Commento teologico alla prima lettura – novembre 2018
VEDRANNO IL SUO VOLTO
Ap 22,1-7, Sal 94; Lc 21,34-36
1 DICEMBRE
Il volto di Dio è simile al sole. Da esso si prigiona la vita per l’uomo. Vedere il volto di Dio è godere in eterno una vita sempre nuova, una vita come quella del Signore.
Molti dicono: “Chi ci farà vedere il bene?”. Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto (Sal 4, 7). Giusto è il Signore, ama le cose giuste; gli uomini retti vedranno il suo volto (Sal 10, 7). Fino a quando, Signore, continuerai a dimenticarmi? Fino a quando mi nasconderai il tuo volto? (Sal 12, 2). Ma io per la giustizia contemplerò il tuo volto, al risveglio mi sazierò della tua presenza (Sal 16, 15). lo fai oggetto di benedizione per sempre, lo inondi di gioia dinanzi al tuo volto (Sal 20, 7). Perché egli non ha disprezzato né sdegnato l’afflizione del misero, non gli ha nascosto il suo volto, ma, al suo grido d’aiuto, lo ha esaudito (Sal 21, 25). Ecco la generazione che lo cerca, che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe (Sal 23, 6). Di te ha detto il mio cuore: “Cercate il suo volto”; il tuo volto, Signore, io cerco (Sal 26, 8). Non nascondermi il tuo volto, non respingere con ira il tuo servo. Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, non abbandonarmi, Dio della mia salvezza (Sal 26, 9). Nella tua bontà, o Signore, mi hai posto su un monte sicuro; ma quando hai nascosto il tuo volto, io sono stato turbato (Sal 29, 8). Fa’ splendere il tuo volto sul tuo servo, salvami per la tua misericordia (Sal 30, 17). Tu li nascondi al riparo del tuo volto, lontano dagli intrighi degli uomini; li metti al sicuro nella tua tenda, lontano dalla rissa delle lingue (Sal 30, 21). L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio? (Sal 41, 3). Perché ti rattristi, anima mia, perché su di me gemi? Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del mio volto e mio Dio (Sal 41, 6). Poiché non con la spada conquistarono la terra, né fu il loro braccio a salvarli; ma il tuo braccio e la tua destra e la luce del tuo volto, perché tu li amavi (Sal 43, 4).
Dio abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il suo volto (Sal 66, 2). Non nascondere il volto al tuo servo, sono in pericolo: presto, rispondimi (Sal 68, 18). Rialzaci, Signore, nostro Dio, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.(Sal 79, 4). Quelli che l’arsero col fuoco e la recisero, periranno alla minaccia del tuo volto (Sal 79, 17). Rialzaci, Signore, Dio degli eserciti, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi (Sal 79, 20). Perché, Signore, mi respingi, perché mi nascondi il tuo volto? (Sal 87, 15). Giustizia e diritto sono la base del tuo trono, grazia e fedeltà precedono il tuo volto.)Sal 88, 15). Beato il popolo che ti sa acclamare e cammina, o Signore, alla luce del tuo volto (Sal 88, 16). Non nascondermi il tuo volto; nel giorno della mia angoscia piega verso di me l’orecchio. Quando ti invoco: presto, rispondimi.(Sal 101, 3). Se nascondi il tuo volto, vengono meno, togli loro il respiro, muoiono e ritornano nella loro polvere (Sal 103, 29). Cercate il Signore e la sua potenza, cercate sempre il suo volto (Sal 104, 4). Fa’ risplendere il volto sul tuo servo e insegnami i tuoi comandamenti (Sal 118, 135). Venga al tuo volto la mia supplica, salvami secondo la tua promessa (Sal 118, 170). Per amore di Davide tuo servo non respingere il volto del tuo consacrato (Sal 131, 10).
Oggi è questo desiderio che è venuto meno nel cristiano. Non vi è più nel suo cuore l’anelito di contemplare il volto di Dio e senza questa spinta verso l’eternità, la terra ingoia l’uomo più che le sabbie mobili. È questa una delle cause che spiegano lo “spiaggiamento” della religione cattolica. I falsi profeti le hanno annunziato che questo anelito non serve. Il Paradiso è dato a tutti. Si vive come se Dio non esistesse.
E mi mostrò poi un fiume d’acqua viva, limpido come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell’Agnello. In mezzo alla piazza della città, e da una parte e dall’altra del fiume, si trova un albero di vita che dà frutti dodici volte all’anno, portando frutto ogni mese; le foglie dell’albero servono a guarire le nazioni. E non vi sarà più maledizione. Nella città vi sarà il trono di Dio e dell’Agnello: i suoi servi lo adoreranno; vedranno il suo volto e porteranno il suo nome sulla fronte. Non vi sarà più notte, e non avranno più bisogno di luce di lampada né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà. E regneranno nei secoli dei secoli. E mi disse: «Queste parole sono certe e vere. Il Signore, il Dio che ispira i profeti, ha mandato il suo angelo per mostrare ai suoi servi le cose che devono accadere tra breve. Ecco, io vengo presto. Beato chi custodisce le parole profetiche di questo libro».
Se il discepolo di Gesù non vive lui attinge oggi vita dal volto del suo Cristo, potrà mai indicare ad altri la sorgente della vera vita? Mai. Condanna il mondo alla morte perenne. Ma condanna anche se stesso alla morte eterna. Dalla vita si passa alla vita.
Madre della Vita, Angeli, Santi, fateci essere dalla contemplazione del volto di Gesù.
FARÒ GERMOGLIARE PER DAVIDE UN GERMOGLIO
Ger 33,14-16; Sal 24; 1 Ts 3,12-4,2; Lc 21,25-28.34-36
2 DICEMBRE – I DOMENICA DI AVVENTO
La prima promessa sul re- o il Consacrato o il Cristo o il Messia – dal regno eterno è quella fatta da Dio a Davide per mezzo del profeta Natan. In verità questo primo annunzio contiene sola una verità: dalla discendenza di Davide nascerà un figlio il cui regno non finirà mai. Resterà nel tempo e nell’eternità. Non ci sarà per esso un termine. Rimarrà sempre per sempre, così come Dio rimane sempre per sempre.
Ora dunque dirai al mio servo Davide: Così dice il Signore degli eserciti: “Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio popolo Israele. Sono stato con te dovunque sei andato, ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra. Fisserò un luogo per Israele, mio popolo, e ve lo pianterò perché vi abiti e non tremi più e i malfattori non lo opprimano come in passato e come dal giorno in cui avevo stabilito dei giudici sul mio popolo Israele. Ti darò riposo da tutti i tuoi nemici. Il Signore ti annuncia che farà a te una casa. Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile il trono del suo regno per sempre. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio. Se farà il male, lo colpirò con verga d’uomo e con percosse di figli d’uomo, ma non ritirerò da lui il mio amore, come l’ho ritirato da Saul, che ho rimosso di fronte a te. La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a te, il tuo trono sarà reso stabile per sempre”». Natan parlò a Davide secondo tutte queste parole e secondo tutta questa visione (2Sam 7,8-17).
Man mano che il tempo scorre il Signore sempre aggiunge a questa promessa nuove parole, nuove verità. Leggendole l’una dopo le altre la figura del Messia si manifesta quasi nella sua pienezza, che tuttavia rimane velata, adombrata, assai misteriosa. La luce piena non le può venire se non dal suo compimento storico e dalle ulteriori verità sempre rivelate dallo Spirito Santo attraverso gli agiografi del Nuovo Testamento. La verità piena si raggiunge con il Prologo del Quarto Vangelo, nel quale viene dichiarata l’Eternità, la Divinità, l’Incarnazione, la vera figliolanza dal Padre di Gesù Signore.
Un errore che mai va fatto per chi vuole conoscere il mistero di Cristo Gesù è leggere in modo separato sia gli Agiografi dell’Antico e del Nuovo Testamento, gli uni senza gli altri, e anche prendere una verità senza le altre o peggio ancora misconoscendola o negandola. È questa vera modalità ereticale che ci allontana dalla purissima verità di Gesù Signore. Tutto Cristo è da tutte le profezie su Cristo. Ma neanche tutta la Scrittura è sufficiente. Occorre anche lo Spirito successivo al Nuovo Testamento che è lo Spirito della Tradizione della Chiesa. Oggi per la più pura conoscenza di Cristo Gesù occorre lo Spirito di oggi che parla al cuore e ne svela il mistero. Lo Spirito Santo sempre va invocato perché sia Lui a condurre ogni mente, oggi, a tutta la verità.
Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa d’Israele e alla casa di Giuda. In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio giusto, che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra. In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla, e sarà chiamata: Signore-nostra-giustizia.
I tempi di Geremia sono fortemente ammantati di tristezza. Idolatria, immoralità, corruzione regnano sovrane nel popolo del Signore. Risuona alta e chiara la Parola del Signore. Questi tempi tristi finiranno. Non certo per volontà dell’uomo, ma perché il Signore farà germogliare per Davide un germoglio giusto, che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra. L’opera è di Dio. Applichiamo questa verità ai nostri tempi non meno fortemente tristi di quelli di Geremia. Solo il Signore potrà trasformare la tristezza in gioia e il lutto in vita. Potrà farlo se anche oggi susciterà non a Davide, ma a Cristo Gesù, un germoglio giusto. Come? Mettendo il suo Santo Spirito nel cuore di un suo discepolo perché agisca con tutta la potenza, la verità, la giustizia, la sapienza di Dio. Se Dio non susciterà questo germoglio giusto, non ci sarà vera salvezza, perché sempre la vera salvezza è il frutto dello Spirito Santo nel cuore dell’uomo.
Vergine Maria, Angeli, Santi, intercedete perché sempre sorgano germogli giusti.
VERRANNO MOLTI POPOLI E DIRANNO
Is 2,1- 5; Sa l 121; Mt 8,5-11
3 DICEMBRE
La profezia di Isaia è ricordata da Gesù alla Donna di Samaria presso il pozzo di Giacobbe. Questa Parola del Signore mai nessuno la dovrà dimenticare. Gesù, la Legge, la Parola del Padre, la Verità, la Vita, la Luce, viene da Gerusalemme, viene cioè dal cuore di Dio, perché Dio abitava nella Citta Santa, nel suo tempio. Quanti hanno ceduto, credono, crederanno in Cristo, sempre devono benedire Dio per il suo popolo dal quale è venuto al mondo il Salvatore e il Redentore e per esso sempre devono pregare perché un giorno Cristo Gesù sia anche la loro gloria. Non c’è dono più grande al mondo di quello che i figli di Abramo hanno fatto: hanno dato al mondo il loro Redentore. Meritano di essere ricordate sia le Parola di Gesù che di Paolo.
I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te» (Gv 4,20-26).
Dico la verità in Cristo, non mento, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo: ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua. Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne. Essi sono Israeliti e hanno l’adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse; a loro appartengono i patriarchi e da loro proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen (Rm 9,1-5).
La salvezza è Cristo Gesù. Non vi sono altri salvatori sulla nostra terra. Celebrare il Natale senza questa verità nel cuore, lo si priva della sua essenza più pura. Oggi vi è una tendenza che è esattamente l’opposto di quanto tutte le profezie annunziano. Esse tutte dicono che i popolo verranno da Gesù Signore. Parola di Dio immutabile nei secoli. I cristiano cosa stanno facendo? Rinunziano a Cristo, alla sua più pura essenza, andando essi dai popoli, come se da essi potrebbe venire salvezza per l’uomo. Il rispetto dell’uomo è amore contemplato nelle nostre Scritture profetiche. Il disprezzo di Cristo e del Padre suo non è per nulla contemplato. La conversione non è dalla verità alla falsità, ma dalla falsità alla verità. Non è da chi è Dio, vero Dio a chi non è Dio vero Dio, ma da chi non è vero Dio a chi è vero Dio. Noi invece stiamo svendendo il vero Dio, il vero Salvatore, il vero Redentore per aderire a chi non è né Dio e né Salvatore.
Messaggio che Isaia, figlio di Amoz, ricevette in visione su Giuda e su Gerusalemme. Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà saldo sulla cima dei monti e s’innalzerà sopra i colli, e ad esso affluiranno tutte le genti. Verranno molti popoli e diranno: «Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri». Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore. Egli sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli. Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra. Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore.
Possiamo anche aggiungere un’altra verità storica. La conversione a Cristo oggi sembra non interessare più ad alcuno. Se neanche più si predica Cristo a quanti ancora non credono in Lui, si potrà mai invitare qualcuno alla conversione. Qualcuno potrebbe obiettare: “Ma io invito in modo indiretto, mostrando la verità del mio Cristo”. Questa via non è sufficiente, neanche è secondo la volontà di Cristo Gesù. Il suo ordine è chiaro: “Andate in tutto il mondo e fate miei discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. Gesù diceva: “Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo”. Parola solo di ieri per ieri?
Madre di Dio, Angeli, Santi, fateci sapienti e saggi annunziatori di Cristo Gesù.
UN VIRGULTO GERMOGLIERÀ DALLE SUE RADICI
Is 11,1-10; Sal 71; Lc 10,21-24
4 DICEMBRE
La speranza vera ha un unico solido fondamento: la Parola di Dio. Non ne esistono altri, per una verità assai semplice da annunziare. La speranza è assoluto governo del futuro che è solo di Dio. È solo Dio perché solo Lui ha una Parola che crea quanto dice. L’uomo non è governatore né del suo presente e né del suo futuro. Se vuole governarlo, seve porlo interamente nelle mani dello Spirito Santo, ponendo se stesso nella Parola di Dio e di Cristo Gesù, prestando ad essa pronta e immediata obbedienza. La storia della salvezza è questo annunzio che il Signore avrebbe un giorno riportato benedizione e vita sulla nostra terra. Questa promessa l’ha fatta prima al serpente, dopo il peccato, e ad Abramo non appena lo ha chiamato e anche dopo.
Allora il Signore Dio disse al serpente: «Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» (Gen 3,14-15). Il Signore disse ad Abram: «Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò. Farò di te una grande nazione e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e possa tu essere una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò, e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra» (Gen 12,1-3). 5L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce» (Gen 22,15-18). Egli credette, saldo nella speranza contro ogni speranza, e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato detto: Così sarà la tua discendenza. Egli non vacillò nella fede, pur vedendo già come morto il proprio corpo – aveva circa cento anni – e morto il seno di Sara. Di fronte alla promessa di Dio non esitò per incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento. Ecco perché gli fu accreditato come giustizia. E non soltanto per lui è stato scritto che gli fu accreditato, ma anche per noi, ai quali deve essere accreditato: a noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore, il quale è stato consegnato alla morte a causa delle nostre colpe ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione (Rm 4,18-25).
Isaia annunzia che la speranza per il popolo dei figli d’Israele, le nazioni, la creazione è operata dal Signore per mezzo del virgulto che spunta dalla radice di Iesse.
Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli umili della terra. Percuoterà il violento con la verga della sua bocca, con il soffio delle sue labbra ucciderà l’empio. La giustizia sarà fascia dei suoi lombi e la fedeltà cintura dei suoi fianchi. Il lupo dimorerà insieme con l’agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà. La mucca e l’orsa pascoleranno insieme; i loro piccoli si sdraieranno insieme. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso. Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte, perché la conoscenza del Signore riempirà la terra come le acque ricoprono il mare. In quel giorno avverrà che la radice di Iesse sarà un vessillo per i popoli. Le nazioni la cercheranno con ansia. La sua dimora sarà gloriosa.
Questa profezia è di valore eterno. Non solo sulla terra la vera speranza si compirà per il Virgulto, nel Virgulto, con il Virgulto, ma anche la beatitudine eterna sarà in Lui, con Lui, per Lui, nel suo corpo. Cristo va ricollocato al centro della terra e del cielo, del tempo e dell’eternità. Tutte le profezie di Dio hanno come unico soggetto “creatore” della vera speranza Gesù Signore. Si toglie Lui dalla storia, si toglie la speranza.
Madre di Gesù, Angeli, Santi, fateci annunziatori della vera speranza che è da Cristo.
LA COLTRE DISTESA SU TUTTE LE NAZIONI
Is 25,6-10a; Sal 22; Mt 15,29-37
5 DICEMBRE
La vera speranza è nuova realtà, nuova storia, nuova vita, nuova esistenza, promessa da Dio e da Lui creata come sua vera nuova creazione. Sempre il Signore annunzia che Lui farà cose nuove. Creerà un nuovo cielo e una terra nuova, nella quale avrà stabile dimora la giustizia. Tutto è per sua opera. Tutto dalla sua volontà.
