Intervento di S.E. Mons. Vincenzo Bertolone all’VIII convegno internazionale

(Trascrizione da audio registrazione)

Saluto con tanto affetto Mons. Galantino che mi ha seguito a Cassano e che adesso guida da Segretario, la presidenza della Conferenza Episcopale Italiana. Saluto il Presidente, la Moderatrice che mi ha presentato, le Eccellenze presenti, tutti i Sacerdoti diocesani e non e tutti voi carissimi amici, membri o simpatizzanti del Movimento Apostolico.
Diamo inizio ai lavori di questo rilevante Convegno Internazionale del Movimento Apostolico, nato a Catanzaro, come è stato già detto, nel 1979, per ispirazione della signora Maria Marino.
Scriveva all’amica Rosa Cazel, Maria Zambrano, pensatrice spagnola nata nel 1904 “Ho sempre creduto in te, tu sai, come sanno le tante donne geniali, che non hanno scritto, come Diotima di Mantinea “Mia madre come certe domestiche, e quando questo si verifica in una donna che sa scrivere allora, Rosa cara, bisogna proprio scrivere”.
I Convegni Internazionali del Movimento sono come un dito che continuando a dare la penna a chi non ha scritto, presta ancora la mano a quella donna geniale del profondo sud italiano, da cui si dirama oggi, una realtà ecclesiale che è presente in una decina di paesi nei diversi continenti. Vogliamo riflettere, introduttivamente sulle metafore adottate nel titolo di questo Convegno quella del “germe” e quella della “trasformazione” del tempo e delle vicende. Sono anzitutto delle immagini bibliche di un germe divino che rimane in chiunque sia stato generato da Dio. Ne parla la Prima lettera di Giovanni in termini di trasformazione, si esprime Paolo nella lettera ai Romani quando invita a non conformarsi a questo mondo ma lasciarsi trasformare, rinnovando il vostro modo di pensare per poter discernere la volontà di Dio. Ma germe e trasformazione sono anche delle immagini desunte da un paragrafo della bolla di indizione n. 7 dell’Anno Giubilare straordinario consegnataci l’11 aprile del 2015 nel quale Papa Francesco presenta appunto un piccolo affresco della teologia cristiana del tempo.
Il cerchio dello spazio e del tempo viene spezzato, non distrutto, in quanto inserito nel mistero eterno dell’amore, in questo modo la storia dell’antico e del nuovo popolo la storia d’Israele e della Chiesa, la storia delle nazioni, delle etnie, diviene in Cristo con Cristo e per Cristo una storia di salvezza. A questo aspetto specifico ha fatto riferimento il Papa anche nella Messa presieduta da Holguin terza città di Cuba e per la prima volta nella storia visitata da un Pontefice.
Lo sguardo misterioso di Gesù, ha osservato, trasforma la storia dell’esattore Matteo, sottolineando quel gioco di sguardi tra il maestro e il nuovo discepolo, trasforma uno dei 12 e attraverso di lui la storia dell’uomo che diviene storia cristiana. L’incontro con Gesù con il suo amore misericordioso, ha trasformato Matteo che si lascia alle spalle il banco delle imposte e il denaro, prima aspettava seduto per riscuotere, per prendere dagli altri, ora con Gesù deve alzarsi per dare, per offrire, per offrirsi agli altri. Gesù lo ha guardato e Matteo ha trovato la gioia nel dire si, e nel mettersi al suo servizio.
L’istante dell’incontro tra sguardi diviene così un istante che è eterno e diviene gioioso, andare per servire, è l’istante che è eterno, non ha fine, fuori di sé esplode nel suo interno, il segno, il sogno di ciò che non è il tempo, il tramutarsi delle forme soggette al tempo e fragili e per chi crede non altro che opera dell’azione potente dello Spirito Santo il quale silenziosamente ma efficacemente sta facendo cose nuove, fa cose nuove, nella chiesa, nei movimenti, in ognuno di noi se glielo consentiamo.
