Bambino posto nella mangiatoia con i suoi occhi e amarlo con il suo cuore, di certo per noi il Natale sarebbe veramente diverso.
Buon Natale!