Così dice il Signore, che aprì una strada nel mare e un sentiero in mezzo ad acque possenti, che fece uscire carri e cavalli, esercito ed eroi a un tempo; essi giacciono morti, mai più si rialzeranno, si spensero come un lucignolo, sono estinti: «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa. Mi glorificheranno le bestie selvatiche, sciacalli e struzzi, perché avrò fornito acqua al deserto, fiumi alla steppa, per dissetare il mio popolo, il mio eletto. Il popolo che io ho plasmato per me celebrerà le mie lodi (Is 43,16-21). Io avevo annunciato da tempo le cose passate; erano uscite dalla mia bocca, per farle udire. D’improvviso io ho agito e sono accadute. Poiché sapevo che tu sei ostinato e che la tua nuca è una sbarra di ferro e la tua fronte è di bronzo, io te le annunciai da tempo, prima che avvenissero te le feci udire, per timore che dicessi: «Il mio idolo le ha fatte, la mia statua e il simulacro da me fuso le hanno ordinate». Tutto questo hai udito e visto; non vorreste testimoniarlo? Ora ti faccio udire cose nuove e segrete, che tu nemmeno sospetti. Ora sono create e non da tempo; prima di oggi tu non le avevi udite, perché tu non dicessi: «Già lo sapevo». No, tu non le avevi mai udite né sapute né il tuo orecchio era già aperto da allora, poiché io sapevo che sei davvero perfido e che ti si chiama sleale fin dal seno materno (Is 46,3-9). Ecco, infatti, io creo nuovi cieli e nuova terra; non si ricorderà più il passato, non verrà più in mente, poiché si godrà e si gioirà sempre di quello che sto per creare, poiché creo Gerusalemme per la gioia, e il suo popolo per il gaudio. Io esulterò di Gerusalemme, godrò del mio popolo. Non si udranno più in essa voci di pianto, grida di angoscia. Non ci sarà più un bimbo che viva solo pochi giorni, né un vecchio che dei suoi giorni non giunga alla pienezza, poiché il più giovane morirà a cento anni e chi non raggiunge i cento anni sarà considerato maledetto (Is 65,18-20). Sì, come i nuovi cieli e la nuova terra, che io farò, dureranno per sempre davanti a me – oracolo del Signore –, così dureranno la vostra discendenza e il vostro nome. In ogni mese al novilunio, e al sabato di ogni settimana, verrà ognuno a prostrarsi davanti a me, dice il Signore (Is 66,22-23).
La vera speranza che il Signore creerà non è per una sola persona o per un solo popolo. Essa è per tutti i popoli e tutte le nazioni. Il Creatore del cielo e della terra vuole una salvezza per tutto il cielo e per tutta la terra. Se dona la salvezza ad una persona, vuole che per lui la sua salvezza sia offerta e data ad ogni altro uomo. Nell’’agire di Dio sempre per uno la benedizione deve stendersi a tutti i popoli. Il Signore chiama Abramo e lo costituisce, nella sua discendenza, benedizione per tutte le nazioni. Manda Cristo Gesù come Salvatore e Redentore del mondo. Gesù manda i suoi apostoli perché diano la luce, la verità, la grazia, lo Spirito Santo ad ogni cuore.
Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati. Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni. Eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto, l’ignominia del suo popolo farà scomparire da tutta la terra, poiché il Signore ha parlato. E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse. Questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza, poiché la mano del Signore si poserà su questo monte».
Sempre però urge fare la distinzione tra offerta di salvezza e salvezza ottenuta. Il Signore preparerà il banchetto sul suo monte per tutti i popoli. Questa la sua offerta, la sua promessa, la sua opera. Ma la salvezza offerta non è ancora salvezza ottenuta. Gusterà il banchetto del Signore chi avrà accolto il suo invito e si sarà recato sul suo santo monte. Oggi invece si è abolita questa differenza. Promessa e presenza sono la stessa cosa. Promessa della vita eterna e suo possesso sono una sola parola di Dio.
Madre del Signore, Angeli, Santi, fate che crediamo che promessa non è possesso.
IL SIGNORE È UNA ROCCIA ETERNA
Is 26,1-6; Sal 117; Mt 7,21.24-27
6 DICEMBRE
Siamo invitati a confidare nel Signore. Il Signore è una roccia eterna. Ma come si confida nel Signore? Solo credendo nella sua Parola. È la Parola di Dio la roccia sulla quale confidare. Ciò che Lui ha detto e dice si compie sempre. Mai verrà meno.
Ti amo, Signore, mia forza, Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore, mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio; mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo. Invoco il Signore, degno di lode, e sarò salvato dai miei nemici. Mi circondavano flutti di morte, mi travolgevano torrenti infernali; già mi avvolgevano i lacci degli inferi, già mi stringevano agguati mortali. Nell’angoscia invocai il Signore, nell’angoscia gridai al mio Dio: dal suo tempio ascoltò la mia voce, a lui, ai suoi orecchi, giunse il mio grido. La terra tremò e si scosse; vacillarono le fondamenta dei monti, si scossero perché egli era adirato. Dalle sue narici saliva fumo, dalla sua bocca un fuoco divorante; da lui sprizzavano carboni ardenti. Abbassò i cieli e discese, una nube oscura sotto i suoi piedi. Cavalcava un cherubino e volava, si librava sulle ali del vento. Si avvolgeva di tenebre come di un velo, di acque oscure e di nubi come di una tenda (Sal 18 (17) 1-12). Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande» (Mt 7,24-27).
Oggi vi è una tendenza a separare Dio dalla sua Parola. Anzi, vi è molto di più. Si vuole Dio senza la Parola e la speranza senza la vera fede in Lui, che è fede nella sua Parola. Dio e la sua Parola, Dio e la sua promessa che è data dalla Parola, sono una cosa sola. Non se ne possono fare due cose. Non li possiamo separare. Ci prendiamo Dio, lasciamo la sua Parola. Crediamo nelle sue promesse, ma non accogliamo le sue condizioni. Eppure oggi si parla di speranza e la si ricorda per ogni evenienza. Anzi si invitano gli uomini a sperare e ad essere costruttori di speranza per sé e per gli altri. Dimentichiamo però di aggiungere che il creatore del futuro e quindi della speranza è solo il Signore. Dio agisce sempre operando ciò che deve li fare. Lui rimane in eterno roccia eterna. Ma anche l’uomo deve operare ciò che è chiesto a lui di compiere. Le condizioni poste nella Parola vanno osservate. Lui il futuro nuovo lo creerà, ma chi entrerà in esso? Quanti hanno creduto nella Parola ed hanno osservato le condizioni. La condizione del Signore è una sola: obbedire, seguire, ascoltare ogni sua Parola.
In quel giorno si canterà questo canto nella terra di Giuda: «Abbiamo una città forte; mura e bastioni egli ha posto a salvezza. Aprite le porte: entri una nazione giusta, che si mantiene fedele. La sua volontà è salda; tu le assicurerai la pace, pace perché in te confida. Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna, perché egli ha abbattuto coloro che abitavano in alto, ha rovesciato la città eccelsa, l’ha rovesciata fino a terra, l’ha rasa al suolo. I piedi la calpestano: sono i piedi degli oppressi, i passi dei poveri».
Sono discorsi vani, sterili, vuoti tutti quelli in cui si invita ad avere speranza, a creare speranza, senza indicare le modalità divine per la sua creazione o per il suo possesso nella storia. È come se noi dicessimo ad un uomo di mangiare e di riscaldarsi, sapendo che è povero, senza offrirgli le condizione perché si possa riscaldare e sfamare. Perché uno si sfami c’è bisogno del pane e perché si riscaldi occorro fuoco e vestiti. Così anche perché si crei la speranza o la si attenda come vera opera di Dio, occorre che noi diamo ad ogni uomo Dio e la sua Parola, Cristo e il suo Vangelo, la Chiesa e la sua grazia e verità. Separare Dio dalla Parola della Speranza e la speranza dalla Parola di Dio è deleterio. Nessuna speranza soprannaturale si potrà mai compiere. Possiamo anche realizzare speranze effimere, ma a nulla servono in ordine all’eternità e al futuro che Dio vuole realizzare per noi. Un uomo di Dio sempre dovrà parlare della speranza secondo Dio. Per questo a Lui è stata data la speranza vera, per rivelarla e darla ad ogni altro uomo. È la sua missione, la sua vocazione, il suo ministero.
Madre del Signore, Angeli, Santi, fateci tutti ministri della speranza secondo Dio.
GLI OCCHI DEI CIECHI VEDRANNO
Is 29,17-24; Sal 26; Mt 9,27- 31
7 DICEMBRE
Questa profezia rivela che il Signore ha un solo desiderio: offrire al suo popolo ogni grazia di salvezza. Sappiamo però che ogni grazia di Dio data, messa a disposizione dell’uomo, non è ancora possesso. Con queste nuove parole è come se Dio avesse deciso di dichiarare concluso il tempo della sua prima profezia pronunciata da Isaia.
«Va’ e riferisci a questo popolo: “Ascoltate pure, ma non comprenderete, osservate pure, ma non conoscerete”. Rendi insensibile il cuore di questo popolo, rendilo duro d’orecchio e acceca i suoi occhi, e non veda con gli occhi né oda con gli orecchi né comprenda con il cuore né si converta in modo da essere guarito». Io dissi: «Fino a quando, Signore?». Egli rispose: «Fino a quando le città non siano devastate, senza abitanti, le case senza uomini e la campagna resti deserta e desolata». Il Signore scaccerà la gente e grande sarà l’abbandono nella terra. Ne rimarrà una decima parte, ma sarà ancora preda della distruzione come una quercia e come un terebinto, di cui alla caduta resta il ceppo: seme santo il suo ceppo (Is 6,9-13).
Poi però entriamo nel Vangelo e notiamo che ancora molti nel popolo del Signore sono sordi e ciechi. Sono incapaci di leggere nel Libro della vita che è Cristo Gesù? Dio vuole dare la vista ai ciechi. Vuole fare udire i sordi. L’uomo però si ostina nella sua cecità e sordità. Senza la buona volontà dell’uomo il Signore nulla può fare.
«A voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono. Così si compie per loro la profezia di Isaia che dice: Udrete, sì, ma non comprenderete, guarderete, sì, ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile, sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi, perché non vedano con gli occhi, non ascoltino con gli orecchi e non comprendano con il cuore e non si convertano e io li guarisca! Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono! (Mt 13,10-17).
Gesù risorge. Manda i suoi apostoli a predicare il Vangelo, iniziando proprio da Gerusalemme. Ma la cecità perdura. Paolo consuma la sua vita nella missione di annunziare Cristo. Alla fine della sua vita deve constatare che ancora molti del suo popolo sono sordi, ciechi, incapaci di ascoltare e di vedere. La coltre permane.
Dal mattino alla sera egli esponeva loro il regno di Dio, dando testimonianza, e cercava di convincerli riguardo a Gesù, partendo dalla legge di Mosè e dai Profeti. Alcuni erano persuasi delle cose che venivano dette, altri invece non credevano. Essendo in disaccordo fra di loro, se ne andavano via, mentre Paolo diceva quest’unica parola: «Ha detto bene lo Spirito Santo, per mezzo del profeta Isaia, ai vostri padri: Va’ da questo popolo e di’: Udrete, sì, ma non comprenderete; guarderete, sì, ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile, sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi, perché non vedano con gli occhi, non ascoltino con gli orecchi e non comprendano con il cuore e non si convertano, e io li guarisca! Sia dunque noto a voi che questa salvezza di Dio fu inviata alle nazioni, ed esse ascolteranno!» (At 28,23-28).
Il Signore tutto ha fatto e tutto farà. All’uomo l’obbligo di accogliere il dono di Dio.
Certo, ancora un po’ e il Libano si cambierà in un frutteto e il frutteto sarà considerato una selva. Udranno in quel giorno i sordi le parole del libro; liberati dall’oscurità e dalle tenebre, gli occhi dei ciechi vedranno. Gli umili si rallegreranno di nuovo nel Signore, i più poveri gioiranno nel Santo d’Israele. Perché il tiranno non sarà più, sparirà l’arrogante, saranno eliminati quanti tramano iniquità, quanti con la parola rendono colpevoli gli altri, quanti alla porta tendono tranelli al giudice e rovinano il giusto per un nulla. Pertanto, dice alla casa di Giacobbe il Signore, che riscattò Abramo: «D’ora in poi Giacobbe non dovrà più arrossire, il suo viso non impallidirà più, poiché vedendo i suoi figli l’opera delle mie mani tra loro, santificheranno il mio nome, santificheranno il Santo di Giacobbe e temeranno il Dio d’Israele. Gli spiriti traviati apprenderanno la sapienza, quelli che mormorano impareranno la lezione».
Vergine Prudente, Angeli, Santi, fate che ascoltiamo ogni Parola di Cristo Signore.
IO PORRÒ INIMICIZIA FRA TE E LA DONNA
Gn 3,9-15.20; Sal 97; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26-38
8 DICEMBRE
Dopo il peccato, il Signore fa udire nella storia la parola della vera speranza. Prima di ogni cosa maledice il serpente per quello che ha fatto. Per la sua tentazione ha condotto l’umanità nella morte. Poi gli annunzia che porrà inimicizia eterna tra lui e la donna, tra la sua stirpe e la stirpe di lei. Infine le profetizza che essa gli schiaccerà la testa, anche se lui le insidierà il calcagno. Poiché è Dio che farà tutto questo, tutto questo avverrà, si compirà. Sarà il Signore a realizzarlo, a dargli compimento. Sempre il nostro Dio attua ciò che dice. Ogni sua Parola sarà da Lui trasformata in storia. San Paolo annunzia ai Corinti che la vittoria di Dio avviene in Cristo. Nella sua morte la morte è stata ingoiata. Nella sua obbedienza il peccato è stato sconfitto.
Ecco, io vi annuncio un mistero: noi tutti non moriremo, ma tutti saremo trasformati, in un istante, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba. Essa infatti suonerà e i morti risorgeranno incorruttibili e noi saremo trasformati. È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta d’incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta d’immortalità. Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d’incorruttibilità e questo corpo mortale d’immortalità, si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata inghiottita nella vittoria. Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione? Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge.Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo! Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, progredendo sempre più nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore (1Cor 15,51-58).
Nella Lettera ai Romani Paolo canta l’obbedienza di Cristo come il principio, la sorgente, la fonte della salvezza universale. L’inimicizia è dalla sua obbedienza.
Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo si sono riversati in abbondanza su tutti. E nel caso del dono non è come nel caso di quel solo che ha peccato: il giudizio infatti viene da uno solo, ed è per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute, ed è per la giustificazione. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo (Rm 5,15-17).
Sappiamo che per i meriti di Cristo Gesù, applicati in previsione, il Signore “creò” La Madre di Gesù senza peccato originale, la “creò” Immacolata, Purissima, Piena di Grazia. Ha fatto di Lei il suo tempio santo. Sappiamo anche che Maria rimase “Vergine in eterno”, cioè mai fu di Satana, mai gli appartenne, neanche con un piccolissimo peccato veniale. La vittoria di Cristo sul serpente anche in Lei fu perfettissima. Su di Lei Satana mai nulla ha potuto. Avrebbe voluto sedurre anche Lei, ma non v è riuscito. Maria è la Donna fedelissima al suo Signore. Lei è la Sua serva in eterno.
Ma il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato». Allora il Signore Dio disse al serpente: «Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno». L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.
Satana sempre si avventa contro la stirpe della donna, che oggi è il corpo di Cristo, per sedurlo, farlo cadere. Le sue astuzie sono sempre più sottili. Vi è un solo modo per superarle: porre la nostra dimora nel cuore della Vergine Maria, il solo luogo nel quale Satana mai potrà avere accesso. Maria è giardino sigillato e inviolabile. Chi è in questo giardino sempre vincerà il serpente antico. Chi esce fuori, sarà da lui divorato. Non vi è alcuna possibilità di vittoria per chi non è nel cuore della Vergine Maria.
Madre Immacolata, Angeli, Santi, non permettete che il serpente divori la nostra anima.
DIO RICONDURRÀ ISRAELE CON GIOIA
Bar 5,1-9; Sal 125; Fil 1,4-6.8-11; Lc 3,1-6
9 DICEMBRE – II DOMENICA DI AVVENTO
Il profeta Baruc vede la condizione miserevole del popolo di Dio. Gli rivela qual è la causa di tanta miseria, povertà, distruzione, desolazione, esilio. I figli di Israele sono stati decimati dalla fame, dalla spada, dalla peste e anche condotti in esilio, perché hanno abbandonato la sapienza per incamminarsi su una via di stoltezza e insipienza. Si è dimenticato della Legge, la sola sapienza e la sola via della vita per ogni uomo.