Consapevole di tutto questo oggi la Chiesa si immerge nelle pieghe della storia per aiutare a cogliere l’eterno nel tempo superando le stesse fatture sull’ora e per il sempre, tipiche di chi conta le ore e i giorni con gli strumenti di misura, non mettendosi in grado di sentire il sussurro di una brezza leggera che silenziosamente, ma profondamente, significativamente, sta trasformando l’esistenza e la storia, anche in questo momento di cambio d’epoca.
Di fronte a Dio misericordioso non conta il prima e il poi. Notava Sant’Agostino nelle Confessioni, che non ha senso chiedersi cosa faceva Dio prima di fare il cielo e la terra, perché non c’è un tempo e nemmeno un prima cronologico rispetto alla creazione, non ci fu dunque un tempo durante il quale avresti fatto nulla poiché il tempo stesso l’hai fatto tu, a sua volta nella scienza della croce Edith Stein filosofa e martire cristiana, parla di Dio come di un mistero che avvolge il nostro essere perché nell’anima di ognuno che Dio riversa di divenire e accadere come eterno nel tempo nella presenza di Cristo e nell’inconsumabile anelito che leggo in ognuno di noi all’immortalità.
Come ci ricorda il titolo di questo Convegno, il germe in crescita è divino e si chiama misericordia, che la tenerezza di un padre celeste il quale ci ama anche come una madre. In quest’anno giubilare della misericordia una sfumatura particolare proviene dall’unico ed eterno mistero del volto misericordioso e santo di Gesù nostro fratello e nostro Signore. Come a Mosè, che riceveva le tavole della legge, Dio si fa presente a noi attimo per attimo, scende dalla nube, ci consente di ascoltare l’annuncio consolante per il popolo di Dio. Allora il Signore scese nella nube si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore, il Signore passò davanti a lui proclamando: “Il Signore, il Signore! Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà che conserva il suo amore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione che castiga la colpa dei padri nei figli e nei figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione”.
Nel nostro tempo difficile e complesso questo germe è affidato alle mani della Chiesa, alle mani delle sue articolazioni pastorali e associative, quindi anche a un movimento, ad ognuno di noi.
La missione della Chiesa, ha detto Monsignor Galantino il 5 marzo scorso a Milano, la missione della Chiesa non è che il prolungamento della missione del Figlio nello Spirito e trae da lui, dei suoi gesti e dei suoi pensieri, la sua perenne ispirazione; se guardiamo solamente al tempo, al nostro tempo fragile e caduco, possiamo essere presi dallo sconforto, i frutti che vediamo sempre un prodotto di un germe malefico che sa di morte, di violenza, di guerra mondiale a pezzi, di sopraffazione, di lesione dei diritti umani d’innalzamento di muri per ostacolare le libere migrazione dei popoli, di perversione dei mercati, ecc. A confronto con Dio, l’Altissimo Onnipotente Bonsignore, tutta l’umanità che cammina nel tempo si scopre davvero incapace, a un passo dal baratro, povera, fragile, bisognosa di prossimità, desiderosa di aiuto da parte dell’Altissimo. Il Padre, il divino agricoltore produttore del germe originario e per amore si fa vicino all’umano nella maniera più umile incantevole, cioè si fa carne e storia nel Figlio eterno. In questo senso, come ci va ricordando quasi quotidianamente Papa Francesco, la povertà è davvero una categoria teologica, prima ancora che socioculturale e potrei dire col mio beato Giacomo Cusmano, il povero è un altro sacramento.
