Tu invece va’ e annuncia il regno di Dio

 Per entrare nella verità della Parola di Gesù, una sola immagine è sufficiente: “morte”. Quando una persona muore, lascia il tempo e tutto ciò che nel tempo si trova. Avviene un distacco pieno. Si lascia padre, madre, fratelli, sorelle, figli, parenti, amici, poveri, ricchi, giusti, ingiusti, vicini, lontani, affamati, assetati, chi ha e chi non ha, chi possiede e chi non possiede, chi può vivere da se stesso e chi non può fare nulla da se stesso. La morte è questo distacco pieno. Un tempo questa parola: “morto al mondo”, veniva usata per quanti abbracciavano la vita monastica. Ci si ritirava dal mondo, si viveva isolati da esso. Nessun contatto di nessun genere. Gesù nel suo Vangelo non chiede ai suoi apostoli e discepoli “la morte al mondo”. Essi devono vive nel mondo, senza però appartenere al mondo. La morte deve essere ai pensieri del mondo. Ma essi devono vivere nel mondo per dare salvezza al mondo, annunziando il regno di Dio, la sua verità, la sua giustizia, nelle quali è la salvezza dell’uomo.

“Questa morte al mondo” Gesù la chiede per quanti Lui domani dovrà mandare nel mondo a predicare il Vangelo. Essi sono presi a giornata da Dio per tutti i giorni della loro vita e per il Signore dovranno operare. Non possono occuparsi delle cose della terra. Toglierebbero del tempo prezioso alla predicazione del Vangelo. Non solo essi sono presi a giornata da Dio, anche di notte essi sono presi al suo servizio. La loro vita dovrà essere tutta dalla volontà del Dio che li ha assunti. Essi dovranno sapere che quando si parte per la missione, si sa da dove si parte, ma non si sa dove essa conduce, perché tutta e sempre nella volontà di Dio. Dove il Padre manda, lì ci si dirige. Quando il Padre dice di fermarsi, ci si ferma. Dove vuole si passi la notte, ci si distende per dare forza al nostro corpo. Ma è sempre il Padre che dona l’ordine da seguire e il luogo dove andare. Nulla deve essere dalla volontà del missionario. Tutti e sempre invece dalla volontà del Padre. Questa è la prima condizione posta da Gesù.

Se qualcuno ha esigenze personali, desideri del cuore, volontà propria, vizi e altro, di certo non può andare in missione. Non si può essere missionari del Padre compiendo la missione dalla propria volontà. Non si può essere del Padre e di noi stessi. O si è del Padre o da noi. La seconda condizione posta da Gesù è anch’essa semplice: si è del Padre nell’istante stesso della chiamata. Oggi il Signore chiama e oggi ci si deve porre sotto la sua obbedienza. Oggi non si è più dalla nostra volontà, perché già si è sotto la volontà del Padre. Attendere che madre e padre muoiano per poi seguire Gesù, non è condizione accettabile. E se madre e padre moriranno fa cento anni, può attendere il regno di Dio un così lungo tempo? Quanti uomini si perderanno per il nostro ritardo? Allora è giusto che il Signore passi avanti e trovi altre persone. Il grano si semina in un tempo ben preciso. Mai si potrà seminare fuori stagione. O si va a lavorare nel tempo propizio della semina, oppure il padrone è obbligato a trovarsi altri operai. Il Signore non può attendere la nostra decisione in ragione delle molte anime da salvare. Poiché oggi la salvezza delle anime non è più il fine di molti chiamati, allora la risposta può essere spostata a proprio gusto. Se la vocazione non è più ordinata alla salvezza delle anime, neanche più vi è l’urgenza. Se l’operaio non deve andare nei campi per seminare il grano, ma solo per passeggiare su di essi, può recarsi in qualsiasi giorno e in qualsiasi tempo.

Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio» (Lc 9,57-62).

La stessa regola vale per la terza risposta. Quest’uomo è chiamato. Prima di mettersi al servizio del regno, vuole assolvere alcune regole delle umane convenienze. La parola di Gesù è tagliente. Non ci sono convenienze umane dopo la chiamata. Il prima va fin da subito considerato non esistente, finito, tramontato per sempre. Inizia una nuova vita come se fosse il suo primo giorno, allo stesso modo che è iniziata la vita dell’uomo nel Giardino dell’Eden. Come per Adamo vi è un oggi senza il prima, così dovrà essere per chiunque è chiamato da Gesù perché si ponga al servizio del suo regno. Qualcuno potrebbe sostenere che sono richieste, oggi impossibili da osservare. Si risponde che Gesù altro non fa che dare se stesso ai chiamati come unico modello di missionario del regno. Per Lui non c’è il prima, non c’è il dopo. C’è solo la volontà del Padre che lo governa in ogni momento. Gesù è sempre dove il Padre vuole che Lui sia e opera sempre ciò che il Padre gli chiede di operare. Così  vive Gesù, così vuole che vivano quanti da Lui sono stati chiamati e posti al servizio del regno del Padre suo. Il Padre gli chiese di terminare i suoi giorni sulla croce e Gesù come amore si lascia crocifiggere.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, date un amore grande per la missione.