Ascolta, Israele, i comandamenti della vita, porgi l’orecchio per conoscere la prudenza. Perché, Israele? Perché ti trovi in terra nemica e sei diventato vecchio in terra straniera? Perché ti sei contaminato con i morti e sei nel numero di quelli che scendono negli inferi? Tu hai abbandonato la fonte della sapienza! Se tu avessi camminato nella via di Dio, avresti abitato per sempre nella pace. Impara dov’è la prudenza, dov’è la forza, dov’è l’intelligenza, per comprendere anche dov’è la longevità e la vita, dov’è la luce degli occhi e la pace (Bar 3,9-14).
Essa è il libro dei decreti di Dio e la legge che sussiste in eterno; tutti coloro che si attengono ad essa avranno la vita, quanti l’abbandonano moriranno. Ritorna, Giacobbe, e accoglila, cammina allo splendore della sua luce. Non dare a un altro la tua gloria né i tuoi privilegi a una nazione straniera. Beati siamo noi, o Israele, perché ciò che piace a Dio è da noi conosciuto. Coraggio, popolo mio, tu, memoria d’Israele! Siete stati venduti alle nazioni non per essere annientati, ma perché avete fatto adirare Dio siete stati consegnati ai nemici. Avete irritato il vostro creatore, sacrificando a dèmoni e non a Dio. Avete dimenticato chi vi ha allevati, il Dio eterno, avete afflitto anche colei che vi ha nutriti, Gerusalemme. Essa ha visto piombare su di voi l’ira divina e ha esclamato: «Ascoltate, città vicine di Sion, Dio mi ha mandato un grande dolore. Ho visto, infatti, la schiavitù in cui l’Eterno ha condotto i miei figli e le mie figlie. Io li avevo nutriti con gioia e li ho lasciati andare con pianto e dolore. Nessuno goda di me nel vedermi vedova e abbandonata da molti; sono stata lasciata sola per i peccati dei miei figli, perché hanno deviato dalla legge di Dio, non hanno riconosciuto i suoi decreti, non hanno seguito i suoi comandamenti, non hanno proceduto per i sentieri della dottrina, secondo la sua giustizia (Bar 4,1-13).
Il vero profeta del Signore sempre illumina il presente con la divina Parola, mostrando la causa che lo ha generato. L’albero che ha prodotto questo frutto così amaro è la disobbedienza alla Legge del Signore. Dio è pronto a dare al suo popolo un nuovo frutto di vita eterna, ma è necessario che esso ritorni nella Parola, nella Legge, nell’ascolto della voce del suo Redentore e Salvatore. Se i figli di Giuda ristabiliranno l’alleanza con il loro Dio, nuovamente la vita ritornerà in essi. Conversione alla Parola e vita sono una cosa sola. Disobbedienza alla Parola e morte sono una cosa sola.
Deponi, o Gerusalemme, la veste del lutto e dell’afflizione, rivèstiti dello splendore della gloria che ti viene da Dio per sempre. Avvolgiti nel manto della giustizia di Dio, metti sul tuo capo il diadema di gloria dell’Eterno, perché Dio mostrerà il tuo splendore a ogni creatura sotto il cielo. Sarai chiamata da Dio per sempre: «Pace di giustizia» e «Gloria di pietà». Sorgi, o Gerusalemme, sta’ in piedi sull’altura e guarda verso oriente; vedi i tuoi figli riuniti, dal tramonto del sole fino al suo sorgere, alla parola del Santo, esultanti per il ricordo di Dio. Si sono allontanati da te a piedi, incalzati dai nemici; ora Dio te li riconduce in trionfo, come sopra un trono regale. Poiché Dio ha deciso di spianare ogni alta montagna e le rupi perenni, di colmare le valli livellando il terreno, perché Israele proceda sicuro sotto la gloria di Dio. Anche le selve e ogni albero odoroso hanno fatto ombra a Israele per comando di Dio. Perché Dio ricondurrà Israele con gioia alla luce della sua gloria, con la misericordia e la giustizia che vengono da lui.
Il Signore, per ricondurre il suo popolo nella sua terra, è pronto a mettere in subbuglio tutta la sua creazione, finanche le rupi secolari lui sgretolerà per fare una strada appianata perché si possa cammina speditamente verso Gerusalemme. Questo avverrà non appena la conversione sarà avvenuta e il popolo sarà tornato al suo Dio. I falsi profeti invece dicono sempre una sola parte. O manifestano la catastrofe per creare disperazione o annunziano una salvezza, ma senza alcuna conversione. Il vero profeta dice perché ci si deve convertire e annunziai frutti della conversione. I frutti sono operati dal Signore, non dall’uomo. All’uomo è chiesto di entrare nella Parola.
Madre di Dio, Angeli, Santi, non permettete che i falsi profeti rovinino il corpo di Cristo.
CI SARÀ UN SENTIERO E UNA STRADA
Is 35,1-10; Sal 84; Lc 5,17-26
10 DICEMBRE
Vi è grande differenza tra la prima via preparata da Dio per il suo popolo e la seconda. La prima via era la perfetta obbedienza alla Legge, alla Parola, alla Voce del Signore. La via della vita è la Legge, Essa sempre si deve percorrere. Su di essa camminare.
Poiché così dice il Signore Dio, il Santo d’Israele: «Nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza, nell’abbandono confidente sta la vostra forza». Ma voi non avete voluto, anzi avete detto: «No, noi fuggiremo su cavalli». Ebbene, fuggite! «Cavalcheremo su destrieri veloci». Ebbene, più veloci saranno i vostri inseguitori. Mille saranno come uno solo di fronte alla minaccia di un altro, per la minaccia di cinque vi darete alla fuga, finché resti di voi qualcosa come un palo sulla cima di un monte e come un’asta sopra una collina. Eppure il Signore aspetta con fiducia per farvi grazia, per questo sorge per avere pietà di voi, perché un Dio giusto è il Signore; beati coloro che sperano in lui. Popolo di Sion, che abiti a Gerusalemme, tu non dovrai più piangere. A un tuo grido di supplica ti farà grazia; appena udrà, ti darà risposta. Anche se il Signore ti darà il pane dell’afflizione e l’acqua della tribolazione, non si terrà più nascosto il tuo maestro; i tuoi occhi vedranno il tuo maestro, i tuoi orecchi sentiranno questa parola dietro di te: «Questa è la strada, percorretela», caso mai andiate a destra o a sinistra. Considererai cose immonde le tue immagini ricoperte d’argento; i tuoi idoli rivestiti d’oro getterai via come un oggetto immondo. «Fuori!», tu dirai loro. Allora egli concederà la pioggia per il seme che avrai seminato nel terreno, e anche il pane, prodotto della terra, sarà abbondante e sostanzioso; in quel giorno il tuo bestiame pascolerà su un vasto prato. I buoi e gli asini che lavorano la terra mangeranno biada saporita, ventilata con la pala e con il vaglio. Su ogni monte e su ogni colle elevato scorreranno canali e torrenti d’acqua nel giorno della grande strage, quando cadranno le torri. La luce della luna sarà come la luce del sole e la luce del sole sarà sette volte di più, come la luce di sette giorni, quando il Signore curerà la piaga del suo popolo e guarirà le lividure prodotte dalle sue percosse (Is 30,15-26).
La nuova via è Cristo Gesù. Si diviene una cosa sola con Lui, un solo corpo, un solo pensiero, un solo cuore, una sola volontà, si raggiunge il Padre e la sua eternità. Solo Cristo è via che conduce al Padre. Si esce da Cristo, si rimane senza alcuna via.
Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». (Gv 14,1-7).
Il profeta Isaia annunzia al suo popolo questa nuova via. Come immediato storico è la via da Lui preparata per il ritorno degli esuli in Gerusalemme. Per il futuro questa via è Cristo Signore, via universale, perpetua, eterna, immodificabile, non mutabile.
Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa. Come fiore di narciso 2fiorisca; sì, canti con gioia e con giubilo. Le è data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saron. Essi vedranno la gloria del Signore, la magnificenza del nostro Dio. Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti. Dite agli smarriti di cuore: «Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi». Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto, perché scaturiranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa. La terra bruciata diventerà una palude, il suolo riarso sorgenti d’acqua. I luoghi dove si sdraiavano gli sciacalli diventeranno canneti e giuncaie. Ci sarà un sentiero e una strada e la chiameranno via santa; nessun impuro la percorrerà. Sarà una via che il suo popolo potrà percorrere e gli ignoranti non si smarriranno. Non ci sarà più il leone, nessuna bestia feroce la percorrerà o vi sosterà. Vi cammineranno i redenti. Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore e verranno in Sion con giubilo; felicità perenne splenderà sul loro capo; gioia e felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza e pianto.
Gesù non solo è via, è anche verità e vita. È la verità e la vita del Padre nel suo corpo.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fate anche noi via, verità, vita nel corpo di Cristo Signore.
ECCO, IL SIGNORE DIO VIENE CON POTENZA
Is 40,1-11; Sal 95; Mt 18,12-14
11 DICEMBRE
Leggendo il profeta Isaia sembra di assistere ai giorni della creazione. Ogni parola che il Signore pronunzia è vero atto di creazione. Con una differenza. Nell’atto della creazione nulla esisteva. Il Signore chiamava ogni cosa all’esistenza dal nulla della non esistenza. Ora invece non vi è la non esistenza, ma le macerie di un regno, una città, un tempio, un popolo. In più vi sono le forze avverse dell’uomo e della sua ostinazione nel male. Veramente qui il Signore deve impegnare tutta la sua saggezza, intelligenza, misericordia, pietà, compassione, perdono, onnipotenza, santità. Con Isaia il Dio di Abramo va oltre ogni rivelazione di sé finora manifestata. Va anche oltre quanto fatto con Mosè durante l’esodo dalla schiavitù d’Egitto e la permanenza nel deserto. Con Mosè la creazione obbediva al suo Creatore. Qui devono obbedire anche gli uomini.
Altra verità da mettere in luce e che segna la differenza con quanto operato prima è il delinearsi la figura del Messia. Dio non creerà per via immediata, ma per via mediata. Farà la nuova creazione per mezzo del suo Messia, che agirà con la potenza dello Spirito Santo senza alcun limite di sapienza, fortezza, conoscenza, consiglio, intelletto, timore del Signore. Tutto lo Spirito del Signore agirà in Lui e non vi sarà alcuna differenza tra l’opera di Dio e quella del suo Messia. Una modalità va subito posta in piena evidenza. Il Messia verrà nelle vesti del Servo del Signore. Lui prenderà su di sé tutte le colpe degli uomini e farà per esse espiazione, nel suo corpo, offrendolo in sacrificio e in olocausto per la redenzione dei suoi fratelli. La nuova creazione è come “un parto che si compie nel grande dolore”. D’altronde il Signore lo aveva detto alla donna: “Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli” (Gen 3.16). È questa ormai la Legge divina per chi vuole generare figli a Dio. Dovendo il Messia generare ogni uomo a vero figlio di Dio, Lui dovrà prendere su di sé tutto il dolore del mondo. Legge perenne che vale oggi anche per il suo corpo.
«Consolate, consolate il mio popolo – dice il vostro Dio. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta, la sua colpa è scontata, perché ha ricevuto dalla mano del Signore il doppio per tutti i suoi peccati». Una voce grida: «Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata. Allora si rivelerà la gloria del Signore e tutti gli uomini insieme la vedranno, perché la bocca del Signore ha parlato». Una voce dice: «Grida», e io rispondo: «Che cosa dovrò gridare?». Ogni uomo è come l’erba e tutta la sua grazia è come un fiore del campo. Secca l’erba, il fiore appassisce quando soffia su di essi il vento del Signore. Veramente il popolo è come l’erba. Secca l’erba, appassisce il fiore, ma la parola del nostro Dio dura per sempre. Sali su un alto monte, tu che annunci liete notizie a Sion! Alza la tua voce con forza, tu che annunci liete notizie a Gerusalemme. Alza la voce, non temere; annuncia alle città di Giuda: «Ecco il vostro Dio! Ecco, il Signore Dio viene con potenza, il suo braccio esercita il dominio. Ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede. Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri».
Chi è che sconta la colpa dell’umanità è solo il Messia di Dio. Nel suo corpo, come suo vero corpo, ogni uomo che partecipa alla redenzione di Gesù Signore deve anche partecipare all’espiazione dei peccati del mondo. Il corpo è uno, la redenzione è una, la croce è una, la legge è una: “Nel dolore partorirai figli a Dio”. Dolore e Messia sono una cosa sola. Dolore e corpo di Cristo sono una cosa sola. È la legge della vita. Dolore e strada per la vita eterna sono una cosa sola. Dolore e vita nello stesso corpo sono una cosa sola. Ma anche dolore e famiglia sono una cosa sola. Il dolore è necessario per chiunque voglia partorire il bene. La forza che fa assumere liberamene il dolore è la grande carità, la misericordia, la compassione. Per dare vera vita, per generare veri figli a Dio, il prezzo del dolore è sempre basso. Chi vuole generare un figlio alla vita eterna sappia che dovrà pagare questo prezzo: prendere su di sé le colpe del mondo.
Madre di Gesù, Angeli, Santi, aiutateci a vedere il dolore come parto di figli a Dio.
LA SUA INTELLIGENZA È INSCRUTABILE
Is 40,25- 31; Sal 102; Mt 11,28-30
12 DICEMBRE
La rivelazione dalla prima pagina della Scrittura fino all’ultima, ci dice chi è il vero Dio. Non ce lo dice attraverso concetti filosofici, metafisici, di puro ragionamento. Ce lo dice invece manifestando tutte le sue opere. Sono le opere che fanno la differenza tra un “Dio” e un altro “Dio”. Così come sono anche le opere che fanno la differenza tra un uomo e un altro uomo. San Paolo mette in evidenza la differenza tra un uomo che serve la carne, o il “Dio” carne e un uomo che serve il “Dio Spirito Santo”. La differenza non è poca. Vi è la distanza tra i due uomini simile a quella che vi è tra la luce e le tenebre, tra il giorno e la notte, tra la morte e la vita, tra il male e il bene.
Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Che questa libertà non divenga però un pretesto per la carne; mediante l’amore siate invece a servizio gli uni degli altri. Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Ma se vi mordete e vi divorate a vicenda, badate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri! Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge. Del resto sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c’è Legge. Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. Perciò se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito. Non cerchiamo la vanagloria, provocandoci e invidiandoci gli uni gli altri (Gal 5,14-26).
Leggendo cosa dice la Scrittura della Sapienza – sono parole assai inadeguate se applicate direttamente alla Sapienza eterna di Dio che è luce eterna – possiamo solo dedurre che il Signore crea per ognuno di noi la sola via possibile per il raggiungimento della salvezza. Se vi fosse un’altra via, Lui la creerebbe per noi.
In lei c’è uno spirito intelligente, santo, unico, molteplice, sottile, agile, penetrante, senza macchia, schietto, inoffensivo, amante del bene, pronto, libero, benefico, amico dell’uomo, stabile, sicuro, tranquillo, che può tutto e tutto controlla, che penetra attraverso tutti gli spiriti intelligenti, puri, anche i più sottili. La sapienza è più veloce di qualsiasi movimento, per la sua purezza si diffonde e penetra in ogni cosa. È effluvio della potenza di Dio, emanazione genuina della gloria dell’Onnipotente; per questo nulla di contaminato penetra in essa. È riflesso della luce perenne, uno specchio senza macchia dell’attività di Dio e immagine della sua bontà (Sap 7,22-26).
Sapendo che l’intelligenza del Signore è inscrutabile, ognuno uomo è chiamato ad inchinarsi in adorazione dinanzi alla propria croce. Questo l’ha fatto Cristo Gesù, deve farlo ogni altro uomo. Inchinarsi dinanzi alla croce che il Signore prepara per noi è volontà di accoglierla con amore e vivere sempre in adorazione della sua volontà.
«A chi potreste paragonarmi, quasi che io gli sia pari?» dice il Santo. Levate in alto i vostri occhi e guardate: chi ha creato tali cose? Egli fa uscire in numero preciso il loro esercito e le chiama tutte per nome; per la sua onnipotenza e il vigore della sua forza non ne manca alcuna. Perché dici, Giacobbe, e tu, Israele, ripeti: «La mia via è nascosta al Signore e il mio diritto è trascurato dal mio Dio»? Non lo sai forse? Non l’hai udito? Dio eterno è il Signore, che ha creato i confini della terra. Egli non si affatica né si stanca, la sua intelligenza è inscrutabile. Egli dà forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato. Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono; ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi.