La povertà una categoria teologica prima ancora che socioculturale economica e politica, e tuttavia non possiamo far finta di non vedere nel tempo che attende ancora di essere pienamente trasformato, le giuste condizioni materiali di un numero infinito di nostri contemporanei nell’est come nel sud del mondo ed anche nelle nostre contrade. L’amore misericordioso di Dio, esso il suo prendersi costantemente cura delle fragilità umane non può essere da noi ignorato e sottovalutato di fronte alle antiche e alle nuove povertà. Che cosa potrà mai fare questo germe divino della misericordia per nostro tramite, il nostro inutile agire? Ricordiamo, la misericordia non si presenta anzitutto come un gesto o una serie di gesti, che pur ci vogliono, perché sono manifestazione di misericordia, se partono dal cuore, ma come un atteggiamento radicale un modo generativo di aprirsi verso l’altro, un modo di essere, ecco di qui la necessità di una trasformazione grazie a quel germe divino la misericordia di Dio si manifesta nel momento stesso in cui egli osserva il disagio del suo popolo e ne ascolta il grido. E’ la storia di una relazione. Tutto nasce dalle visceri, centro della generazione non solo dalla commozione, dell’alleanza che Dio sceglie di fare con il popolo della sua fedeltà nelle relazioni. Ecco perché la Chiesa nel suo insieme e i movimenti in essa e tra questi il Movimento Apostolico, non possono che costituirsi in tutte le regioni della terra, come leggiamo nell’Evangelii Gaudium al n. 25, in uno stato permanente di missione oltre che un andare ad gentes, la missione implica oggi, capacità di rinnovarsi e trasformarsi a partire dalle strutture, dai ministeri, dalle modalità di azione dei linguaggi, specialmente in questo tempo di enormi e rapide trasformazioni.
Sono forse indipendenti le trasformazioni indotte qui in mezzo a noi da Dio, che tutto conosce bene, provvede, governa? No, essendo Dio che è all’opera sotto le azioni apparentemente compiuto degli esseri umani, oggi credenti, esseri umani, come gli altri, si mettano in atteggiamento di missione di Chiesa in uscita, di chiesa in missione. La misericordia è missionaria, da questo concetto esce una Chiesa sempre animata dal desiderio di portare il Vangelo a tutti, ovunque sempre essere aperta, come la porta spalancata della croce di Cristo per andare verso chi non fa il primo passo, verso le periferie dove ci sono persone che forse non vedrebbero mai, andare con la bandiera della scelta preferenziale per i poveri che non è soltanto una scelta culturale, operativa, ma teologica e pastorale. A una Chiesa malata e ferita per le sue troppe sicurezze, Papa Francesco preferisce una Chiesa in uscita per le strade, come leggiamo nell’Evangelii Gaudium al n. 49. Essere in uscita, significa operare per la trasformazione, uno dei due termini metaforici, seminando, coltivando, curando il germe perché cresca e diventi pianta rigogliosa, nel silenzio, mantenendo un passo costante nella storia, con stile silenzioso, perché le trasformazioni accadono senza grandi strepiti e manifestazioni, ma accadono a condizione che chi va, si tenga in atteggiamento dinamico. Movimento Apostolico è un dinamismo al quadrato, movimento quindi di per sé in viaggio apostolico, cioè con lo stile di chi viene mandato ad annunciare, di chi si mette in cammino secondo il dettame e la mozione dello Spirito. I veri missionari della misericordia, che non sono soltanto un gruppetto speciale di persone ma tutti i credenti, lavorano nel silenzio, nel buio di notte, così come lavorano i poeti pennellati da Alda Merini. I poeti, scrive questa poetessa, lavorano di notte, quando il tempo non urge su di loro, quando tace il rumore della folla e termina il linciaggio delle ore. I poeti lavorano nel buio come falchi notturni od usignoli dal dolcissimo canto, e temono di offendere Dio. Ma i poeti nel loro silenzio fanno ben più rumore di una dorata cupola di stelle. Il germe nel buio del terreno e nel silenzio della pasta sta comunque lavorando e trasformando il cuore di coloro che operano le vicende e la storia e il germe dello sposo che non fa strepito ma arriva per la gioia della sua amata la quale deve continuare a deviare operosamente come ricorda il Cantico dei cantici “Io dormo, ma il mio cuore veglia, ascolta il mio diletto bussa aprimi mia colomba mia perfetta” con questi sentimenti e con questi pensieri auguro buon lavoro, buon ascolto a tutti. Grazie.