Quando il tuo occhio è semplice
Nella favolistica popolare antica, si narra che il Creatore dell’uomo, subito dopo aver fatto l’uomo, mise sulle sue spalle una bisaccia. Nella sacca anteriore, quella che cade sotto gli occhi, mise i vizi e i peccati degli altri. Nella sacca posteriore, quella che si vede solo se viene guardata con volontà, sono stati posti gli innumerevoli vizi e peccati della persona che porta la bisaccia. Per questo motivo viene detto che l’uomo parla sempre male degli altri e sempre bene di se stesso. I suoi occhi sono sempre rivolti ad osservare la pagliuzza che è nell’occhio dei suoi fratelli e mai portati a vedere e misurare lo spessore della trave che è nei suoi occhi. È questo il frutto del nostro peccato: condanniamo, accusiamo, denigriamo, mormoriamo, calunniamo, diciamo false testimonianze sugli altri, mentre la nostra vita la vediamo innocente, pura, immacolata, candida come la neve, anche se siamo adulteri, avari, disonesti, imbroglioni, oziosi, pigri, svogliati, disordinati, ladri, concupiscenti, dissoluti, praticanti della superstizione, bestemmiatori, distruttori della famiglia, egoisti, prepotente, superbi falsi. Questa nostra trave non la vediamo. Mentre anche se l’altro compie azioni giuste e sante viene da noi proclamato un grande disonesto riempiendo il mondo delle nostre calunnie e falsità sul suo conto. È questa la potenza del peccato che milita nel nostro cuore e rende ciechi i nostri occhi. Quando questo accade è segno che la nostra anima è seriamente compromessa. Siamo incamminati verso la perdizione eterna, dal momento che siamo senza misericordia e il Signore non potrà esercitare verso di noi alcuna misericordia. Ci misurerà come noi misuriamo gli altri.
Gesù chiede ai suoi discepoli di avere invece occhi sempre di misericordia, compassione, pietà, perdono, scusa. Ci chiede di mettere ogni impegno nella santità e nella giustizia, facendo della nostra vita un olocausto, un sacrificio, una oblazione gradita a Lui, così da ottenere per quanti ci fanno del male una conversione potente. Anche il più grande peccatore a noi è chiesto di vederlo come lo vede il Signore: bisognoso di salvezza, redenzione, giustificazione, perdono, pace, luce, verità, misericordia, compassione. Tutte queste cose dobbiamo ottenerle noi per lui, attraverso l’offerta della nostra vita santa a Dio nostro Padre. Cristo Gesù ci chiede di stingere la stessa alleanza stipulata da Lui con il Padre. “Padre, io ti offro la mia vita e tu concedi all’umanità intera il perdono della sua colpa e della sua pena. Io salgo sulla Croce al loro posto e tu ricolmali della tua vita santa, del tuo Santo Spirito, di ogni dono di grazia e verità”. Quando un discepolo del Signore stringe con il Padre questa alleanza di salvezza per i suoi fratelli, allora il suo occhi inizieranno a vedere l’uomo come lo vede Lui, come lo vede Cristo Gesù nello Spirito Santo: persona solo bisognosa di tanta salvezza. Finisce ogni parola vana e ogni azione peccaminosa contro l’altro. Inizia un ininterrotto dialogo con Dio, in Cristo Gesù, per lo Spirito Santo, per la salvezza di ogni suo fratello. È questa la verità annunziata oggi da Gesù nel Vangelo. Ogni suo discepolo è una lampada di redenzione per il mondo intero. Se non è questa luce fortissima di salvezza, è luce spenta, o luce posta sotto il moggio, cioè luce inutile, se non dannosa, anzi fortemente dannosa, perché si fa luce che serve solo per mostrare il peccato del fratello, anziché luce così abbagliante da non far vedere il male degli altri, ma solo il loro bisogno di grande redenzione e di infinita salvezza. Cristo Gesù era luce perfetta nel mondo.
Nessuno accende una lampada e poi la mette in un luogo nascosto o sotto il moggio, ma sul candelabro, perché chi entra veda la luce. La lampada del corpo è il tuo occhio. Quando il tuo occhio è semplice, anche tutto il tuo corpo è luminoso; ma se è cattivo, anche il tuo corpo è tenebroso. Bada dunque che la luce che è in te non sia tenebra. Se dunque il tuo corpo è tutto luminoso, senza avere alcuna parte nelle tenebre, sarà tutto nella luce, come quando la lampada ti illumina con il suo fulgore» (Lc 11,33-36).
Il cristiano è obbligato ad essere lampada di verità, giustizia, pace, misericordia, riconciliazione, perdono, accoglienza, lampada di purissimo amore e carità che sa abbracciare ogni croce per amore della salvezza di ogni uomo. Per essere vera lampada, mai deve distogliere lo sguardo da Gesù Signore. Da Lui tutto deve apprendere: come pensare, parlare, dialogare, ragionare, impostare un discorso. Soprattutto da Gesù deve imparare come si parla al cuore dell’uomo, perché Gesù parlava alla mente, perché parlava al cuore. Inutile parlare alle menti se non si parla al cuore. Si parla al cuore, lo si converte, dal cuore convertito si potrà sempre parlare alla mente. Il cristiano potrà essere vera luce di Cristo, se rimane sempre in Cristo. Il discepolo di Gesù deve essere in tutto simile allo stoppino della lampada. Esso arde e illumina se rimane immerso nell’olio. Se esce dall’olio, gli manca la “materia” con la quale fare luce. Così è del cristiano. La “materia” della sua luce è il cuore di Gesù Signore. Rimane immerso in Cristo, dona luce, perché la materia che deve trasformare in luce è abbondantissima. Esce dal cuore di Cristo, rimane senza materia, non dona più alcuna luce. Questa verità il discepolo di Gesù mai deve dimenticarla: il cuore di Cristo Gesù deve essere la sua “materia” senza alcuna interruzione. Esce dal cuore di Cristo, si spegnala la sua lampada. Non c’è la materia della luce. Rimane solo un lucignolo o uno stoppino che neanche più dona fumo nero.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci cuore di Gesù nel suo cuore.