Quando un uomo è nella vera fede? Quando si prostra in adorazione dinanzi ad ogni via che Dio ha predisposto, predispone, predisporrà per la sua salvezza. Il suo Messia si è inchinato e ha adorato la croce. Il suo corpo si inchina e adora la croce.
Madre sul Golgota, Angeli, Santi, fateci adoratori della croce come Gesù Signore.
IO TI VENGO IN AIUTO
Is 41,13-20; Sal 144; Mt 11,11-15
13 DICEMBRE
La vita è fatta di infinite croci. Una sola è buona, tutte le altre sono cattive. La croce buona è solo quella che è obbedienza alla più pura e santa volontà del Signore. Le croci cattive sono il frutto nostri vizi e trasgressioni, idolatrie e immoralità. Ognuno è obbligato a liberare la terra, per quanto dipenda da lui da ogni croce frutto del peccato che milita nel suo corpo. Ma anche ognuno è chiamato a portare, come Cristo Gesù, tutte le croci che sono il frutto del peccato dei fratelli. San Paolo diceva che lui porta ogni croce per il Vangelo. Pur di conquistare anime a Cristo Lui tutto sopporta e tutto opera. Un’anima consegnata a Cristo vale tutta la sofferenza del peccato del mondo che si abbatte sulle nostre spalle. In questo Paolo imita perfettamente Gesù Signore.
Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero: mi sono fatto come Giudeo per i Giudei, per guadagnare i Giudei. Per coloro che sono sotto la Legge – pur non essendo io sotto la Legge – mi sono fatto come uno che è sotto la Legge, allo scopo di guadagnare coloro che sono sotto la Legge. Per coloro che non hanno Legge – pur non essendo io senza la legge di Dio, anzi essendo nella legge di Cristo – mi sono fatto come uno che è senza Legge, allo scopo di guadagnare coloro che sono senza Legge. Mi sono fatto debole per i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. Ma tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anch’io. Non sapete che, nelle corse allo stadio, tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Però ogni atleta è disciplinato in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona che appassisce, noi invece una che dura per sempre. Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta; faccio pugilato, ma non come chi batte l’aria; anzi tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non succeda che, dopo avere predicato agli altri, io stesso venga squalificato (1Cor 9,18-27).
Cristo Gesù viene in nostro aiuto. Come? Prima di tutto per insegnarci come vivere senza creare alcuna croce di peccato per gli altri. Lui a noi non ha creato nessuna croce, neanche quella di un desiderio o di un pensiero non santissimo e purissimo. Lui passò sulla nostra terra non solo non creando croci, ma anche impegnato a togliere ogni croce di peccato che appesantisce anima, spirito, corpo. Se noi solamente pensassimo che un solo pensiero vecchio, non rinnovato in Cristo Gesù, crea infinite croci ai fratelli, capiremmo qual è la nostra vocazione santa. Ci ha insegnato anche come si porta la croce dei peccati del mondo con infinito amore e divina pazienza. Infine ci ha donato lo Spirito Santo. Lui viene ci crea uomini nuovi e a poco a poco ci trasforma in uomini spirituali. È questo il suo aiuto: nuova creazione dell’uomo.
Poiché io sono il Signore, tuo Dio, che ti tengo per la destra e ti dico: «Non temere, io ti vengo in aiuto». Non temere, vermiciattolo di Giacobbe, larva d’Israele; io vengo in tuo aiuto – oracolo del Signore –, tuo redentore è il Santo d’Israele. Ecco, ti rendo come una trebbia acuminata, nuova, munita di molte punte; tu trebbierai i monti e li stritolerai, ridurrai i colli in pula. Li vaglierai e il vento li porterà via, il turbine li disperderà. Tu, invece, gioirai nel Signore, ti vanterai del Santo d’Israele. I miseri e i poveri cercano acqua, ma non c’è; la loro lingua è riarsa per la sete. Io, il Signore, risponderò loro, io, Dio d’Israele, non li abbandonerò. Farò scaturire fiumi su brulle colline, fontane in mezzo alle valli; cambierò il deserto in un lago d’acqua, la terra arida in zona di sorgenti. Nel deserto pianterò cedri, acacie, mirti e ulivi; nella steppa porrò cipressi, olmi e abeti; perché vedano e sappiano, considerino e comprendano a un tempo che questo ha fatto la mano del Signore, lo ha creato il Santo d’Israele.
I figli d’Israele stanno portano una grande croce: quella della miseria e dell’esilio. Come il Signore li aiuterà? Liberandoli dalla loro odierna schiavitù, sostenendoli in ogni momento perché tutto possa ritornare come prima. Concedendo loro ogni grazia. In nulla si risparmia il Signore per togliere queste pesanti croci di peccati sulla spalle del suo popolo. Il suo popolo dovrà però collaborare con Lui. Lui opera solo dalla Legge, nella Legge, per la Legge. Se essi si convertiranno, ritorneranno nella Legge, tutto il Signore potrà fare per essi. Se rimarranno nella disobbedienza, le croci resteranno.
Madre di Dio, Angeli, Santi, otteneteci una grande conversione di cuore e mente.
SE AVESSI PRESTATO ATTENZIONE AI MIEI COMANDI
Is 48,17-19; Sal 1; Mt 11,16-19
14 DICEMBRE
Oggi il profeta ricorda al suo popolo qual è la causa della sua miseria spirituale e materiale. La benedizione di Dio è dalla Legge, nella Legge. Fuori di essa non c’è benedizione. Dio ritira la sua mano e il popolo si sprofonda negli abissi della desolazione. Il Libro del Deuteronomio lo rivela con parole inequivocabili.
Se tu obbedirai fedelmente alla voce del Signore, tuo Dio, preoccupandoti di mettere in pratica tutti i suoi comandi che io ti prescrivo, il Signore, tuo Dio, ti metterà al di sopra di tutte le nazioni della terra. Poiché tu avrai ascoltato la voce del Signore, tuo Dio, verranno su di te e ti raggiungeranno tutte queste benedizioni. Sarai benedetto nella città e benedetto nella campagna. Benedetto sarà il frutto del tuo grembo, il frutto del tuo suolo e il frutto del tuo bestiame, sia i parti delle tue vacche sia i nati delle tue pecore. Benedette saranno la tua cesta e la tua madia. Sarai benedetto quando entri e benedetto quando esci. Il Signore farà soccombere davanti a te i tuoi nemici, che insorgeranno contro di te: per una sola via verranno contro di te e per sette vie fuggiranno davanti a te. Il Signore ordinerà alla benedizione di essere con te nei tuoi granai e in tutto ciò a cui metterai mano. Ti benedirà nella terra che il Signore, tuo Dio, sta per darti. Il Signore ti renderà popolo a lui consacrato, come ti ha giurato, se osserverai i comandi del Signore, tuo Dio, e camminerai nelle sue vie. Tutti i popoli della terra vedranno che il nome del Signore è stato invocato su di te e ti temeranno. Il Signore, tuo Dio, ti concederà abbondanza di beni, quanto al frutto del tuo grembo, al frutto del tuo bestiame e al frutto del tuo suolo, nel paese che il Signore ha giurato ai tuoi padri di darti. Il Signore aprirà per te il suo benefico tesoro, il cielo, per dare alla tua terra la pioggia a suo tempo e per benedire tutto il lavoro delle tue mani: presterai a molte nazioni, mentre tu non domanderai prestiti. Il Signore ti metterà in testa e non in coda e sarai sempre in alto e mai in basso, se obbedirai ai comandi del Signore, tuo Dio, che oggi io ti prescrivo, perché tu li osservi e li metta in pratica, e se non devierai né a destra né a sinistra da alcuna delle cose che oggi vi comando, per seguire altri dèi e servirli.
Ma se non obbedirai alla voce del Signore, tuo Dio, se non cercherai di eseguire tutti i suoi comandi e tutte le sue leggi che oggi io ti prescrivo, verranno su di te e ti colpiranno tutte queste maledizioni: sarai maledetto nella città e maledetto nella campagna. Maledette saranno la tua cesta e la tua madia. Maledetto sarà il frutto del tuo grembo e il frutto del tuo suolo, sia i parti delle tue vacche sia i nati delle tue pecore. Maledetto sarai quando entri e maledetto quando esci. Il Signore lancerà contro di te la maledizione, la costernazione e la minaccia in ogni lavoro a cui metterai mano, finché tu sia distrutto e perisca rapidamente a causa delle tue azioni malvagie, per avermi abbandonato. Il Signore ti attaccherà la peste, finché essa non ti abbia eliminato dal paese in cui stai per entrare per prenderne possesso. Il Signore ti colpirà con la consunzione, con la febbre, con l’infiammazione, con l’arsura, con la siccità, con il carbonchio e con la ruggine, che ti perseguiteranno finché tu non sia perito. Il cielo sarà di bronzo sopra il tuo capo e la terra sotto di te sarà di ferro. Il Signore darà come pioggia alla tua terra sabbia e polvere, che scenderanno dal cielo su di te, finché tu sia distrutto. Il Signore ti farà sconfiggere dai tuoi nemici: per una sola via andrai contro di loro e per sette vie fuggirai davanti a loro. Diventerai oggetto di orrore per tutti i regni della terra. Il tuo cadavere diventerà pasto di tutti gli uccelli del cielo e degli animali della terra e nessuno li scaccerà (Dt 28,1-26).
Quanto oggi il Signore dice al suo popolo, non vale solo per questo tempo, ma per ogni tempo. Vale fino alla consumazione della storia. Ogni miseria dell’uomo è frutto della trasgressione della Legge del Signore. Dio non può benedire il peccato delle sue creature. Se lo benedicesse, agirebbe contro la sua verità e santità.
Dice il Signore, tuo redentore, il Santo d’Israele: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti insegno per il tuo bene, che ti guido per la strada su cui devi andare. Se avessi prestato attenzione ai miei comandi, il tuo benessere sarebbe come un fiume, la tua giustizia come le onde del mare. La tua discendenza sarebbe come la sabbia e i nati dalle tue viscere come i granelli d’arena. Non sarebbe mai radiato né cancellato il suo nome davanti a me».
Oggi i profeti del Dio vivente hanno abolito e cancellato non solo il peccato, ma anche la miseria eterna. La falsa profezia sta distruggendo la terra. È falso profeta chiunque per volontà o per stoltezza non grida all’uomo la Legge come solo via di benedizione.
Madre Obbedientissima, Angeli, Santi, scrivete nel cuore di tutti la Legge del Signore.
LA SUA PAROLA BRUCIAVA COME FIACCOLA
Sir 48,1-4.9-11; Sal 79; Mt 17,10-13
15 DICEMBRE
Elia è profeta forte, audace. Sfida la falsità e la vince. Non nasconde il peccato per riguardo dell’uomo o per interesse personale. Dei figli di Abramo è il solo che è stato rapito e trasportato nel cielo con un carro di fuoco mentre era ancora in vita.
Cinquanta uomini, tra i figli dei profeti, li seguirono e si fermarono di fronte, a distanza; loro due si fermarono al Giordano. Elia prese il suo mantello, l’arrotolò e percosse le acque, che si divisero di qua e di là; loro due passarono sull’asciutto. Appena furono passati, Elia disse a Eliseo: «Domanda che cosa io debba fare per te, prima che sia portato via da te». Eliseo rispose: «Due terzi del tuo spirito siano in me». Egli soggiunse: «Tu pretendi una cosa difficile! Sia per te così, se mi vedrai quando sarò portato via da te; altrimenti non avverrà». Mentre continuavano a camminare conversando, ecco un carro di fuoco e cavalli di fuoco si interposero fra loro due. Elia salì nel turbine verso il cielo. Eliseo guardava e gridava: «Padre mio, padre mio, carro d’Israele e suoi destrieri!». E non lo vide più. Allora afferrò le proprie vesti e le lacerò in due pezzi. Quindi raccolse il mantello, che era caduto a Elia, e tornò indietro, fermandosi sulla riva del Giordano (2R 2,7-13).
Il profeta Malachia annunzia che il Signore lo avrebbe mandato un giorno in mezzo al suo popolo per preparagli un popolo ben disposto prima della sua venuta. Da questa profezia, interpretata dal popolo, era nata la certezza che prima del Messia Elia sarebbe ritornato in Israele. Si tratta naturalmente di un pensiero dell’uomo.
Tenete a mente la legge del mio servo Mosè, al quale ordinai sull’Oreb precetti e norme per tutto Israele. Ecco, io invierò il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore: egli convertirà il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri, perché io, venendo, non colpisca la terra con lo sterminio (Mal 3, 22-24).
In verità la profezia di Malachia è assai misteriosa. Lo Spirito Santo che l’ha proferita è lo stesso che dovrà interpretarla. Del ritorno di Elia parla anche il Siracide, senza però offrire alcuna particolare spiegazione o interpretazione. Si limiti a ricordare la profezia.
Allora sorse Elia profeta, come un fuoco; la sua parola bruciava come fiaccola. Egli fece venire su di loro la carestia e con zelo li ridusse a pochi. Per la parola del Signore chiuse il cielo e così fece scendere per tre volte il fuoco. Come ti rendesti glorioso, Elia, con i tuoi prodigi! E chi può vantarsi di esserti uguale? Tu sei stato assunto in un turbine di fuoco, su un carro di cavalli di fuoco; tu sei stato designato a rimproverare i tempi futuri, per placare l’ira prima che divampi, per ricondurre il cuore del padre verso il figlio e ristabilire le tribù di Giacobbe. Beati coloro che ti hanno visto e si sono addormentati nell’amore, perché è certo che anche noi vivremo.
La retta interpretazione la dona l’Angeli Gabriele a Zaccaria nel tempio. Da lui e dalla sua sterile moglie, in più avanzata negli anni, il Signore farà nascere un figlio. Sarà chiamato Giovanni. Egli sarà pieno di Spirito Santo fin dal grembo della madre e si manifesterà in lui con tuttala forza e la potenza di Elia. Giovanni sarà uomo forte non come Elia, ma ancora più forte di Lui. Dovrà preparare la via al Messia che sta per venire. Dopo che l’Angelo ha parlato, non vi sono più interpretazioni da offrire. Essa è la sola e l’unica. Giovanni agirà con la forza di Elia, ma non sarà Elia. Lui è Giovanni.
Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto» (Lc 1,13-17).
I tempi sempre sono diversi, differenti. Sempre lo Spirito del Signore agisce in modo diverso, differente. Nessun uomo dello Spirito Santo di ieri farebbe o direbbe oggi ciò che ha fatto e detto ieri. Questa è la straordinaria sapienza dello Spirito di Dio: essere sempre voce attuale in ogni tempo e in ogni luogo, con modalità e forme nuove.
Madre piena di Grazia, Angeli, Santi, fateci veri attuali strumenti dello Spirito Santo.
IL SIGNORE HA REVOCATO LA TUA CONDANNA
Sof 3,14-18a; C Is 12,2-6; Fil 4,4-7; Lc 3,10-18
16 DICEMBRE – III DOMENICA DI AVVENTO
Gerusalemme è invitata a rallegrarsi perché il Signore ha revocato la sua condanna. Sappiamo che per ogni intervento di Dio nella storia vi è sempre una gioia nuova. Ecco la gioia del popolo del Signore dopo il passaggio a piedi asciutti del Mar Rosso.
Allora Mosè e gli Israeliti cantarono questo canto al Signore e dissero: «Voglio cantare al Signore, perché ha mirabilmente trionfato: cavallo e cavaliere ha gettato nel mare. Mia forza e mio canto è il Signore, egli è stato la mia salvezza. È il mio Dio: lo voglio lodare, il Dio di mio padre: lo voglio esaltare! Il Signore è un guerriero, Signore è il suo nome. I carri del faraone e il suo esercito li ha scagliati nel mare; i suoi combattenti scelti furono sommersi nel Mar Rosso. Gli abissi li ricoprirono, sprofondarono come pietra. La tua destra, Signore, è gloriosa per la potenza, la tua destra, Signore, annienta il nemico; con sublime maestà abbatti i tuoi avversari, scateni il tuo furore, che li divora come paglia. Al soffio della tua ira si accumularono le acque, si alzarono le onde come un argine, si rappresero gli abissi nel fondo del mare. Il nemico aveva detto: “Inseguirò, raggiungerò, spartirò il bottino, se ne sazierà la mia brama; sfodererò la spada, li conquisterà la mia mano!”. Soffiasti con il tuo alito: li ricoprì il mare, sprofondarono come piombo in acque profonde. Chi è come te fra gli dèi, Signore? Chi è come te, maestoso in santità, terribile nelle imprese, autore di prodigi? Stendesti la destra: li inghiottì la terra. Guidasti con il tuo amore questo popolo che hai riscattato, lo conducesti con la tua potenza alla tua santa dimora. Udirono i popoli: sono atterriti. L’angoscia afferrò gli abitanti della Filistea. Allora si sono spaventati i capi di Edom, il pànico prende i potenti di Moab; hanno tremato tutti gli abitanti di Canaan. Piómbino su di loro paura e terrore; per la potenza del tuo braccio restino muti come pietra, finché sia passato il tuo popolo, Signore, finché sia passato questo tuo popolo, che ti sei acquistato. Tu lo fai entrare e lo pianti sul monte della tua eredità, luogo che per tua dimora, Signore, hai preparato, santuario che le tue mani, Signore, hanno fondato. Il Signore regni in eterno e per sempre!» (Es 15,1-18).
