Se qualcuno vuole venire dietro a me
Nel grande dibattito attuale, che vede impegnate verità oggettiva, sana dottrina, coscienza, regole pastorali, ortoprassi nella celebrazione dei sacramenti, direzione spirituale, discernimento che varia da caso a caso, morale oggettiva e soggettiva, trasgressione del comandamento e gravità del peccato, vi è un punto d’incontro tra i diversi schieramenti che con linguaggio improprio vengono detti progressisti e tradizionalisti? Ci può essere una via giusta e santa da percorrere che valga per tutti i credenti in Cristo Gesù oppure ci si deve consegnare ad una guerra di vicendevole accusa di rigorismo e di lassismo, di disinvoltura e di rigidità?
Diciamo fin da subito che oggi ci si è incamminati su una via che vuole, anzi esige la legalizzazione del male morale come regola di vita. Osserviamo bene. Nella società civile sono stati abrogati Primo, Secondo, Terzo, Quarto, Sesto, Ottavo, Nono, Decimo Comandamento della Legge Eterna di Dio. Rimane in parte il Quinto per alcuni delitti gravi, mentre è stato cancellato per l’aborto e l’eutanasia in molti stati. Esiste ancora il settimo solo però come legislazione. Esso è stato abrogato dalla coscienza di molti. Lo attestano speculazioni e corruzioni, frodi e commercio di morte ad ogni livello. Dinanzi ad uno sfacelo morale di così vaste proporzioni, alla Chiesa è chiesto di adeguarsi. Può essa fare questioni di divorzio se la società muore di divorzio? Può essa operare una distinzione tra chi nel suo seno conserva puro e intatto il matrimonio e chi passa alla sua rottura? Gli interrogativi e le domande che si possono porre sono infinite. Non sempre si può trovare per tutti e per tutte una giusta soluzione.
Altro grande evento da constatare è che neanche più si vuole la differenza di matrimonio, tra vero, secondo natura, e non vero, secondo volontà. Basta che due esseri vogliono stare insieme, ed è matrimonio. La volontà dell’uomo sostituisce la natura, abolisce la Legge Eterna. La volontà è il nuovo dio dell’uomo. Evento da non trascurare è quanto avviene anche all’interno dell’universo religioso: non si vuole alcuna superiorità di un Dio su un altro Dio, sono tutti uguali e le religioni sono tutte vie buone. Parlare di Cristo come unico e solo Redentore dell’uomo, unico e solo suo Mediatore, unico e solo Salvatore, diviene fuori moda, fuori contesto storico, fuori tempo. L’unicità di Cristo appartiene al passato della religione. Anche la Chiesa una, santa, cattolica, apostolica, come una e sola Chiesa, nella quale risplende e vive in pienezza la verità e la grazia di Cristo, appartiene al passato della religione. Oggi tutte le religioni sono uguali. All’interno della religione cristiana, tutte le Chiese sono uguali. Le differenze appartengono al passato, sono di ieri. In questo scenario vi è ancora spazio per Cristo Gesù, per il Dio Trinità, per lo Spirito Santo, per la Chiesa una, santa, cattolica, apostolica? Vi è spazio per la sona dottrina, per il Vangelo, per la Parola di Dio?
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso? Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell’uomo quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi. In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto il regno di Dio» (Lc 9,18-27).
In questo scenario, prima che stabilire cosa sia giusto per l’altro – ciò è facilmente risolvibile se ci si lascia guidare e condurre dallo Spirito Santo – ognuno deve scegliere di essere tutto consegnato a Cristo Gesù. È mostrando la verità di Cristo operante tutta nel nostro corpo, nel nostro spirito, nella nostra anima, che ci abilita a parlare di Cristo agli altri e indicare Cristo come il solo e il vero Salvatore della propria vita. Ecco allora la soluzione: non si tratta di porsi dinanzi ad una dottrina oggettiva, ad una scienza esatta come anche non si tratta di abrogarla, è questione di mostrare la bellezza di Cristo che agisce in noi e con noi. Se è Cristo, che agendo in noi e parlando attraverso di noi che siamo nel suo Santo Spirito, sempre Cristo saprà cosa dire all’anima che gli sta dinanzi. Il Vangelo ci attesta che Cristo era capace di mettere in movimento il cuore. E se il nostro vero problema fosse questo: la nostra incapacità di mettere in movimento i cuori verso Cristo perché attraverso di noi non è Cristo che parla? Non è allora questione di assolvere, non assolvere, ammettere, non ammettere, escludere, non escludere, andare, non andare, uscire, entrare. La vera questione è una sola: mettiamo noi i cuori in movimento verso Cristo, verso il Vangelo? Aiutiamo questo movimento iniziale a camminare nella verità, partendo da una grazia iniziale fino a giungere alla sua pienezza?
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, mettete per noi le anime in movimento.