A questa prima schiavitù in terra straniera ne segue un’altra ancor più dura. Il Signore revoca la condanna e anche questa volta la gioia esplode. I cuori esultano.
Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion, ci sembrava di sognare. Allora la nostra bocca si riempì di sorriso, la nostra lingua di gioia. Allora si diceva tra le genti: «Il Signore ha fatto grandi cose per loro». Grandi cose ha fatto il Signore per noi: eravamo pieni di gioia. Ristabilisci, Signore, la nostra sorte, come i torrenti del Negheb. Chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia. Nell’andare, se ne va piangendo, portando la semente da gettare, ma nel tornare, viene con gioia, portando i suoi covoni (Sal 126 (125) 1-6).
Il profeta Sofonia invita Gerusalemme a rallegrarsi per questa liberazione. Il popolo da Babilonia sta incamminandosi per ritornare nella sua terra. è la grande esultanza.
Rallégrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele, esulta e acclama con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme! Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico. Re d’Israele è il Signore in mezzo a te, tu non temerai più alcuna sventura. In quel giorno si dirà a Gerusalemme: «Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia». «Io raccoglierò gli afflitti, privati delle feste e lontani da te.
Urge affermare che vi è una sostanziale differenza tra la liberazione dalle antiche schiavitù e la liberazione che viene ad operare oggi il Messia del Signore. Lui viene a sciogliere le catene del peccato e della morte. Lui ci libera dalla schiavitù del principe del mondo che asservimento al vizio, alla falsità, all’empietà, ad ogni idolatria. Ma Lui non solo libera. Lui viene per guarire, sanare, elevare, farci veri figli adottivi di Dio, partecipi della divina natura, colmarci di vita eterna e di Spirito Santo. Viene per creare di tutti i popoli e le nazioni un solo popolo, anzi più che un solo popolo, un solo corpo, il suo corpo, una sola vite vera, che è Lui, dai molti tralci. Lui viene per aprire le porte della benedizione del Padre per tutte le genti. Bisogna gioire, rallegrarsi, esultare. Dio è venuto per operare una nuova vera creazione. Differenza infinita, divina, eterna.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che comprendiamo il grande mistero della salvezza.
A CUI È DOVUTA L’OBBEDIENZA DEI POPOLI
Gn 49,2.8-10; Sal 71 ; Mt 1,1-17
17 DICEMBRE
La benedizione di Giacobbe a Giuda è carica di mistero. Si annunzia un figlio cui è dovuta l’obbedienza dei popoli. Poiché a quei tempi l’obbedienza era dovuta a Dio e al re, si può pensare ad una discendenza regale. La regalità compare nel Libro dei Numeri e questa volta per bocca di un “profeta pagano”.
«Oracolo di Balaam, figlio di Beor, e oracolo dell’uomo dall’occhio penetrante; oracolo di chi ode le parole di Dio, di chi vede la visione dell’Onnipotente, cade e gli è tolto il velo dagli occhi. Come sono belle le tue tende, Giacobbe, le tue dimore, Israele! Si estendono come vallate, come giardini lungo un fiume, come àloe, che il Signore ha piantato, come cedri lungo le acque. Fluiranno acque dalle sue secchie e il suo seme come acque copiose. Il suo re sarà più grande di Agag e il suo regno sarà esaltato. Dio, che lo ha fatto uscire dall’Egitto, è per lui come le corna del bufalo. Egli divora le nazioni che lo avversano, addenta le loro ossa e le loro frecce egli spezza. Si accoscia, si accovaccia come un leone e come una leonessa: chi lo farà alzare? Benedetto chi ti benedice e maledetto chi ti maledice».
«Oracolo di Balaam, figlio di Beor, oracolo dell’uomo dall’occhio penetrante, oracolo di chi ode le parole di Dio e conosce la scienza dell’Altissimo, di chi vede la visione dell’Onnipotente, cade e gli è tolto il velo dagli occhi. Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele, spacca le tempie di Moab e il cranio di tutti i figli di Set; Edom diverrà sua conquista e diverrà sua conquista Seir, suo nemico, mentre Israele compirà prodezze. Uno di Giacobbe dominerà e farà perire gli scampati dalla città» (Num 14, 3-9.15-10).
Giacobbe visse negli anni 1600 circa a.C. Gli eventi narrati dal Libro dei Numeri possono essere collocati negli 1200 circa sempre a.C. Con Davide, che si situa negli 1000 circa sempre a.C. abbiamo una parola chiara del Signore. A lui viene promesso da Dio un figlio dal regno eterno. Questo re è il Messia, il Consacrato, l’Unto del Signore. Con i profeti la profezia si fa sempre più chiara. Il Messia non viene solo per il popolo del Signore, è mandato per portare il diritto e la giustizia su tutta la terra. Viene non solo confermato quanto annunzia Giacobbe a Giuda, ma anche illuminato in ogni particolare. Tutto, ogni cosa le profezie rivelano sul Messia del Signore, il quale non sarà soltanto re, ma anche sacerdote alla maniera di Melchisedek, e profeta. Mettendo insieme le profezie, si potrebbe scrivere un Vangelo prima del Vangelo. Cosa manca alle profezie? La verità piena del mistero. Ma questa non si avrà neanche con il suo compimento storico. Tutta la verità del mistero di Cristo Gesù è affidata allo Spirito Santo e la sua conoscenza non si esaurirà neanche nell’eternità.
Quando verrà colui al quale è dovuta l’obbedienza dei popoli? Quando a Giuda sarà tolto il regno. Noi sappiamo che il regno è stato tolto a Giuda nel 587 circa A.C. Con la distruzione di Gerusalemme non si rialzò più. Ma possiamo anche intendere con la perdita della sovranità nazionale. Con l’occupazione della Palestina fa parte di Roma, finisce la libertà politica della nazione giudaica. Il Messia è nato sotto Cesare.
Radunatevi e ascoltate, figli di Giacobbe, ascoltate Israele, vostro padre! Giuda, ti loderanno i tuoi fratelli; la tua mano sarà sulla cervice dei tuoi nemici; davanti a te si prostreranno i figli di tuo padre. Un giovane leone è Giuda: dalla preda, figlio mio, sei tornato; si è sdraiato, si è accovacciato come un leone e come una leonessa; chi lo farà alzare? Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché verrà colui al quale esso appartiene e a cui è dovuta l’obbedienza dei popoli.
Il contenuto in ogni profezia del Signore è sempre da realizzare nella sua verità piena. Oggi Gesù è colui al quale è dovuta l’obbedienza dei popoli? Dobbiamo confessare per onestà che non solo non lo è, neanche quanti credono in Lui lavorano perché sia data a Lui ogni obbedienza. Oggi siamo giunti al limite insuperabile della stoltezza. Neanche più si vuole affermare che Lui è il solo Redentore e Salvatore del mondo. È come se i cristiani si vergognassero di Lui. Anche essi lo hanno declassato nel suo mistero.
Madre di Gesù, Angeli, Santi, aiutaci a dare a Cristo Gesù splendore nella sua verità.
ESERCITERÀ IL DIRITTO E LA GIUSTIZIA
Ger 23,5-8; Sal 71; Mt 1,18-24
18 DICEMBRE
Il Messia che verrà “regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra”. Oggi più che mai è urgente chiedersi: “Cosa è il diritto e cosa è la giustizia?”. La domanda obbliga perché ai nostri tempi si è smarrito ogni cardine di verità sia per il diritto che per la giustizia. Diciamo subito che il diritto è ciò che appartiene per natura ad ogni realtà esistente. Se appartiene per natura mai esso potrà essere tolto. Si priva la natura di essere se stessa. Poiché ogni realtà esistente possiede il suo specifico diritto, la giustizia è dare a ciascun essere ciò che gli apparitine. Il diritto definisce, la giustizia conferisce, dona, fa osservare.
Dio è il Creatore dell’uomo. Lo ha fatto a sua immagine e somiglianza. È anche il suo Signore eterno. Poiché Lui è il Signore è suo diritto chiedere all’uomo ogni obbedienza alla sua volontà. Al diritto corrisponde un dovere. Dio per diritto eterno comanda. L’uomo, sempre per dovere eterno, obbedisce. Se l’uomo rifiuta di dare a Dio il suo diritto e si ribella alla sua voce, commette una duplice ingiustizia. Toglie a Dio ciò che è suo. Prende per sé ciò che non gli potrà mai appartenere. Per natura lui è di Dio. Dio ha stabilito il diritto sull’uomo, rivelandogli quali sono i limiti della sua natura nella quale deve vivere. Oltre la Legge Scritta e rivelata nella Scrittura Santa, è diritto di Dio chiedere all’uomo ogni altra cosa. È dovere dell’uomo prestare ogni obbedienza.
Il Messia viene per esercitare il diritto e la giustizia. Prima di ogni cosa viene per privare Satana di un potere che non è suo. Lui non ha alcun diritto sull’uomo. Non è sua creatura. Lui è creatura al pari dell’uomo e come tale deve sottostare al diritto di Dio. A Dio anche lui deve ogni obbedienza. Come il Messia libera l’uomo da potere di Satana? Strappandolo dal suo regno e portandolo nel regno del Padre suo, facendolo rinascere da acqua e da Spirito Santo. Con la Parola manifesta all’uomo la perfezione del diritto del Padre suo e con le opere gli manifesta come questo diritto vada vissuto. La perfetta giustizia il Messia la rivela mentre è Crocifisso. La croce ci insegna che Lui si è fatto obbediente consegnando al Padre la sua vita e lasciandosi fare olocausto di redenzione e di salvezza per i suoi fratelli. Diritto somma, giustizia perfetta.
Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra. Nei suoi giorni Giuda sarà salvato e Israele vivrà tranquillo, e lo chiameranno con questo nome: Signore-nostra-giustizia. Pertanto, ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali non si dirà più: “Per la vita del Signore che ha fatto uscire gli Israeliti dalla terra d’Egitto!”, ma piuttosto: “Per la vita del Signore che ha fatto uscire e ha ricondotto la discendenza della casa d’Israele dalla terra del settentrione e da tutte le regioni dove li aveva dispersi!”; costoro dimoreranno nella propria terra».
Guardando il Messia Crocifisso, ognuno ora sa qual è il diritto del Padre su ogni uomo. La nostra vita va data a Lui. Gli è dovuta per diritto naturale. Ma prima di giungere al sacrificio anche del corpo, vi è il sacrificio dello spirito e dell’anima che è piena obbedienza alla sua Legge, al suo Vangelo, alla sua Parola. Man mano che ci si sottomette alla croce dello spirito e dell’anima si avrà anche la forza di sottomettersi alla croce del corpo. Se un uomo non dona a Dio il diritto dell’osservanza di un solo comandamento, potrà sottostare alla legge della crocifissione del suo corpo? Sempre si ribellerà e priverà Dio del suo diritto. Oggi possiamo affermare che non esiste più il vero diritto, perché la natura non è dall’uomo, ma da Dio. È Dio che stabilisce la verità di ogni natura e di ogni uomo. Negando l’uomo la sua origine e dipendenza dal suo Creatore e Signore, tutti i diritti sono artificiali e di conseguenza falsi. Se falsi sono i diritti, anche la giustizia è falsa. Cristo è il solo vero Maestro dell’umanità. Lui è il solo che può esercitare il diritto e la giustizia. Lui è il solo che può donarci il nostro naturale e soprannaturale diritto, perché è il solo che può strapparci dal regno di Satana. È il solo che può darci il diritto di essere figli della luce. Nessun altro ha questo potere.
Vergine Fedele, Angeli, Santi, dateci una purissima fede in Cristo nostro vero Maestro.
COMINCIÒ AD AGIRE SU DI LUI
Gdc 13,2-7.24-25a; Sal 70; Lc 1,5-25
19 DICEMBRE
La storia della salvezza vive di una verità eterna: essa è fatta da Dio e dal suo Santo Spirito. Nel libro della Genesi si parla di Dio, ma non del suo Santo Spirito. Si inizia a parlare dello Spirito Santo o dello Spirito del Signore a partire da Mosè. Alla prima verità: Dio opera la sua salvezza per mezzo di un uomo, se ne aggiunge una seconda: Dio opera la sua salvezza per mezzo di un uomo sul quale si posa il suo Santo Spirito.
Mosè dunque uscì e riferì al popolo le parole del Signore; radunò settanta uomini tra gli anziani del popolo e li fece stare intorno alla tenda. Allora il Signore scese nella nube e gli parlò: tolse parte dello spirito che era su di lui e lo pose sopra i settanta uomini anziani; quando lo spirito si fu posato su di loro, quelli profetizzarono, ma non lo fecero più in seguito. Ma erano rimasti due uomini nell’accampamento, uno chiamato Eldad e l’altro Medad. E lo spirito si posò su di loro; erano fra gli iscritti, ma non erano usciti per andare alla tenda. Si misero a profetizzare nell’accampamento. Un giovane corse ad annunciarlo a Mosè e disse: «Eldad e Medad profetizzano nell’accampamento». Giosuè, figlio di Nun, servitore di Mosè fin dalla sua adolescenza, prese la parola e disse: «Mosè, mio signore, impediscili!». Ma Mosè gli disse: «Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!». E Mosè si ritirò nell’accampamento, insieme con gli anziani d’Israele (Num 11,24-30).
Il Signore per la salvezza del suo popolo “chiama un uomo ancor prima di essere formato nel grembo della madre”. Quest’uomo dovrà consacrarsi interamente a Lui, per compiere la sua opera. Viene concepito. Nasce. Lo Spirito del Signore inizia ad agire su di Lui. Dio, l’uomo e lo Spirito del Signore compiono l’opera della liberazione. Né Dio solamente, né l’uomo e neanche lo Spirito da soli. Ma sempre Dio, l’uomo e lo Spirito. Se questa unità viene frantumata, non vi è più opera di salvezza. Mancano gli autori della salvezza che sono e dovranno essere sempre tre: Dio, l’uomo e lo Spirito di Dio.
C’era allora un uomo di Sorea, della tribù dei Daniti, chiamato Manòach; sua moglie era sterile e non aveva avuto figli. L’angelo del Signore apparve a questa donna e le disse: «Ecco, tu sei sterile e non hai avuto figli, ma concepirai e partorirai un figlio. Ora guàrdati dal bere vino o bevanda inebriante e non mangiare nulla d’impuro. Poiché, ecco, tu concepirai e partorirai un figlio sulla cui testa non passerà rasoio, perché il fanciullo sarà un nazireo di Dio fin dal seno materno; egli comincerà a salvare Israele dalle mani dei Filistei». La donna andò a dire al marito: «Un uomo di Dio è venuto da me; aveva l’aspetto di un angelo di Dio, un aspetto maestoso. Io non gli ho domandato da dove veniva ed egli non mi ha rivelato il suo nome, ma mi ha detto: “Ecco, tu concepirai e partorirai un figlio; ora non bere vino né bevanda inebriante e non mangiare nulla d’impuro, perché il fanciullo sarà un nazireo di Dio dal seno materno fino al giorno della sua morte”». E la donna partorì un figlio che chiamò Sansone. Il bambino crebbe e il Signore lo benedisse. Lo spirito del Signore cominciò ad agire su di lui.
Con il Nuovo Testamento vi è un mutamento sostanziale. Dio, l’uomo e lo Spirito Santo non “bastano più” per compiere l’opera della salvezza. Un’altra persona deve essere necessariamente aggiunta. Salvezza e redenzione sono compiute da Dio, per mezzo di un uomo, pieno di Spirito Santo, ma formando con Cristo un solo corpo, una sola vita e operando non solo in Lui, ma anche con Lui e per Lui, come suo vero corpo, nella comunione dei doni e dei carismi dati dallo Spirito Santo ad ogni membro che è parte essenziale di questo unico e solo corpo. Senza questa unità, fuori di essa, nessuna salvezza e nessuna redenzione sarà operata. Se manca il corpo di Cristo mancheranno anche il Padre e lo Spirito Santo. Si possono compiere infinite opere, ma sono inutili, inefficaci quanto alla vera salvezza. Scopriamo il motivo per cui oggi poca salvezza si compie e poca redenzione si attua: abbiamo dichiarato inutile il corpo di Cristo in ordine alla vera salvezza. Neanche più Cristo Signore ci interessa. Eppure Lui è il cardine di tutto. Nulla avviene senza di Lui. Tutto invece avviene pe Lui, in Lui, con Lui. O rimettiamo Cristo al suo posto e in Lui anche noi nel nostro giusto posto, oppure semineremo vanità e raccogliere inutilità. La storia è testimone della nostra sterilità.
Madre di Gesù, Angeli, Santi, fateci una cosa sola con Cristo, in Cristo, per Cristo.
LA VERGINE CONCEPIRÀ E PARTORIRÀ UN FIGLIO
Is 7,10-14; Sal 23; Lc 1,26-38
20 DICEMBRE
La vita del popolo di Dio è tutta nelle mani del loro Signore. Possono anche allearsi con il mondo intero al fine di conservare integra Gerusalemme e tutto il regno di Giuda. Ma non c’è vita, perché la vita è solo nel Signore, da Lui, per Lui. Le alleanze con i popoli stranieri possiamo raffigurarle ad un assetato che crede di togliersi la sete attingendo dal mare acqua e bevendola. Più beve e più ha sete. Lui beve sale, non acqua. E il sale richiede sempre più acqua. Così il popolo del Signore, alleandosi con i popoli, beve morte non vita, perché la vita è data solo dal suo Dio. Questa verità è rivelata da Geremia con una immagine assai forte. Il popolo ha lasciato il Signore, sorgente di acqua viva, per andare ad attingere a cisterne screpolate che contengono fango.
O cieli, siatene esterrefatti, inorriditi e spaventati. Oracolo del Signore. Due sono le colpe che ha commesso il mio popolo: ha abbandonato me, sorgente di acqua viva, e si è scavato cisterne, cisterne piene di crepe, che non trattengono l’acqua. Israele è forse uno schiavo, o è nato servo in casa? Perché è diventato una preda? Contro di lui ruggiscono leoni con ruggiti minacciosi. Hanno ridotto la sua terra a deserto, le sue città sono state bruciate e nessuno vi abita. Persino le genti di Menfi e di Tafni ti hanno umiliata radendoti il capo. Non ti accade forse tutto questo perché hai abbandonato il Signore, tuo Dio, al tempo in cui era tua guida nel cammino? E ora, perché corri verso l’Egitto a bere l’acqua del Nilo? Perché corri verso l’Assiria a bere l’acqua dell’Eufrate? La tua stessa malvagità ti castiga e le tue ribellioni ti puniscono. Renditi conto e prova quanto è triste e amaro abbandonare il Signore, tuo Dio, e non avere più timore di me. Oracolo del Signore degli eserciti (Ger 2,12-19).
Acaz è re d’Israele. Vive da empio. Non ha fede nel suo Dio. Cerca alleanza con i popoli. Il Signore gli manda Isaia. Vuole aiutarlo attestandogli visibilmente la sua presenza. Qualsiasi segno lui avesse chiesto, il Signore glielo avrebbe concesso. Tutto il Signore è disposto a fare perché il re ritorno a confidare nel Signore, affidando a Lui la sua vita. È mossa sciagurata abbandonare il Signore per attingere acqua a cisterne screpolate che contengono solo fango. Ma il re si rifiuta, adducendo come scusa che lui non vuole tentare il Signore. Ma non si tenta il Signore, quando è il Signore che si offre per creare la fede in un cuore. La tentazione è invece proprio quella che Acaz sta compiendo: l’alleanza con i popoli stranieri per la salvezze del suo popolo. È tentazione perché vero rinnegamento di Dio e della sua Parola di salvezza. È opera contro Dio.
Il Signore parlò ancora ad Acaz: «Chiedi per te un segno dal Signore, tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure dall’alto». Ma Acaz rispose: «Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore». Allora Isaia disse: «Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta stancare gli uomini, perché ora vogliate stancare anche il mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele.
Il Signore vuole che il re ritorni nella vera fede e gli dona ugualmente il segno: “Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emanuele”. Certo, è questo un segno assai misterioso per noi. Le interpretazioni storiche possono essere tante. Noi sappiamo però che la vera profezia è sempre oltre il tempo. È per il tempo presente, ma anche per il tempo futuro. Sempre però dobbiamo ricordarci che lo Spirito Santo che la detta deve essere lo stesso Spirito Santo che la interpreta. Ad Acaz il Signore ha voluto rivelare nulla è impossibile alla sua onnipotenza. Lui può far concepire anche una vergine senza il concorso dell’uomo. Può salvare il suo regno senza neanche un soldato. All’umanità lo Spirito Santo rivela che la Vergine che concepisce è Maria. Non solo concepisce per l‘onnipotenza di Dio, per opera dello Spirito Santo, ma il figlio che nasce da Lei non si chiama Emmanuele, Lui è l’Emmanuele, cioè il Dio con noi. È il Dio con noi con una modalità diversa da tutte le altre presenze di Dio nella storia. È il Dio che si è fatto noi, si è fatto nostra carne e nostro sangue. Questa la sublime verità del segno dato dal profeta Isaia. Se Dio si è fatto Lui carne, nel suo Figlio Unigenito, nel seno verginale di una donna, vi sarà sulla terra e nei cieli cose che Lui non possa fare? Se per la nostra salvezza si è fatto nostra carne, di certo farà ogni altra cosa per noi.
Madre Vergine, Angeli, Santi, fateci cristiani dalla più pura fede in Cristo Signore.
PERCHÉ, ECCO, L’INVERNO È PASSATO
Ct 2,8-14 opp. Sof 3,14-18a; Sal 32; Lc 1,39-45
21 DICEMBRE
Il Cantico dei Cantici è un libro speciale, particolare. Esso è la narrazione di un amore intensissimo, ma inconcluso. È inconcluso perché esso non riceve la sua stabilità nel matrimonio, nel divenire lo sposo e la sposa una sola carne. La bellezza della sposa non deve solo attrarre lo sposo, né la bellezza dello sposo deve attrarre la sposa. L’attrazione deve divenire sola carne, sola vita, solo alito, solo respiro. Il libro finisce con il desiderio di essere una sola carne, ma la sola carne non viene fatta.
Come vorrei che tu fossi mio fratello, allattato al seno di mia madre! Incontrandoti per strada ti potrei baciare senza che altri mi disprezzi. Ti condurrei, ti introdurrei nella casa di mia madre; tu mi inizieresti all’arte dell’amore. Ti farei bere vino aromatico e succo del mio melograno. La sua sinistra è sotto il mio capo e la sua destra mi abbraccia. Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, non destate, non scuotete dal sonno l’amore, finché non lo desideri. Chi sta salendo dal deserto, appoggiata al suo amato? Sotto il melo ti ho svegliato; là dove ti concepì tua madre, là dove ti concepì colei che ti ha partorito. Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l’amore, tenace come il regno dei morti è la passione: le sue vampe sono vampe di fuoco, una fiamma divina! Le grandi acque non possono spegnere l’amore né i fiumi travolgerlo. Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa in cambio dell’amore, non ne avrebbe che disprezzo. Una sorella piccola abbiamo, e ancora non ha seni. Che faremo per la nostra sorella nel giorno in cui si parlerà di lei? Se fosse un muro, le costruiremmo sopra una merlatura d’argento; se fosse una porta, la rafforzeremmo con tavole di cedro. Io sono un muro e i miei seni sono come torri! Così io sono ai suoi occhi come colei che procura pace! Salomone aveva una vigna a Baal-Amon; egli affidò la vigna ai custodi. Ciascuno gli doveva portare come suo frutto mille pezzi d’argento. La mia vigna, proprio la mia, mi sta davanti: tieni pure, Salomone, i mille pezzi d’argento e duecento per i custodi dei suoi frutti! Tu che abiti nei giardini, i compagni ascoltano la tua voce: fammela sentire. Fuggi, amato mio, simile a gazzella o a cerbiatto sopra i monti dei balsami! (Ct 8,1-14).
Cantare l’amore per Cristo a nulla serve se non si giunge alla celebrazione della nozze eterne con lui. Lui ha celebrato le nozze eterna con la nostra umanità. Ora spetta a ciascun uomo volerle celebrare con Lui. Ma quando queste nozze saranno celebrate?
Una voce! L’amato mio! Eccolo, viene saltando per i monti, balzando per le colline. L’amato mio somiglia a una gazzella o ad un cerbiatto. Eccolo, egli sta dietro il nostro muro; guarda dalla finestra, spia dalle inferriate. Ora l’amato mio prende a dirmi: «Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto! Perché, ecco, l’inverno è passato, è cessata la pioggia, se n’è andata; i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna. Il fico sta maturando i primi frutti e le viti in fiore spandono profumo. Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto! O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è incantevole».
Le nozze saranno celebrate al momento della nostra morte, se sulla terra saremo divenuto con Cristo Gesù un solo corpo santo, un solo alito di Spirito di Dio. In più il cristiano deve essere bellezza di Cristo per attrarre a Cristo ogni altro uomo.
Ecco, io vengo presto e ho con me il mio salario per rendere a ciascuno secondo le sue opere. Io sono l’Alfa e l’Omèga, il Primo e l’Ultimo, il Principio e la Fine. Beati coloro che lavano le loro vesti per avere diritto all’albero della vita e, attraverso le porte, entrare nella città. Fuori i cani, i maghi, gli immorali, gli omicidi, gli idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna! Io, Gesù, ho mandato il mio angelo per testimoniare a voi queste cose riguardo alle Chiese. Io sono la radice e la stirpe di Davide, la stella radiosa del mattino». Lo Spirito e la sposa dicono: «Vieni!». E chi ascolta, ripeta: «Vieni!». Chi ha sete, venga; chi vuole, prenda gratuitamente l’acqua della vita. A chiunque ascolta le parole della profezia di questo libro io dichiaro: se qualcuno vi aggiunge qualcosa, Dio gli farà cadere addosso i flagelli descritti in questo libro; e se qualcuno toglierà qualcosa dalle parole di questo libro profetico, Dio lo priverà dell’albero della vita e della città santa, descritti in questo libro. Colui che attesta queste cose dice: «Sì, vengo presto!». Amen. Vieni, Signore Gesù. La grazia del Signore Gesù sia con tutti (Ap 22,12-21).
Madre del Signore, Angeli, Santi, conduceteci alla celebrazione della nozze eterne.
ANCH’IO LASCIO CHE IL SIGNORE LO RICHIEDA
1 Sam 1,24-28; C 1 Sam 2,1.4-5.6-7.8abcd; Lc 1,46-55
22 DICEMBRE
Anna è donna afflitta, perché umiliata. Lei però sa che solo il Signore potrà dare vera pace al suo cuore e a Lui si rivolge per chiedere la grazia che potrà rasserenarla.
Venne il giorno in cui Elkanà offrì il sacrificio. Ora egli soleva dare alla moglie Peninnà e a tutti i figli e le figlie di lei le loro parti. Ad Anna invece dava una parte speciale, poiché egli amava Anna, sebbene il Signore ne avesse reso sterile il grembo. La sua rivale per giunta l’affliggeva con durezza a causa della sua umiliazione, perché il Signore aveva reso sterile il suo grembo. Così avveniva ogni anno: mentre saliva alla casa del Signore, quella la mortificava; allora Anna si metteva a piangere e non voleva mangiare. Elkanà, suo marito, le diceva: «Anna, perché piangi? Perché non mangi? Perché è triste il tuo cuore? Non sono forse io per te meglio di dieci figli?». Anna si alzò, dopo aver mangiato e bevuto a Silo; in quel momento il sacerdote Eli stava seduto sul suo seggio davanti a uno stipite del tempio del Signore. Ella aveva l’animo amareggiato e si mise a pregare il Signore, piangendo dirottamente. Poi fece questo voto: «Signore degli eserciti, se vorrai considerare la miseria della tua schiava e ricordarti di me, se non dimenticherai la tua schiava e darai alla tua schiava un figlio maschio, io lo offrirò al Signore per tutti i giorni della sua vita e il rasoio non passerà sul suo capo». Mentre ella prolungava la preghiera davanti al Signore, Eli stava osservando la sua bocca. Anna pregava in cuor suo e si muovevano soltanto le labbra, ma la voce non si udiva; perciò Eli la ritenne ubriaca. Le disse Eli: «Fino a quando rimarrai ubriaca? Smaltisci il tuo vino!». Anna rispose: «No, mio signore; io sono una donna affranta e non ho bevuto né vino né altra bevanda inebriante, ma sto solo sfogando il mio cuore davanti al Signore. Non considerare la tua schiava una donna perversa, poiché finora mi ha fatto parlare l’eccesso del mio dolore e della mia angoscia». Allora Eli le rispose: «Va’ in pace e il Dio d’Israele ti conceda quello che gli hai chiesto». Ella replicò: «Possa la tua serva trovare grazia ai tuoi occhi». Poi la donna se ne andò per la sua via, mangiò e il suo volto non fu più come prima (1Sam 1,4-18).
Questa donna ci rivela la più alta verità sul mistero del dono. Dio è il “Datore Eterno” di ogni dono. Nessun dono a Lui è impossibile. Anche un figlio Lui può dare ad una donna sterile. Ma quando il dono fatto diviene dono vero? Quando è dato nuovamente al suo Datore. Anna riceve il figlio. È purissimo dono del suo Dio. Cosa fa Anna? Lo dona al Colui che glielo ha donato. In questa offerta il dono riceve la sua verità. Ogni dono è da Dio, ma sempre per Lui, a suo pieno servizio. Se il dono ricevuto non diviene dono offerto, esso manca sempre della sua verità. È un dono imperfetto. Dono ricevuto e dono offerto sono la pienezza della verità. Il dono si compie nel suo farsi dono a Dio per sempre. Dono sempre ricevuto, dono sempre donato, offerto, dato!
Dopo averlo svezzato, lo portò con sé, con un giovenco di tre anni, un’efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo. Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch’io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore». E si prostrarono là davanti al Signore.
Samuele donato che è donato, che si dona o si lascia donare è purissima immagine o figura di Cristo Gesù. Il Verbo Eterno è dono dalla vita del Padre, Dono senza principio, senza inizio. Senza principio e senza inizio è dono eterno al Padre. Lui è eternamente dono donato che si dona eternamente in dono al Padre. La sua vita eterna è in questo essere eternamente dono dal Padre ed eternamente dono che si dona al Padre. Il Padre ne ha fatto dono all’umanità per la sua salvezza eterna e il Figlio si è fatto dono al Padre fino alla morte di croce. Si è fatto per il Padre vero dono di sacrificio e di olocausto. Quanto avviene in Cristo, deve avvenire in ogni membro del suo corpo. Ogni discepolo di Gesù deve essere dono donato a Cristo dal Padre per divenire in Cristo dono che si offre al Padre in sacrificio e in olocausto di salvezza. È questa la missione cristiana nel mondo. Se il cristiano non si fa dono al Padre in Cristo, come vero olocausto e sacrificio di redenzione e salvezza, il suo essere dono è vano.
Madre del Signore, Angeli, Santi, aiutateci ad essere purissimo dono per il nostro Dio.
LE SUE ORIGINI SONO DALL’ANTICHITÀ
Mic 5,1-4; Sal 79; Lc 1,39-45
23 DICEMBRE – IV DOMENICA DI AVVENTO
L’antichità del Messia che viene non è di certo il tempo che inizia con la creazione del cielo e della terra. Essa è una antichità anteriore. È l’antichità dell’eternità. Ma anche in questa antichità eterna, urge giungere agli inizi senza inizio e al principio senza principio. Quest’antichità è già annunziata dai Salmi come generazione da Dio.
Perché le genti sono in tumulto e i popoli cospirano invano? Insorgono i re della terra e i prìncipi congiurano insieme contro il Signore e il suo consacrato: «Spezziamo le loro catene, gettiamo via da noi il loro giogo!». Ride colui che sta nei cieli, il Signore si fa beffe di loro. Egli parla nella sua ira, li spaventa con la sua collera: «Io stesso ho stabilito il mio sovrano sul Sion, mia santa montagna». Voglio annunciare il decreto del Signore. Egli mi ha detto: «Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato. Chiedimi e ti darò in eredità le genti e in tuo dominio le terre più lontane. Le spezzerai con scettro di ferro, come vaso di argilla le frantumerai». E ora siate saggi, o sovrani; lasciatevi correggere, o giudici della terra; servite il Signore con timore e rallegratevi con tremore. Imparate la disciplina, perché non si adiri e voi perdiate la via: in un attimo divampa la sua ira. Beato chi in lui si rifugia (Sal 2,1-12). Oracolo del Signore al mio signore: «Siedi alla mia destra finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi». Lo scettro del tuo potere stende il Signore da Sion: domina in mezzo ai tuoi nemici! A te il principato nel giorno della tua potenza tra santi splendori; dal seno dell’aurora, come rugiada, io ti ho generato. Il Signore ha giurato e non si pente: «Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchìsedek». Il Signore è alla tua destra! Egli abbatterà i re nel giorno della sua ira, sarà giudice fra le genti, ammucchierà cadaveri, abbatterà teste su vasta terra; lungo il cammino si disseta al torrente, perciò solleva alta la testa (Sal 110 (109) 1-7).
La profezia di Michea dice che il Messia nascerà a Betlemme. Ma questa è solo la nascita nel tempo. Dicendo che le sue origini sono dall’antichità, è come se volesse rivelarci che in Lui vi è una prima nascita. È una nascita eterna, prima del tempo. Nessun uomo potrà avere due nascite nel tempo. Si nasce una sola volta.
E tu, Betlemme di Èfrata, così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall’antichità, dai giorni più remoti. Perciò Dio li metterà in potere altrui fino a quando partorirà colei che deve partorire; e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d’Israele. Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore, con la maestà del nome del Signore, suo Dio. Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande fino agli estremi confini della terra. Egli stesso sarà la pace! Se Assur entrerà nella nostra terra e metterà il piede nei nostri palazzi, noi schiereremo contro di lui sette pastori e otto capi di uomini,
Le origini eterne del Messia vengono illuminate nella loro più pura verità dal Prologo del Quarto Vangelo. Le origini sono divine, eterne. Lui è vero Dio. È il Figlio Unigenito Eterno del Padre. Questa parola di Giovanni è il sigillo sulla verità del Messia di Dio.
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato (Cfr. Gv 1,1-18).
Sarà poi lo Spirito Santo, nel corpo dei secoli a spiegare le modalità della consustanzialità di Gesù con il Padre e con la nostra umanità. Lui ci dirà le vero Dio nel vero Dio e del vero uomo nel vero uomo e nel vero Dio. La luce è perfetta.
Vergine Madre, Angeli, Santi, aiutateci a far brillare oggi tutto il mistero di Cristo Gesù.
IL TUO TRONO SARÀ RESO STABILE PER SEMPRE
2 Sam 7,l-5.8b-12.14.16; Sal 88; Lc 1,67-79
24 DICEMBRE
Dio promette a Davide un regno per sempre. Tra la promessa e il suo compimento vi è un abisso eterno nella sua verità. Prima di tutto perché esso sarà governato da un re eterno. Se è eterno è immortale. Se è eterno è anche prima del tempo e dopo il tempo. È un regno spirituale e non materiale, che può esistere in tutti i regni di questo mondo. è il regno della verità e della luce, che si contrappone a tutti i delle tenebre e della falsità. Le parole di Gesù a Pilato lo rivelano con divina chiarezza.
Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce» (Gv 18,33-38).
È un regna che non nasce sottomettendo con la forza altri regni. Esso si edifica solo con l’annunzio della Parola e con la conversione ad essa. Non occorre altro.
Il re, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato riposo da tutti i suoi nemici all’intorno, disse al profeta Natan: «Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto i teli di una tenda». Natan rispose al re: «Va’, fa’ quanto hai in cuor tuo, perché il Signore è con te». Ma quella stessa notte fu rivolta a Natan questa parola del Signore: «Va’ e di’ al mio servo Davide: Così dice il Signore: “Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Così dice il Signore degli eserciti: “Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio popolo Israele. Sono stato con te dovunque sei andato, ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra. Fisserò un luogo per Israele, mio popolo, e ve lo pianterò perché vi abiti e non tremi più e i malfattori non lo opprimano come in passato e come dal giorno in cui avevo stabilito dei giudici sul mio popolo Israele. Ti darò riposo da tutti i tuoi nemici. Il Signore ti annuncia che farà a te una casa. Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio. Se farà il male, lo colpirò con verga d’uomo e con percosse di figli d’uomo, ma non ritirerò da lui il mio amore, come l’ho ritirato da Saul, che ho rimosso di fronte a te. La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a te, il tuo trono sarà reso stabile per sempre”».
Il regno, dall’inestimabile valore, vive nei regni del mondo, solo alla fine vi sarà la separazione netta tra i due regni: quello della luce e quello delle tenebre.
Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”». Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami». Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata» (Cfr. Mt 13,1-50).
La promessa dice solo una verità: la casa di Davide rimarrà per sempre dinanzi a Do. Moltissime altre verità saranno aggiunta dalle altre profezie e tutte necessarie.
Madre del Re Eterno dal Regno Eterno, Angeli, Santi, fateci una cosa sola con Cristo.
IL RITORNO DEL SIGNORE A SION
Is 52,7-10; Sal 95 : Tt 2,11-14; Gv 1,18
25 DICEMBRE
Da quando il Signore ha chiamato Abramo, e ancora in modo più evidente, da quando Mosè fu mandato a liberare i figli d’Israele dalla dura schiavitù d’Egitto, Dio e il suo popolo sono stati un solo alito di vita. Il popolo respirava l’lito del suo Dio. Questo alito era la sua vita. Poi un giorno avvenne la rottura. A causa della dilagante idolatria e della universale immoralità, il Signore lasciò sia il tempio che Gerusalemme. È la morte. Manca l’alito della vita. Muore la speranza. Tutto si perde senza l’alito della vita.
La gloria del Signore uscì dalla soglia del tempio e si fermò sui cherubini. I cherubini spiegarono le ali e si sollevarono da terra sotto i miei occhi; anche le ruote si alzarono con loro e si fermarono all’ingresso della porta orientale del tempio del Signore, mentre la gloria del Dio d’Israele era in alto su di loro. Erano i medesimi esseri che io avevo visto sotto il Dio d’Israele lungo il fiume Chebar e riconobbi che erano cherubini. Ciascuno aveva quattro aspetti e ciascuno quattro ali e qualcosa simile a mani d’uomo sotto le ali. Il loro aspetto era il medesimo che avevo visto lungo il fiume Chebar. Ciascuno di loro avanzava diritto davanti a sé (Ez 10,18-22). I cherubini allora alzarono le ali e le ruote si mossero insieme con loro, mentre la gloria del Dio d’Israele era in alto su di loro. Quindi dal centro della città la gloria del Signore si alzò e andò a fermarsi sul monte che è a oriente della città. E uno spirito mi sollevò e mi portò in Caldea fra i deportati, in visione, per opera dello spirito di Dio. E la visione che avevo visto disparve davanti a me. E io raccontai ai deportati quanto il Signore mi aveva mostrato (Ez 11,22-25).
Immaginiamo un popolo colpito da una dura siccità non di un anno, ma di più anni. Non appena vede le prime gocce di acqua, esulta di gioia. Ritorna la vita nella vita e sulla terra. Tutto può ricominciare a vivere. Dopo un lungo periodo di siccità spirituale, di mancanza dell’alito di vita, il Signore per mezzo del suo profeta annunzia il suo ritorno in Sion. Verrà nuovamente a stabilire il suo trono in mezzo ad essa. È la pienezza della gioia, perché è la pienezza della vita. Il popolo può di nuovo saziarsi dell’alito della vita del suo Dio. La terra riarsa può ritornare a produrre i suoi frutti. La benedizione scorre per la terra. Il Salmo può aiutarci a comprendere la profondità della profezia.
O Dio, tu sei il mio Dio, dall’aurora io ti cerco, ha sete di te l’anima mia, desidera te la mia carne in terra arida, assetata, senz’acqua. Così nel santuario ti ho contemplato, guardando la tua potenza e la tua gloria. Poiché il tuo amore vale più della vita, le mie labbra canteranno la tua lode. Così ti benedirò per tutta la vita: nel tuo nome alzerò le mie mani. Come saziato dai cibi migliori, con labbra gioiose ti loderà la mia bocca. Quando nel mio letto di te mi ricordo e penso a te nelle veglie notturne, a te che sei stato il mio aiuto, esulto di gioia all’ombra delle tue ali. A te si stringe l’anima mia: la tua destra mi sostiene. Ma quelli che cercano di rovinarmi sprofondino sotto terra, siano consegnati in mano alla spada, divengano preda di sciacalli. Il re troverà in Dio la sua gioia; si glorierà chi giura per lui, perché ai mentitori verrà chiusa la bocca (Sal 63 (62), 1-12).
Ora Dio viene nella carne per porre la sua dimora in mezzo a noi. Ma questa è solo una verità. Viene per fare se stesso nostra dimora, facendoci suo stesso corpo, sua stessa vita, vita dalla sua vita, sangue dal suo sangue, verità dalla sua verità, alito dal suo alito. Noi viviamo respirando il suo alito che è lo Spirito Santo. Finora la nostra casa era il cuore di Satana. Ora è il cuore di Cristo. L’uomo, uscito da Dio per creazione, torna in Lui per redenzione. Per la Parola onnipotente è uscito da Dio. Per la fede nella Parola di Cristo Gesù torna in Lui, ma in modo nuovo, come corpo di Dio.
Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza, che dice a Sion: «Regna il tuo Dio». Una voce! Le tue sentinelle alzano la voce, insieme esultano, poiché vedono con gli occhi il ritorno del Signore a Sion. Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha consolato il suo popolo, ha riscattato Gerusalemme. Il Signore ha snudato il suo santo braccio davanti a tutte le nazioni; tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio.
Con l’incarnazione si aprono tutte le porte della profondità di un mistero infinito.
Madre del Verbo Incarnato, Angeli, Santi, fateci parte del mistero di Cristo Signore.
PIENO DI GRAZIA E DI POTENZA
At 6,8-10; 7,54-60; Sal 30; Mt 10,17-22
26 DICEMBRE
Nella Chiesa ogni ministero obbliga ad essere esercitato secondo la sua verità. Quest’obbligo esige, richiede, domanda delle particolari doti o qualità spirituali. Se queste qualità spirituali mandano, il ministero verrà esercitato nella falsità. Mai produrrà un solo frutto di vita eterna. Se un potatore non sa neanche cosa sia un albero, se è mandato a potare una vigna o un qualsiasi altro albero, opererà un vero disastro.
Bisogna dunque che, tra coloro che sono stati con noi per tutto il tempo nel quale il Signore Gesù ha vissuto fra noi, cominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di mezzo a noi assunto in cielo, uno divenga testimone, insieme a noi, della sua risurrezione» (At 1,21-22). In quei giorni, aumentando il numero dei discepoli, quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica perché, nell’assistenza quotidiana, venivano trascurate le loro vedove. Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense. Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola». Piacque questa proposta a tutto il gruppo e scelsero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone, Parmenàs e Nicola, un prosèlito di Antiòchia. Li presentarono agli apostoli e, dopo aver pregato, imposero loro le mani (At 6,1-8).
Questa parola è degna di fede: se uno aspira all’episcopato, desidera un nobile lavoro. Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola donna, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, non dedito l vino, non violento ma benevolo, non litigioso, non attaccato al denaro. Sappia guidare bene la propria famiglia e abbia figli sottomessi e rispettosi, perché, se uno non sa guidare la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio? Inoltre non sia un convertito da poco tempo, perché, accecato dall’orgoglio, non cada nella stessa condanna del diavolo. È necessario che egli goda buona stima presso quelli che sono fuori della comunità, per non cadere in discredito e nelle insidie del demonio. Allo stesso modo i diaconi siano persone degne e sincere nel parlare, moderati nell’uso del vino e non avidi di guadagni disonesti, e conservino il mistero della fede in una coscienza pura. Perciò siano prima sottoposti a una prova e poi, se trovati irreprensibili, siano ammessi al loro servizio. Allo stesso modo le donne siano persone degne, non maldicenti, sobrie, fedeli in tutto. I diaconi siano mariti di una sola donna e capaci di guidare bene i figli e le proprie famiglie. Coloro infatti che avranno esercitato bene il loro ministero, si acquisteranno un grado degno di onore e un grande coraggio nella fede in Cristo Gesù (1Tm 3,1-13).
Le qualità spirituali – scienza, sapienza, virtù, dottrina, reputazione, onestà – sono oggettive. Sono cioè insite al ministero. Non possono essere modificate dalla volontà dell’uomo e neanche possono seguire le correnti del momento. Senza le qualità spirituali, chi soffre è il ministero. Poiché ogni ministero nella Chiesa è sorgente di vera vita, se esso viene esercitato senza le qualità richieste, esso priverà il corpo di Cristo e l’umanità della grazia che per esso sempre si deve diffondere sulla terra.
Stefano intanto, pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e segni tra il popolo. Allora alcuni della sinagoga detta dei Liberti, dei Cirenei, degli Alessandrini e di quelli della Cilìcia e dell’Asia, si alzarono a discutere con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui egli parlava.
Stefano è pieno di grazia e di potenza. Lo Spirito del Signore agisce in lui senza alcun ostacolo. La sua parola è luce purissima. Nessuno riusciva a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui egli parlava. Se fosse stato uomo senza qualità spirituali di elevatissimo livello, mai avrebbe potuto manifestare la bellezza delle profondità di Cristo Signore. Sarebbe stato confuso dai pensieri del mondo. Oggi questa verità va gridata con tutta la potenza e la forza dello Spirito Santo. Ministero e qualità spirituali sono inseparabili. Conferire un ministero senza le qualità necessarie significa esporlo all’inefficienza e alla sterilità. I danni sono oltremodo ingenti. Il trasformismo cristiano per piacere a chi governa per ottenere dei benefici è veramente diabolico. Non si diviene così servi del ministero ma padroni e signori di esso. È la sua morte.
Madre di Gesù, Angeli, Santi, fateci veri servi di Cristo in ogni compito affidatoci.
PERCHÉ LA NOSTRA GIOIA SIA PIENA
1 Gv 1,1-4; Sal 96; Gv 20,2-8
27 DICEMBRE
Alla perfetta conoscenza di Gesù non si giunge solo attraverso la speculazione teologica e neanche attraverso la meditazione ininterrotta delle Scritture. Con la riflessione teologica potremmo anche creare un Gesù falso o non perfettamente vero. Con la contemplazione delle Scritture ci si potrebbe fermare al Gesù di ieri, privandolo di ogni attualità nell’oggi della nostra storia. Al Gesù vero si giunge attraverso la via della “tradizione”. Non si parlare qui di “Tradizione” in senso tecnico. Anche questa è necessaria. Si intende parlare invece di “tradizione” visiva, uditiva, che cade sotto l’esperienza dei nostri sensi. È giusto che ci si spieghi bene, anzi sommamente bene.
L’Apostolo Giovanni ha visto Cristo, lo ha sentito parlare, ha gustato il suo stile di vita, ha poggiato la sua testa sul cuore di Gesù. Si è come impregnato di Cristo Signore. Cosa lui trasmette, consegna (=tradizione), dona a quanti per la sua Parola hanno conosciuto Cristo Signore? Consegna loro tutto ciò di cui lui si è impregnato. Lui si è trasformato in Cristo, dona il Cristo, consegna il Gesù nel quale Lui si è immerso. Senza questa consegna .o tradizione, si avrà un Cristo ideale, ma non reale. Cristo ideale e Cristo Reale dovranno essere una cosa sola. Né il Cristo ideale senza il Cristo reale e neanche il Cristo reale senza il Cristo ideale. Se la Scrittura, la Tradizione, il Magistero ci danno il Cristo ideale, l’apostolo, il missionario, il ministro della Parola, il fedele laico o anche il fedele consacrato sempre devono dare sia il Cristo ideale, secondo la più pura verità e anche il Cristo reale. San Paolo dice ai Galati che a loro nella sua persona è stato presentato Cristo al vivo. Lui è immagine del Cristo reale, anzi più che reale, Lui è vera immagine di Gesù Crocifisso.
O stolti Gàlati, chi vi ha incantati? Proprio voi, agli occhi dei quali fu rappresentato al vivo Gesù Cristo crocifisso! Questo solo vorrei sapere da voi: è per le opere della Legge che avete ricevuto lo Spirito o per aver ascoltato la parola della fede? Siete così privi d’intelligenza che, dopo aver cominciato nel segno dello Spirito, ora volete finire nel segno della carne? Avete tanto sofferto invano? Se almeno fosse invano! Colui dunque che vi concede lo Spirito e opera portenti in mezzo a voi, lo fa grazie alle opere della Legge o perché avete ascoltato la parola della fede? (Gal 3,1-5). Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo. Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura. E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto l’Israele di Dio. D’ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: io porto le stigmate di Gesù sul mio corpo (Gal 6,14-17).
Questa tradizione è via obbligata per chi vuole annunziare Cristo. Ogni discepolo di Gesù dovrà essere sempre il Cristo vivente. Come Cristo è la verità e la vita del Padre, così anche il cristiano dovrà essere verità e vita di Gesù Signore. Se vi è separazione, divisione, distacco tra il Cristo ideale e il Cristo reale, non vi è vera “tradizione”
Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita – la vita infatti si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi –, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena.
Oggi è questo il più grande pericolo della nostra “tradizione”. Si vuole dare al mondo l’immagine di Cristo, ma spesso ignorando, manomettendo, trascurando e anche disprezzando il Cristo “Ideale”, il Cristo “Verità”, il Cristo “Legge”, il Cristo “Parola”. Il rischio di consegnare un Cristo falso o non vero o non pienamente vero è altissimo. È una tentazione che va assolutamente evitata. Separare Cristo e Legge, Parola, Verità, Luce, Sapienza, Pensiero del Padre, non dona alcuna vera salvezza.
Madre di Gesù, Angeli, Santi, aiutateci a consegnare al mondo il vero Cristo.
ABBIAMO UN PARÀCLITO PRESSO IL PADRE
1 Gv 1,5-2,2; Sal 123; Mt 2,13-18
28 DICEMBRE
Presso il Padre il cristiano ha due Paràcliti: Il Figlio e lo Spirito Santo. Il Figlio e lo Spirito Santo esercitano ognuno il suo proprio ministero. Cristo Gesù prega il Padre perché mandi lo Spirito Santo. Il ministero della preghiera è del Figlio. La preghiera dei Figlio è efficace perché presentata a Lui dal suo cuore Crocifisso per amore della salvezza dell’uomo. Lo Spirito Santo è mandato per formare Cristo in ogni uomo, che accoglie la Parola di Gesù, si converte, si lascia battezzare, diviene un solo corpo con Cristo. Lo Spirito Santo dovrà formare Cristo nei pensieri, nei desideri, nella volontà, nel cuore, nell’anima, nel corpo. Tutto l’uomo in ogni sua parte dovrà rivestirsi di Cristo, conformarsi a Lui. Questa è l’altissimo opera dello Spirito del Signore.
Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui» (Gv 14,15-21). «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. (Gv 14,23-26).
Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio )Gv 15,26-27). Non ve l’ho detto dal principio, perché ero con voi. Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato. Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà (Gv 16,4-15).
Il cristiano deve sempre pregare Cristo perché preghi il Padre. Quando il cristiano pecca, sa che Cristo ancora non è formato in Lui. Prega Cristo perché preghi il Padre. Il Padre, pregato da Cristo, manda lo Spirito Santo perché formi Cristo in chi ha pregato. Questa preghiera deve innalzarsi a Cristo senza interruzione.
Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che noi vi annunciamo: Dio è luce e in lui non c’è tenebra alcuna. Se diciamo di essere in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, siamo bugiardi e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, il Figlio suo, ci purifica da ogni peccato. Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto tanto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di non avere peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi. Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.
Ogni peccato rivela l’assenza di Cristo in noi. Noi siamo formati in Lui. Urge lo Spirito.
Madre di Gesù, Angeli, Santi, intercedete perché lo Spirito Santo formi Cristo in noi.
LE TENEBRE HANNO ACCECATO I SUOI OCCHI
1 Gv 2,3-11; Sal 95; Lc 2,22-35
29 DICEMBRE
La fede in Dio è fede nella sua Parola come unica e sola sorgente di amore, verità, giustizia, luce, pace, comunione. Il fratello va amato per fede, per obbedienza alla Parola. Ma anche Dio va amato per fede, per obbedienza alla Parola. Amore e obbedienza alla Parola sono una cosa sola. Non si crede nella Parola, non si obbedisce, non si ama. Con Gesù vale la stessa regola. Si ascolta la Parola di Gesù, ci si converte ad essa, la si vive, si ama. Non si vive la Parola, non si crede, non si ama. Tutto il Discorso della Montagna è questa verità: Parola, fede, obbedienza, amore.
Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo! Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna. Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio (Mt 5,21-32).
Queste semplici poche parole rivelano la purezza dell’amore che regna nel mondo se la nostra obbedienza alla Parola di Gesù è perfetta in noi. Separare Parola, fede, amore è porsi fuori della vera relazione con Cristo Signore. Un Cristo senza Parola è un falso Cristo. Ma anche un Cristo senza obbedienza alla Parola di Cristo è un falso Cristo. Cristo, Parola, Fede, Obbedienza alla Parola sono una cosa sola. Chi ne fa più cose, è fuori dalla verità della salvezza. Costui è adoratori di idoli vani. Anche il suo Cristo è un idolo perché separato dalla Parola, dalla Verità, dalla Luce, dall’Obbedienza. Cristo è via, verità, vita. Vita, verità, vita di Cristo devono essere una cosa sola in noi. È cecità grande pensare una fede in Cristo senza obbedienza alla Parola. Ma anche è stoltezza infinita credere di amare senza la fede nella Parola.
Da questo sappiamo di averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è la verità. Chi invece osserva la sua parola, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in lui. Chi dice di rimanere in lui, deve anch’egli comportarsi come lui si è comportato. Carissimi, non vi scrivo un nuovo comandamento, ma un comandamento antico, che avete ricevuto da principio. Il comandamento antico è la Parola che avete udito. Eppure vi scrivo un comandamento nuovo, e ciò è vero in lui e in voi, perché le tenebre stanno diradandosi e già appare la luce vera. Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre. Chi ama suo fratello, rimane nella luce e non vi è in lui occasione di inciampo. Ma chi odia suo fratello, è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi.
Un tempo si diceva che urgeva saldare la spaccatura tra fede e vita. Nulla è più falso di questa affermazione. Non vi è saccatura tra fede e vita. La spaccatura è sempre tra fede e Parola. La fede mai potrà essere pensata solo accoglienza di verità su di Dio. Essa è invece l’accoglienza della Parola di Dio come unica e sola regola della nostra vita. Il legame da rinsaldare è sempre tra fede e Parola. La fede è obbedienza alla Parola. La Parola obbedita produce vera vita. Rinsaldare invece fede e vita significa compiere qualsiasi opera. È quanto succede oggi. Si agisce, ma non nella Parola.
Madre di Gesù, Angeli, Santi, convincete i cuori che l’amore è obbedienza alla Parola.
PER QUESTO FANCIULLO HO PREGATO
1 Sam 1,20-22.24-28; Sal 83; 1 Gv 3,1-2.21-24; Lc 2,41-52
30 DICEMBRE – SANTA FAMIGLIA
Il cuore di Anna è la sua fede. Lei non solo sa che tutto è dono di Dio, sa anche che ogni dono è dato da Dio perché se ne faccia un dono a Lui. È in questa fede la verità dell’uomo e anche la sua vita. Facendo di ogni nostro dono – compresa la nostra vita – un dono al Signore, Lui sempre ricolma il dono di tutta la sua vita. Il dono diviene vero per sé, solo se donato al Signore perché sempre lo colmi di Lui. Ogni cosa riceve la sua verità da Dio e ogni cosa conserva e si arricchisce di tutta la verità ricevuta, portando ogni frutto, se consegnata senza interruzione al suo Signore. Anna anche sa che la fede è sempre messa alla prova. La vita è la prova della fede. Lei la prova l’ha vinta. Era sterile. Ha chiesto al Signore. Si è fidato di Lui. È divenuta madre.
Allora Anna pregò così: «Il mio cuore esulta nel Signore, la mia forza s’innalza grazie al mio Dio. Si apre la mia bocca contro i miei nemici, perché io gioisco per la tua salvezza. Non c’è santo come il Signore, perché non c’è altri all’infuori di te e non c’è roccia come il nostro Dio. Non moltiplicate i discorsi superbi, dalla vostra bocca non esca arroganza, perché il Signore è un Dio che sa tutto e da lui sono ponderate le azioni. L’arco dei forti s’è spezzato, ma i deboli si sono rivestiti di vigore. I sazi si sono venduti per un pane, hanno smesso di farlo gli affamati. La sterile ha partorito sette volte e la ricca di figli è sfiorita. Il Signore fa morire e fa vivere, scendere agli inferi e risalire. Il Signore rende povero e arricchisce, abbassa ed esalta. Solleva dalla polvere il debole, dall’immondizia rialza il povero, per farli sedere con i nobili e assegnare loro un trono di gloria. Perché al Signore appartengono i cardini della terra e su di essi egli poggia il mondo. Sui passi dei suoi fedeli egli veglia, ma i malvagi tacciono nelle tenebre. Poiché con la sua forza l’uomo non prevale. Il Signore distruggerà i suoi avversari! Contro di essi tuonerà dal cielo. Il Signore giudicherà le estremità della terra; darà forza al suo re, innalzerà la potenza del suo consacrato» (1Sam 2,1-10).
Tutto è dono di Dio. Ma Dio agisce per via mediata. La donna è dono di Dio, si dona a Dio perché Dio la dia all’uomo. Donandosi all’uomo, la donna si riveste di tutta la sua verità di donna. Così dicasi anche per l’uomo. Anche lui si dona a Dio perché Dio lo doni alla sua donna. Lasciandosi donare alla donna, l’uomo riceve tutta la sua verità. Oggi la donna si vuole donare alla donna. L’uomo sii vuole donare all’uomo. È un dono falso. È un dono non donato a Dio, perché Dio lo doni secondo verità. Ma ogni dono non donato a Dio, ma donato direttamente, è falso. Manca della sua verità di origine.
Così al finir dell’anno Anna concepì e partorì un figlio e lo chiamò Samuele, «perché – diceva – al Signore l’ho richiesto». Quando poi Elkanà andò con tutta la famiglia a offrire il sacrificio di ogni anno al Signore e a soddisfare il suo voto, Anna non andò, perché disse al marito: «Non verrò, finché il bambino non sia svezzato e io possa condurlo a vedere il volto del Signore; poi resterà là per sempre». Dopo averlo svezzato, lo portò con sé, con un giovenco di tre anni, un’efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo. Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch’io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore». E si prostrarono là davanti al Signore.
La crisi dell’odierna società sta proprio in questa perdita della verità del dono. Signore di ogni dono è Dio. Ogni dono ricevuto va donato a Dio perché sia Lui a colmarlo della sua verità e piena di verità darlo Lui secondo la sua verità eterna. La madre non può uccidere la creatura nel grembo. Essa è un dono di Dio. Questo dono non va consegnato alla morte, ma alla vita. L’uomo e la donna sono un dono di Dio luna all’altro. Non possono più prendersi la loro vita donata. Non sono stati loro a farsi dono, ma è Dio che li ha donati l’una all’altro e l’una ha accolto l’altro come vero dono di Dio. Così anche la vita non può essere consegnata alla morte perché nella sofferenza. Essa va data a Dio come dono purificato dalla sofferenza. La verità del dono sfugge oggi all’uomo. Manca il Datore del dono, Manca colui che è la verità di ogni dono.
Vergine Donata a Dio, Angeli, Santi, fateci dono a Dio nella purissima verità del dono..
E TUTTI AVETE LA CONOSCENZA
1 Gv 2,18-21; Sal 95; Gv 1,1-18
31 DICEMBRE
Il Signore ha camminato con il suo popolo per circa quarant’anni, guidandolo con segni e prodigi. Alla fine del percorso vi è profonda amarezza nel cuore di Mosè. Il popolo non ha né mente per comprendere, né occhi per vedere, né orecchi per udire. Quarant’anni di segni e prodigi ed è come se il popolo fosse durissima roccia.
Mosè convocò tutto Israele e disse loro: «Voi avete visto quanto il Signore ha fatto sotto i vostri occhi, nella terra d’Egitto, al faraone, a tutti i suoi ministri e a tutta la sua terra, le prove grandiose che i tuoi occhi hanno visto, i segni e i grandi prodigi. Ma fino a oggi il Signore non vi ha dato una mente per comprendere né occhi per vedere né orecchi per udire. Io vi ho condotti per quarant’anni nel deserto; i vostri mantelli non si sono logorati addosso a voi e i vostri sandali non si sono logorati ai vostri piedi. Non avete mangiato pane, non avete bevuto vino né bevanda inebriante, perché sappiate che io sono il Signore, vostro Dio. Quando siete arrivati in questo luogo e Sicon, re di Chesbon, e Og, re di Basan, sono usciti contro di noi per combattere, noi li abbiamo sconfitti, abbiamo preso la loro terra e l’abbiamo data in possesso ai Rubeniti, ai Gaditi e a metà della tribù di Manasse. Osservate dunque le parole di questa alleanza e mettetele in pratica, perché abbiate successo in tutto ciò che farete (Dt 29,1-8).
È giusto che ci si chieda: perché dalle opere di Dio non si scorge il suo Autore e non ci si apre alla vera fede in Lui? Questo mai avverrà perché il peccato ha trasformato spirito, anima, cuore, mente dell’uomo in pietra. La pietra vede, ma non comprende. Urge che il Signore compia una secondo opera. Questa volta non fuori dell’uomo, ma dentro l’uomo. Deve togliere dal suo petto il cuore di pietra e al suo posto collocare o trapiantare un cuore di carne, capace di comprendere le grandi opere di Dio. Quanto il Signore ha promesso per mezzo del profeta Ezechiele si è compiuto con la redenzione operata da Gesù Signore. Viene lo Spirito, toglie dal petto il cuore di pietra, al suo posto pone il cuore di carne, occhi di carne, orecchi di carne.
Questa operazione non è fatta una volta per sempre. È una operazione ininterrotta. Sempre lo Spirito deve venire e sempre deve porre il cuore di carne. Se lo Spirito non viene, il cuore di pietra riprende il suo posto. Ogni volta che una falsità entra nel cuore, è segno che è anche ritornato nel petto il cuore di pietra. Ora l’apostolo Giovanni dice ai discepoli di Gesù che essi hanno ricevuto l’unzione dal Santo, e tutti hanno ricevuto la conoscenza, che è purissimo dono dello Spirito del Signore. Sia l’unzione che la conoscenza vanno sempre avvivate, rinnovate, purificate da ogni macchia. Il peccato deturpa sia l’unzione che la conoscenza. Dal peccato si deve stare sempre lontani. Il peccato sempre togliere il cuore di carne per far ritornare il cuore di pietra e sempre trasforma la conoscenza della verità in falsità e menzogna. Quando il cristiano potrà dire di conoscere la verità? Quando vive senza peccato. Essendo il peccato falsità, chi pecca non conosce la verità, perché la libertà è libertà da ogni peccato.
Figlioli, è giunta l’ultima ora. Come avete sentito dire che l’anticristo deve venire, di fatto molti anticristi sono già venuti. Da questo conosciamo che è l’ultima ora. Sono usciti da noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; sono usciti perché fosse manifesto che non tutti sono dei nostri. Ora voi avete ricevuto l’unzione dal Santo, e tutti avete la conoscenza. Non vi ho scritto perché non conoscete la verità, ma perché la conoscete e perché nessuna menzogna viene dalla verità.
L’anticristo è il discepolo di Gesù che si abbandona alla menzogna, alla falsità, all’idolatria e da combattente per Cristo si trasforma in combattente contro Cristo. Da difensore della verità diviene un distruttore di essa e un seminatore di tutto ciò che è contro il Vangelo. Tutto questo avviene perché con il peccato ci si è distaccati dallo Spirito Santo. Sempre quando si pecca ci si allontana dalla verità, dalla luce, dalla conoscenza. Per questo motivo lo Spirito va sempre rinnovato in noi. La luce della mente è lo Spirito e la comprensione dell’intelligenza è lo Spirito, come pura la verità della conoscenza è lo Spirito. Ci si separa dalla Spirito, tutto ritorna nella falsità.
Madre del Signore, Angeli, Santi, otteneteci uno Spirito di intelligenza e di conoscenza.